Rimini, le famiglie aprono la porta ai rifugiati
RIMINI - Accoglienza diffusa e integrazione. Sono le due parole chiave del progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia”, promosso dalla Caritas diocesana di Rimini, che prevede l’accoglienza di una persona titolare di protezione internazionale all’interno di una famiglia per un periodo di 6 mesi (prorogabile). “La famiglia è un luogo più favorevole per raggiungere l’autonomia ed è foriera di relazioni che i progetti di accoglienza di comunità a volte faticano a mettere in campo – spiega Luciano Marzi della Caritas diocesana – Non dico che la persona accolta in famiglia arrivi a essere come un figlio, ma forse come un parente sì. Ha la possibilità di vivere i contesti che vive la famiglia e beneficia della rete amicale che può mettere a disposizione risorse importanti. Per noi è fondamentale.”. I beneficiari di questo progetto saranno 6 ragazzi (uno per famiglia) accolti nell’ambito del progetto Sprar (quindi che hanno concluso il percorso per il riconoscimento della protezione internazionale).
“Arrivano da Mali, Gambia, Ghana e Nigeria, hanno tutti meno di 30 anni e sono in Italia da un anno, un anno e mezzo – continua Marzi – Li abbiamo scelti tra quelli che hanno dimostrato di voler proseguire nel percorso di integrazione, di volersi mettere in gioco. Sono molto contenti di questa opportunità”. Realizzato in collaborazione con l’Ufficio diocesano, il progetto va ad affiancarsi a “Parrocchia accogliente”, il progetto proposto dal Vescovo come una delle “Opere segno” per l’anno della misericordia e della missione e che vede l’accoglienza da parte della comunità parrocchiale di un piccolo numero di profughi.
Attualmente è in corso una fase di preparazione delle famiglie che hanno dato la disponibilità ad accogliere i ragazzi. “Speriamo di partire entro un mese”, dice Marzi. L’accoglienza è prevista per un periodo di 6 mesi, eventualmente prorogabile, durante il quale la Caritas accompagnerà la famiglia con momenti di verifica e supporto continui. “Le famiglie avranno a disposizione un’operatrice, già impegnata sul fronte dell’accoglienza e con una formazione specifica su questo tipo di progettazione, che farà da tutor per i ragazzi, che conosce già, e da formatrice per le famiglie – spiega Marzi – L’accompagnamento e la prossimità saranno quasi quotidiane all’inizio per poi diminuire man mano, lasciando spazio all’autonomia dei ragazzi accolti e delle famiglie”.
La prima edizione del progetto risale a due anni fa, quando a essere accolta è stata una famiglia di origine cecena (padre, madre e due figli di 16 e 19 anni). “Si è trattato di una sperimentazione interessante – racconta Marzi –: la famiglia è stata accolta in un appartamento in un contesto favorevole, un condominio in cui alcune famiglie si sono messe a disposizione. Da lì è nata l’idea che si poteva essere accoglienti e anche prossimi”. Obiettivo del progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia” è infatti anche quello di “sensibilizzare la comunità sull’accoglienza e su un fenomeno sul quale purtroppo c’è una conoscenza troppo superficiale, permettendo alle famiglie di entrare in contatto con queste persone”, conclude Marzi.
La Caritas diocesana di Rimini è impegnata nei progetti di accoglienza nell’ambito dello Sprar (Sistema di protezione di richiedenti asilo e rifugiati) dove attualmente sono accolte 40 persone, ma anche nell’accoglienza per l’emergenza profughi, sono 75 quelli accolti nei centri di seconda accoglienza gestiti da Caritas sul territorio. (lp)