Rifugiati, situazione critica per le famiglie: almeno un anno nei centri e poi solo precarietà
ROMA - E’ critica la situazione delle famiglie composte da rifugiati, spesso costrette a rimanere nei centri almeno un anno. E a vivere in una condizione di costante precarietà anche una volta uscite. Lo sottolinea il rapporto annuale del Centro Astalli, presentato oggi a Roma. Lo studio sottolinea che se per un singolo il percorso verso l’autonomia è difficile, quando si hanno dei figli da mantenere le sfide si moltiplicano. Particolarmente critica è la situazione dei nuclei familiari numerosi e di quelli monoparentali. La permanenza all’interno dei centri resta lunga (almeno 12 mesi), ma anche dopo l’uscita la precarietà continua ad accompagnare queste famiglie, che non possono contare su reti di sostegno informali, parentali o amicali.
Problematiche del tutto simili interessano quei titolari di protezione internazionale che affrontano le procedure per il ricongiungimento familiare. Al termine di procedure lunghe e costose, la famiglia ricongiunta si trova di fatto sola ad affrontare una situazione del tutto nuova, dal punto di vista economico, ma anche psicologico. I servizi sociali dei municipi, le cui risorse sono ormai ridottissime, non riescono a intervenire in modo efficace in situazioni che richiedono una progettualità complessa, che tenga conto di una varietà di fattori.
Il rapporto sottolinea, inoltre, che le persone in situazioni di particolare fragilità - vittime di tortura, violenza intenzionale o abusi sessuali - che nel corso dell'anno sono state accompagnate dal Centro Astalli, attraverso l'azione coordinata del servizio medico e dello sportello legale, sono state complessivamente 556, equamente divise tra uomini e donne (rispettivamente 52 per cento e 48 per cento). “Il compito più difficile resta l’emersione della vulnerabilità – sottolinea il rapporto -. Il disagio di queste persone è spesso silenzioso e rischia di essere sottovalutato o ignorato del tutto”.
A Roma le vittime di tortura che si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale sono state 189, in prevalenza uomini (75 per cento), provenienti soprattutto da Senegal, Mali e Mauritania. Il Centro Astalli spiega come spesso il disagio di queste persone emerga anche nei centri di accoglienza: a La Casa di Giorgia un alto numero di ospiti sono risultate affette da problemi psichici anche gravi, conseguenze dei traumi e delle violenze subite. La risposta delle strutture preposte resta insufficiente e, nei dolorosi casi di rimpallo tra enti diversi a cui talora assistiamo, sono paradossalmente i più vulnerabili che rischiano di rimanere tagliati fuori dall’assistenza. “Speriamo che le linee guida a cui il Ministero della Salute sta lavorando e a cui siamo stati chiamati a dare il nostro contributo concorrano a migliorare la situazione”, scrivono.
Tra le attività del Centro Astalli nel 2014 anche quelli di informazione e sensibilizzazione. Sono oltre 24mila gli studenti coinvolti nei progetti didattici sul diritto di asilo e sul dialogo interreligioso in 13 città italiani. A maggio più di 100 iscritti hanno partecipato al corso di formazione La protezione impossibile - L’accesso al diritto d’asilo in Europa, tre incontri nei quali si è parlato delle politiche europee sull’asilo e della necessità di creare canali umanitari per permettere a quanti fuggono da guerre e persecuzioni di giungere in sicurezza in Europa, un tema che oggi, alla luce delle continue stragi di rifugiati nel Mediterraneo, si ripropone in tutta la sua urgenza. Tra le attività di sensibilizzazione anche la campagna Chi chiede asilo lo chiede a te, a cui hanno aderito diverse personalità del mondo della cultura.
I servizi sono stati offerti dal Centro Astalli in 8 città: Roma, Palermo, Catania, Trento, Vicenza. Napoli, Milano e Padova. 446 sono stati i volontari coinvolti.