5 giugno 2015 ore: 17:21
Welfare

Rimini, in 4 anni il passaggio da welfare assistenziale a welfare di comunità

Al convegno ‘Rimini welfare’ il punto sugli ultimi anni del capoluogo romagnolo. Tra proposte innovative e nuove povertà: padri separati, lavoratori licenziati sopra i 55 anni e ultra cinquantenni con figli minori a carico. Appuntamento lunedì 8 giugno alle ore 15
Welfare. Omini stilizzati appesi su sfondo azzurro - SITO NUOVO

RIMINI – Quasi 150 milioni di euro investiti in welfare e protezione sociale dal 2011. 40 milioni impiegati solo nel 2014. Un sistema innovativo che ha portato a ottimizzare la spesa sociale, che da sola rappresenta circa il 40 per cento del bilancio del Comune di Rimini. Il convegno ‘Rimini welfare’, organizzato lunedì 8 giugno alle ore 15 presso la sala Manzoni della città, racconterà gli sviluppi in materia registrati negli ultimi 4 anni. Un appuntamento che mette al centro le esperienze che hanno reso possibile il passaggio da welfare assistenziale a welfare di comunità. “L'idea è quella di affrontare le nuove problematiche sociali figlie della crisi economica con strumenti diversi da quelli del passato, inserendo in percorsi specifici persone che prima non potevano rientrare – spiega l’amministrazione –. Tra queste le nuove categorie di svantaggio: ultracinquantenni con figli a carico che hanno perso il lavoro in seguito alla crisi, madri sole con figli a carico o padri separati, categoria sempre più tragicamente a rischio povertà”.

Nel corso del convegno saranno presenteranno alcuni dei principali servizi innovativi figli di questa impostazione allargata del welfare. Il ‘Residence dei babbi’, per esempio, rivolto a padri separati. È ospitato in una palazzina, con 8 appartamenti monolocali messi a disposizione per un massimo di 18 mesi a un canone di affitto di 150 euro mensili: un aiuto per evitare che padri separati vivano in situazioni precarie, in appartamenti poco ospitali nei quali non hanno la possibilità di portare i figli. Qui, invece, oltre agli appartamenti, ci sono anche degli spazi comuni, in modo che padri e figli possano socializzare. Il residence ha già accolto oltre 10 papà separati a rischio povertà. Come Mario, riminese nato e cresciuto nel quartiere di sempre, con la casa di proprietà rimasta alla moglie: “Tutto si complica quando la separazione è litigiosa. Dopo avere lasciato la mia casa ho già fatto due traslochi. Non mi vergogno a dire che ho anche dormito in macchina. Tante spese arretrate che non ho potuto interrompere – mutuo, rate di passati acquisti – sommate alle spese legali mi stanno mettendo in seria difficoltà”.

Un altro esempio è l’’Albergo sociale’, 8 stanze nate per far fronte ai bisogni di coloro che a seguito di sfratto, ordinanza di sgombero o in condizione di una più generale fragilità sociale, hanno la necessità di risiedere nella struttura per un periodo limitato (3 mesi) fino al rientro in autonomia. Ha già accolto 23 nuclei familiari (46 persone) molto diversi tra loro: dal padre separato alla madre sola con minore a carico, da nuclei composti da padre, madre e minori ad anziani soli. Rimini, poi, è una delle prime città italiane a sperimentare l’housing first: il progetto prevede il rapido inserimento abitativo di 10 persone sole, senza fissa dimora, che si trovano da diverso tempo sul territorio comunale con problematiche di disagio psicosociale. L’inserimento è accompagnato da un lavoro di supporto e accompagnamento sociale e psicologico da parte di un’equipe multi professionale. Capitolo clausole sociali negli appalti pubblici: sono state 37 le persone inserite nei primi due anni di attività, esaurendo la lista di attesa di madri sole e donne over 55 in carico ai servizi sociali riminesi

In questi 4 anni, più di 1.700 persone sono transitate nello sportello sociale per almeno un colloquio con gli assistenti sociali. “Il 55 per cento di chi si è presentato ha più di 45 anni, conseguenza della crescente difficoltà da parte di una popolazione che, se un tempo era la parte più consistente di lavoratori attivi, oggi rischia gradualmente di scivolare verso scenari di instabilità occupazionale e, di conseguenza, anche sociali e di sussistenza”, spiega Gloria Lisi, vicesindaco. L’impatto della crisi ha portato all’individuazione di due nuove categorie specifiche di svantaggio: i lavoratori licenziati sopra i 55 anni (difficilmente ricollocabili per mansioni e competenze) e gli ultra cinquantenni con figli minori a carico. Nel primo caso si sono attivati 42 interventi specifici, nel secondo si sono seguiti e sostenuti 10 nuclei famigliari formati da disoccupati con più di 50 anni e figli minori. Solo nel 2014, inoltre, sono state 30 le famiglie a cui sono state applicate agevolazioni per mantenere i figli in scuole o asili a tempo prolungato, per permettere ai propri figli di continuare il percorso didattico all'interno delle classi già frequentanti e non dover, per motivi economici, far cambiare loro classe o istituto.

“La rete dei servizi a Rimini – ha spiegato Lisi – è certamente tangibile e organizzata, ma non può rimanere la stessa di fronte ad una domanda cresciuta e ad esigenze che nel frattempo sono cambiate. È importante lavorare per superare frammentazioni, mettere insieme risorse, dare risposte più puntuali e adeguate”. All'incontro, aperto al pubblico, parteciperanno il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi e il professor Stefano Zamagni, esperto di economia sociale e terzo settore. (Ambra Notari) 

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