Risorse ai centri e formazione: ecco il piano contro la violenza sulle donne
- ROMA - “La violenza maschile contro le donne è sistemica: attraversa tutti gli ambiti delle nostre vite, si articola, autoalimenta e riverbera senza sosta dalla sfera familiare e delle relazioni, a quella economica, da quella politica e istituzionale, a quella sociale e culturale, nelle sue diverse forme e sfaccettature - come violenza fisica, sessuale e psicologica. Non si tratta, dunque, di un problema emergenziale, né di una questione geograficamente o culturalmente determinata”. E’ quanto si legge nel Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere. Un documento frutto di 9 tavoli di lavoro, che in un anno hanno approfondito altrettanti contesti di intervento fortemente intrecciati tra loro: i percorsi di fuoriuscita dalla violenza; l’ambito legislativo e giuridico; quello del lavoro e del welfare; il diritto alla salute sessuale e riproduttiva; l’educazione e la formazione; i femminismi e le migrazioni; la narrazione della violenza che viene svolta attraverso i media; il sessismo nei movimenti; le questioni inerenti alla terra, i corpi, i territori e gli spazi urbani. “Abbiamo un piano contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere! Lo abbiamo presentato a Roma, Milano, Bologna e in altre città. Lo porteremo in piazza domani a Roma per la manifestazione nazionale del 25 novembre” sottolinea il gruppo Non una di meno.
“Nel panorama nazionale e internazionale gli interventi istituzionali contro la violenza sono spesso inseriti all’interno di provvedimenti emergenziali per la sicurezza. In Italia, le misure attuate fino ad oggi si sono rivelate inconsistenti e parziali” spiega il documento. Il Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne si differenzia, infatti, dalla proposta governativa che il 16 novembre è stata discussa nella Conferenza Stato Regioni. In particolare, Non una di meno lamenta il fatto che i documenti finali prodotti dall’Osservatorio nazionale contro la violenza (il Quadro strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne e Linee guida nazionali per le aziende sanitarie e ospedaliere) non siano stati condivisi con le associazioni componenti l’Osservatorio stesso, né sono stati resi pubblici i contenuti. Dai centri antiviolenza della rete Non una di meno viene inoltre la denuncia che “il Quadro strategico riconosce l’importanza dell’autonomia delle scelte e dell’autodeterminazione delle donne, ma si riserva nei fatti il potere istituzionale di determinare le scelte delle politiche e degli interventi – Cabina di Regia nazionale e replica della stessa a livello regionale – escludendo i centri antiviolenza”. Inoltre si sottolinea “la sostanziale incoerenza tra l’attenzione specifica posta all’interno del Quadro alle donne migranti, rifugiate e richiedenti asilo per le discriminazioni e violenze a cui sono esposte, e le politiche del governo in tema di accoglienza, che rispondono a una logica di sicurezza e respingimento”.
Il Piano è diviso per punti. Innanzitutto si chiede di cominciare dalla scuola per contrastare la violenza attraverso una formazione. Si condanna l’obiezione di coscienza nel servizio sanitario nazionale, perché lesiva dell’autodeterminazione delle donne. E si chiede maggiore sostegno e spazio per i centri antiviolenza quali “luoghi di elaborazione politica, autonomi, laici e femministi al cui interno operano esclusivamente donne e il cui obiettivo principale è attivare processi di trasformazione culturale e politica e intervenire sulle dinamiche strutturali da cui origina la violenza maschile e di genere sulle donne”. Le femministe chiedono anche una diversa narrazione sui media delle donne. Le rivendicazioni scritte nel documento verranno portate in piazza domani nel corteo nazionale contro la violenza sulle donne, che partirà da piazza della Repubblica a Roma alle ore. 14. Alla manifestazione hanno aderito diverse associazioni.