14 giugno 2018 ore: 12:08
Immigrazione

Ritrovare fiducia e talenti: per i minori stranieri soli oltre 4 mila tutori

Atlante di Save the children. Al 7 maggio 2018 sono 4.110 le candidature dei cittadini che hanno dato la loro disponibilità a diventare tutore volontario e 1.070 i nominativi trasmessi ai tribunali di coloro che, avendo già terminato il corso di formazione, sono pronti ad assumere la tutela

ROMA - “A più di un anno dalla sua approvazione, il sistema di protezione e accoglienza delineato dalla legge 47 del 2017 ha introdotto molte innovazioni nel sistema di accoglienza e protezione dei minori stranieri non accompagnati, ed è oggi come una casa in costruzione. Un architrave di regole e responsabilità che, una volta completato da una piena attuazione, fornirà ai minori migranti una tutela organica, favorendo un percorso solido di inclusione nella società”, ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children, presentando oggi a Milano l'Atlante dei minori stranieri non accompagnati. Crescere lontano da casa".  

L’ambito che ha registrato il maggiore impulso da parte degli enti attuatori è stato quello dei tutori volontari, rappresentanti legali e portavoce degli interessi del minore, ponte con le istituzioni e persone di riferimento, con cui confidarsi e a cui chiedere aiuto o consiglio nel quotidiano. Il reclutamento, la formazione e l’inserimento dei nominativi degli aspiranti tutori nelle liste costituite presso i tribunali per i Minorenni sono proceduti celermente. Al 7 maggio 2018, infatti, sono 4.110 le candidature dei cittadini che hanno dato la loro disponibilità a diventare tutore volontario e 1.070 i nominativi trasmessi ai Tribunali per i Minorenni di coloro che, avendo già terminato il corso di formazione, sono pronti ad assumere una tutela. Quasi tutti i Garanti regionali hanno attivato corsi di formazione sul territorio nazionale, mentre le difficoltà riguardano i tempi di nomina.

“I tutori sono un tassello fondamentale del processo di integrazione, se lo intendiamo, come dovremmo, non solo nei termini di garantire risorse materiali fondamentali (un posto dove dormire, un modo per mantenersi), ma anche come ricostruzione di un legame di fiducia - traumaticamente interrotto a causa della fuga e durante il viaggio - nei confronti degli altri, così come riguardo alle proprie capacità e ai propri talenti. La disponibilità dei tutori volontari è un segnale straordinario che viene dalla società civile e che oggi sta alle istituzioni raccogliere e non tradire”, ha aggiunto Raffaela Milano.

L’iscrizione a un corso di lingua italiana o a scuola rappresentano per i minori migranti i principali strumenti per l’inserimento nella comunità ospitante e per l’avvio di un effettivo progetto di integrazione. Per quanto riguarda l’aspetto dell’apprendimento della lingua, la realtà è abbastanza positiva anche se non uniforme. Nella maggior parte dei casi, infatti, i minori presenti in prima accoglienza frequentano corsi di alfabetizzazione all’interno della struttura stessa o sono iscritti a un corso esterno. Secondo l’ultimo rapporto annuale Sprar disponibile, la stragrande maggioranza dei progetti Sprar (94,8%) ha garantito almeno dieci ore settimanali di studio della lingua italiana a tutti o alla gran parte dei minori presenti nel corso del 2016, quasi 3 mila minori hanno quindi potuto frequentare un corso di lingua italiana. Tuttavia, di essi solo 1.585 hanno terminato il percorso formativo con il conseguimento di una certificazione di frequenza riconosciuta a livello regionale e/o nazionale. Una situazione più complessa è quella relativa all’accesso al sistema dell’istruzione pubblica per l’assolvimento dell’obbligo scolastico.

Non sono purtroppo reperibili dati certi sulla loro presenza nel sistema scolastico pubblico, ma secondo il monitoraggio svolto da Savethe Children, i problemi più frequenti riguardano in particolare l’iscrizione alla scuola pubblica dei minori che hanno più di quindici anni (e quindi la maggioranza di quelli presenti in Italia). Una “prassi” diffusa è quella di procedere indiscriminatamente all’iscrizione presso i Cpia (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) che li pone in un ambiente frequentato anche da adulti, non sempre adatto didatticamente alla loro età e, soprattutto, separati dai loro coetanei e dal contesto della scuola.

