23 aprile 2016 ore: 17:01
Società

Rivista "Africa", giornalisti minacciati per critiche al regime eritreo

Il bimestrale edito dai Padri Bianchi destinatari di insulti e minacce telefoniche per le proprie posizioni sul regime. “A intimidire non sono i rappresentanti ufficiali del Paese africano, ma persone legate in diverso modo all’ambasciata e al consolato”
Africa rivista

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ROMA - "Il nostro sito e la nostra rivista si sono occupati tante volte di Eritrea. Hanno parlato della situazione politica, di quella economica, ma anche della culturalmente ricchissima società del piccolo paese del Corno d''Africa". L’impegno rivolto dalla rivista ''Africa'' - il bimestrale dei Missionari d’Africa detti Padri Bianchi che si occupa specificamente dei temi legati a questo vasto continente - verso l’Eritrea ha fatto sì che alcuni suoi giornalisti siano divenuti oggetto di insulti e minacce. La denuncia viene resa nota sul sito internet stesso della rivista lo scorso 21 aprile: in meno di una settimana, spiega il giornale, "Enrico Casale, mentre teneva un intervento a Bresso, in provincia di Milano, è stato insultato per aver criticato il regime. Raffaele Masto, dopo avere rilasciato una serie di dichiarazioni in una trasmissione radiofonica sull’esodo degli eritrei e sui naufragi nel Mar Mediterraneo, ha ricevuto una telefonata con minacce".  

La redazione del bimestrale prosegue spiegando che “a intimidire e insultare non sono i rappresentanti ufficiali del Paese africano (anche se chi ha insultato Casale si è qualificato come impiegato del consolato eritreo di Milano), ma persone legate in diverso modo all’ambasciata e al consolato. Sono italiani che hanno interessi in Eritrea, oppure eritrei legati al regime. Le loro sono minacce subdole, fatte nascondendosi dietro una telefonata o nel corso di un dibattito (ma senza mai presentarsi con nome e cognome). Ripetiamo: tutto ciò avviene in Italia, non in Eritrea”. La redazione si domanda, infine,  come sia possibile che "minacce di questo tipo possano essere fatte in un Paese democratico come l’Italia in cui la libertà di espressione è garantita dalla Costituzione", mentre dall’altro "che cosa mai faranno con i loro connazionali in Eritrea e in Italia" quelle stesse persone che "si permettono di insultare italiani in Italia". Il bimestrale conclude assicurando che continuerà "a fare il proprio lavoro, denunciando soprusi e ingiustizie" senza cedere alle intimidazioni, sia per "rispetto dei lettori" sia a "sostegno del popolo eritreo a cui oggi e'' negata la libertà". (DIRE)

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