Rom, l’Emilia-Romagna chiude i grandi campi: “Altre soluzioni abitative”
BOLOGNA – Nuove soluzioni abitative per arrivare alla chiusura dei grandi campi in cui vivono rom e sinti, aree in cui come ha più volte ripetuto la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elisabetta Gualmini, “è più facile che si concentrino conflitti, tensioni sociali, condizioni igieniche non tollerabili”. L’abitare è una delle voci principali del progetto di legge sull’inclusione sociale di rom e sinti approvato il 14 luglio dall’Assemblea regionale, con cui la Regione ha abrogato una legge del 1988 ormai ampiamente superata e recepito norme internazionali, le raccomandazioni delle Nazioni Unite su rom e sinti e la Strategia europea sull’inclusione sociale di queste comunità. “Si è concluso finalmente l’iter di questo progetto di legge per noi molto importante – ha detto Gualmini – con cui ci siamo adeguati a normative già esistenti. È un aspetto che mi preme chiarire, per sgombrare il campo da equivoci e pregiudizi”. In Emilia-Romagna i rom e i sinti rappresentano lo 0,06% della popolazione complessiva della regione.
Sono 4 i temi considerati dalla legge: lavoro, scuola e istruzione, salute, abitare. Per quest’ultimo vengono indicate le alternative ai grandi campi “a rischio ghettizzazione e che quindi vanno assolutamente chiusi”, ha ribadito la vice presidente. Da un lato, aree più piccole, pubbliche e private, a carattere familiare, “dove ci sia un padre di famiglia che paga le proprie utenze, come succede per tutti i cittadini, in un’ottica di piena legalità e responsabilità”. Altre alternative sono gli alloggi sul mercato o le case popolari, “laddove ci siamo i requisiti, validi per tutti i cittadini, per accedere alle graduatorie”.
Grande attenzione al tema della scuola e della formazione, canale privilegiato per l’inclusione con pari accesso all’educazione, all’istruzione scolastica e universitaria e alla formazione professionale. Dal punto di vista della salute, si garantisce l’accesso alle prestazioni sanitarie e l’assistenza a rom e sinti, anche attraverso equipe multiprofessionali della rete territoriale dei servizi. “L’iter di questa legge è stato lungo e complesso ma mi preme sottolineare come si sia concluso con il contributo di tutti, minoranze comprese, che voglio ringraziare per l’apporto, in alcuni casi migliorativo, che hanno saputo esprimere – ha concluso Gualmini – Questa legge costituisce una scommessa, sono assolutamente consapevole che non sarà tutto facile né immediato ma controlleremo seriamente che vengano raggiunti risultati efficaci”. (lp)