Ristretti Orizzonti: "Negare l'affettività ai detenuti, una pena ingiustificata"
PADOVA- Negare l'affettività in carcere significa dare al detenuto una pena accessoria ingiustificata e colpire la sua famiglia, trasformandola in una vittima. È questo il messaggio lanciato oggi da Padova nell'ambito del seminario "Per qualche metro e un po' d'amore in più", organizzato nel carcere Due Palazzi da Ristretti Orizzonti.
"È una miseria quello che viene concesso oggi ai detenuti e ai loro famigliari - accusa la direttrice di Ristretti Orizzonti Ornella Favero -. Il nostro Ordinamento penitenziario sta per compiere 40 anni: è importante che sia applicato nelle parti che restano innovative e che venga rinnovato in quelle invecchiate, come la parte riguardante gli affetti". Per migliorare le condizioni attuali non serve molto: "Bisogna liberalizzare le telefonate, magari con lo strumento della scheda telefonica. Consentire di mantenere contatti più stretti quando si sta male o quando sta male un famigliare potrebbe davvero costituire un argine all'agressivita determinata dalle condizioni di detenzione e una prevenzione dei suicidi. Oltre a questo, chiediamo che siano consentiti colloqui riservati e cumulabili". Ci sono, però, anche azioni che possono essere attivate subito, senza nemmeno cambiare le leggi, "come dare la possibilità di fare due telefonate in piu al mese, concedere colloqui lunghi, aumentare le ore dei colloqui ordinari, consentire i colloqui via skype per chi non può venire fisicamente, aggiungere agli attuali 45 giorni di permessi premio alcuni giorni nell’arco dell’anno da trascorrere con la famiglia". -
A togliere di mezzo l'alibi dei vincoli legislativi ci pensa Andrea Puggiotto, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Ferrara: "La castrazione sessuale e affettiva è una condanna accessoria -mette in chiaro -. Perfino masturbarsi è vietato, perchè considerato un atto osceno in luogo pubblico che può costare sei mesi di liberazione anticipata". E aggiunge: "La pena provoca un deserto di relazioni affettive che crea solo vittime e condanna i famigliari". Puggiotto precisa che anche la Corte costituzionale ha riconosciuto che la questione merita tutta l'attenzione del legislatore. "Ma il Parlamento ancora una volta è rimasto sordo. Gli ostacoli, quindi, non sono giuridici ma solo culturali".
Mauro Palma, presidente del Consiglio europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale e consigliere del ministero di Giustizia, annuncia che porterà la questione agli Stati generali della pena annunciati dal ministro: "Il parametro da tenere presente è quello del diritto, secondo cui la pena prevede una restrizione della libertà personale senza però ledere i diritti fondamentali, cioè senza introdurre pene accessorie, come quella della negazione degli affetti. Condivido che ci sono delle cose che possono essere fatte immediatamente, come introdurre Skype e il cumulo delle visite". (gig)