Un quadro migliore è quello che risulta dall’analisi dei dati relativi ai minori non accompagnati inseriti nei progetti di seconda accoglienza della rete Sprar: nella quasi totalità dei casi (il 92,8% dei progetti) i ragazzi e le ragazze sono stati iscritti a scuola, per un totale, nel 2016, di 1.310 alunni, anche se raramente nel ciclo scolastico corrispondente alla loro età o livello. L’inserimento nel contesto scolastico facilita allo stesso tempo la partecipazione alle attività extra-scolastiche, sportive, ricreative e culturali, ma anche di volontariato, che consolidano non solo i rapporti interpersonali tra i ragazzi e i nuovi amici che incontrano, ma anche la conoscenza e la relazione con il resto della comunità territoriale.

Compiere 18 anni per questi giovanissimi significa fuoriuscire dalla condizione di particolare tutela prevista dalla legislazione italiana per i minorenni e ritrovarsi a vivere, in quanto migranti adulti, un profondo cambiamento di status, che rende necessari dei passaggi amministrativi delicati e complessi, relativi in particolare alla conversione del permesso di soggiorno per minore età.

Nel corso del 2017, il percorso di integrazione che si è realizzato con maggior frequenza è stato quello scolastico, che ha coinvolto 1.136 ragazzi e ragazze, il 54,3% del totale, mentre 601, pari al 28,7% del totale, hanno svolto percorsi d’integrazione misti di scuola e formazione. In totale, quindi, più di 8 ragazzi su 10 (l’83%) seguono percorsi scolastici e formativi, il restante 17% di neo maggiorenni ha invece realizzato un percorso d’integrazione attraverso progetti di inserimento socio-lavorativo: 325 ragazzi sono stati coinvolti in percorsi misti di scuola e lavoro, mentre solo 30 ragazzi sono stati impegnati in percorsi esclusivamente lavorativi, soprattutto nel settore della ristorazione (il 29,2%), come cuochi o pizzaioli per esempio. Altri si formano nel campo dell’industria o della meccanica (il 22,1%) e diventano meccanici, elettricisti, operai. Altri imparano un mestiere artigianale, per lo più nel settore del legno e dell’arredamento. Infine molti sono impiegati nel settore dei servizi, soprattutto come giardinieri, commessi e camerieri.

Guardando all’Europa nel suo insieme, le richieste d’asilo da parte dei minori stranieri non accompagnati hanno registrato nel 2017 un forte calo, del 50% in meno rispetto al 2016, ma in Italia sono state ben 9.945, con un aumento del 65% rispetto alle 6.020 del 2016, il 31,3% di tutte le domande di asilo da parte di minori non accompagnati registrate in Europa. ““Relocation”, “Resettlement scheme”, “Corridoi umanitari” sono solo alcuni strumenti che hanno cercato di rappresentare delle prime risposte comuni europee per far fronte al flusso di rifugiati e di migranti provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Risposte purtroppo solo parziali e insufficienti che rispondevano più ai bisogni degli Stati di “gestire” l’emergenza che alla necessità di tutelare e accogliere i profughi in fuga verso l’Europa”, ha continuato Raffaela Milano – “Tuttavia, nonostante la scarsa portata numerica di queste azioni, che in due anni e mezzo hanno interessato circa 70 mila persone a fronte delle centinaia di migliaia di profughi giunti in Europa, la loro implementazione ha imposto un dibattito tra gli Stati Membri dell’Ue, la Commissione europea e il Parlamento europeo sulla necessità di riformare la legislazione sull’asilo e in particolare il sistema di Dublino. Una riforma che deve avvenire nel rispetto prioritario del superiore interesse dei minori e tenere conto delle loro specifiche vulnerabilità.“

“È inoltre necessario condividere le responsabilità tra i paesi membri e lavorare insieme con i paesi terzi, di origine o di transito dei migranti, per trovare modalità sostenibili per affrontare il fenomeno migratorio. Bisogna quindi investire in una più solida e condivisa accoglienza, sull’accesso ai sistemi educativi per tutti i minori e su tutte quelle misure che possano facilitare la loro integrazione nelle nostre società, prendendo a modello la legge 47/2017, con una prospettiva di lungo periodo che guardi ad un sistema europeo di accoglienza e protezione dei minori migranti” ha concluso Raffaela Milano.  

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