23 marzo 2016 ore: 15:52
Immigrazione

Rom, 21 luglio: “Chiudere baraccopoli a Roma in 5 anni”. Salta confronto tra candidati

Presentata oggi a Palazzo Valentini l’Agenda per il superamento dei campi consegnata ai candidati al Campidoglio. Presenti Giachetti (Pd), Virginia Raggi (M5S) e Stefano Fassina (Si-Sel). Tra loro solo una stretta di mano. Stasolla: “Vietato dire che non ci sono i soldi”
Campo rom. Capanne e monnezza

ROMA – Confronto rinviato tra i candidati a sindaco di Roma sul tema dell’integrazione dei rom e sulla chiusura di campi, centri di raccolta e insediamenti sparsi per la capitale. Alla conferenza stampa indetta dall’associazione 21 Luglio a Palazzo Valentini per presentare una “Agenda politica per ripartire dalle periferie dimenticate” e per andare “oltre le baraccopoli” stamattina erano presenti quattro candidati (Roberto Giachetti per il Pd, Virginia Raggi per M5S, Stefano Fassina per Si-Sel, e Paolo Voltaggio per una lista civica), ma tra loro nessun confronto aperto: Giachetti e Raggi hanno abbandonato la sala prima del termine della conferenza stampa scambiandosi una fugace stretta di mano. Gli unici due a intervenire sono stati Fassina e Voltaggio. “Sono venuto ad ascoltare”, ha affermato Giachetti andando via. “Prima di parlare voglio studiare, perché sono cose importanti. E’ una visione anche diversa rispetto a quella che c’è stata negli anni scorsi, che va approfondita. Sicuramente convocherò l’associazione 21 luglio per parlarne attraverso i tavoli del programma che sto mettendo in piedi per realizzare alcuni punti”.

Ai candidati, intanto, l’associazione 21 luglio ha consegnato un piano articolato per chiudere entro 5 anni quelle che da oggi in poi l’organizzazione chiamerà “baraccopoli”, in base alla definizione fornita dall’Agenzia delle Nazioni unite Un-Habitat, e che ad oggi accolgono ancora circa 8 mila persone. Un’Agenda sottoscritta da 13 intellettuali e realizzata in collaborazione con Tommaso Vitale, professore associato di Sociologia presso Sciences Po Università La Sorbona di Parigi, che in quattro punti vuole “mettere fine a politiche segregative e dispendiose – spiega l’associazione -, affrontare il disagio sociale senza cadere nella trappola dell’appartenenza etnica delle persone”.

Quattro le azioni individuate dall’agenda. Si parte da “un’analisi del fenomeno e delle risorse, che preveda una mappatura delle baraccopoli e il censimento delle molteplici e diversificate soluzioni abitative da offrire alla famiglie, a seconda dei loro bisogni”. Il secondo passo è la “regolarizzazione giuridico-amministrativa, con il coinvolgimento di prefettura, questura, ambasciate e consolati, degli abitanti delle baraccopoli e l’adozione di linee guida in materia di sgomberi”. Terzo passaggio, “l’elaborazione di un piano strategico, in cui fondamentale sarà il monitoraggio delle azioni realizzate”. Infine la “costruzione del consenso attraverso il dialogo con i media e con la società civile”. Per il presidente dell’associazione 21 luglio, è “urgente che il prossimo primo cittadino si impegni a superare la piaga delle baraccopoli romane, offrendo una risposta di carattere sociale ai reali bisogni delle periferie e mettendo fine a decenni di politiche di segregazione, esclusione e caratterizzate da ingenti sprechi di denaro pubblico e dinamiche corruttive”. Una necessità, ha sottolineato Stasolla, dettata anche da nuove impellenze: dalla chiusura del centro di raccolta di Via Salaria a fine giugno che oggi ospita circa 300 persone, alla sentenza del Tribunale civile su La Barbuta, senza calcolare una procedura di infrazione presso la Commissione europea che rischia di aprirsi a breve.

Sul nodo risorse, Stasolla non ha dubbi. “Vietato dire: non ci sono i soldi, c’è la crisi”, ha detto durante il suo intervento. “Mentre siamo qui il Comune di Roma sta spendendo 11 milioni di euro per i baraccati. Sono 6 milioni di euro per un bando che aumenta la vigilanza all’interno di 6 insediamenti della capitale e 5 milioni di euro, un bando uscito tre giorni fa, per recuperare cinque centri di raccolta dove concentrare in una formula assistenzialista le persone”. Soldi pubblici che potrebbero essere spesi in maniera diversa, ha aggiunto Stasolla. “Condizione per il superamento delle baraccopoli è il principio della continuità di bilancio – ha aggiunto -. In questi mesi si è pronti a spendere 11 milioni di euro. Ripartiamo da questi fondi. Attingiamo a fondi europei, regionali. Ci sono e l’Italia non si spende. In questo modo avremo una linea della spesa uguale nei prossimi due o tre anni, ma poi questa curva andrà scendendo, perché con processi inclusivi la spesa sociale andrà diminuendo”.

Dai commenti rubati ad alcuni candidati e da quelli di chi ha deciso di intervenire al dibattito, emerge comunque la volontà di intervenire sul tema. Ne è la prova il commento di Virginia Raggi a margine della conferenza a quanti le hanno chiesto della proroga concessa dal Comune di Roma al discusso bando da 5 milioni per la gestione dei campi nella capitale, da cui sono in molti, cooperative comprese, a prendere le distanze. “Valuteremo questa proroga – ha detto Raggi -. Sono stati prorogati dei servizi, alcuni dei quali effettivamente vengono finanziati ma non funzionano". Per Fassina, l’unico tra i big ad essere intervenuto durante il dibattito, “il tema dei campi rom non va affrontato come problema etnico ma come problema sociale – ha affermato -. Il mio impegno è quello di chiudere i campi e recuperarli attraverso un progetto che interviene su più fronti: la proposta dell’Associazione 21 Luglio mi sembra convincente e sottolineo che alla fine del percorso spenderemo meno di quello che oggi l’amministrazione comunale spende per tenere aperti i campi". Per Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, la proposta della 21 luglio, “l’unica possibile per superare e chiudere i campi rom. In alternativa ci sono azioni che continuerebbero a far rimanere l’amministrazione nell’illegalità e a creare disagio per chi vive dentro e intorno ai campi".(ga)

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