3 aprile 2014 ore: 15:59
Immigrazione

Rom, Unicef: rapporto donne e bambini in Bosnia, Macedonia e Serbia

Alla vigilia del terzo vertice sui rom a Bruxelles, l'Unicef ha lanciato il rapporto Realizing the Rights of Roma Children and Women, che presenta dati su bambini e donne rom di Bosnia/Erzegovina, Macedonia (ex repubblica jugoslava) e Serbia...

Roma - Alla vigilia del terzo vertice sui rom a Bruxelles, l'Unicef ha lanciato il rapporto Realizing the Rights of Roma Children and Women, che presenta dati su bambini e donne rom di Bosnia/Erzegovina, Macedonia (ex repubblica jugoslava) e Serbia. Queste le principali aree di intervento individuate nei 3 paesi con i dati piu' significativi:

- Stop alla malnutrizione: durante il primo anno di vita, 1 bambino rom su 5 in Bosnia/Erzegovina ha un basso rapporto altezza/eta', rispetto alla media nazionale (meno di 1 bambino su 10).La percentuale dei bambini rom tra i 6 e i 23 mesi che usufruiscono di un numero minimo di pasti regolari al giorno e' piu' bassa della media nazionale: 60% dei bambini rom in Bosnia/Erzegovina (rispetto al 72% dei non rom) e il 72% in Serbia (rispetto all'84%).

- Accesso sicuro a informazioni e a servizi sanitari di qualita' per donne e bambini: in tutti e tre i paesi i bambini rom hanno molte piu' probabilita' di nascere sottopeso rispetto agli altri bambini. I bambini rom sotto i 5 anni hanno piu' probabilita' degli altri di essere sottopeso, di soffrire di malnutrizione acuta o cronica.

- Ampliare l'istruzione per i bambini: in Serbia, solo l'8% dei bambini rom tra i 3 e i 4 anni riceve un'istruzione pre-scolare rispetto al 44% degli altri bambini.

- Assicurare servizi di sostegno per le famiglie e incoraggiare un eguale coinvolgimento delle madri e dei padri nel crescere i propri bambini: in Serbia, le madri e i padri rom che hanno un'istruzione secondaria o piu' alta, hanno il doppio delle probabilita' di prendersi cura dei propri bambini rispetto a genitori che non hanno istruzione. Quando i genitori sono piu' istruiti, sono piu' coinvolti nella crescita dei propri figli. Questo fa aumentare sopravvivenza, crescita e sviluppo dei bambini.

- Migliorare la qualita' e l'inclusione nell'istruzione primaria e secondaria, soprattutto per bambine e donne rom: nella Macedonia (ex Repubblica Jugoslava) il 35% delle ragazze rom frequenta la scuola secondaria, rispetto all'84% della media nazionale.

- Migliorare gli standard di vita e affrontare la poverta' di reddito delle famiglie rom, in particolare delle donne: nei 3 paesi, le famiglie rom hanno meno probabilita' di avere servizi igienici o avere un luogo per lavarsi le mani e piu' probabilita' di usare legna per cucinare rispetto alla media nazionale.

- Registrazione delle nascite: in Bosnia/Erzegovina solo il 91% dei bambini al di sotto di 1 anno di eta' sono registrati. Sono dal 20% in Bosnia/Erzegovina al 35% in Macedonia e Serbia le madri rom che affermano di aver registrato i bambini, ma di non essere in grado di mostrare un certificato di nascita.

- Matrimoni precoci: il 15-16% delle donne rom tra i 15-49 anni in Bosnia/Erzegovina e in Serbia e il 12% in Macedonia si sono sposate prima dei 15 anni, rispetto a circa l'1% a livello nazionale. Meta' delle donne rom tra 20-24 anni si e' sposata prima dei 18 anni in tutti e tre i paesi (rispetto a circa il 10% delle donne a livello nazionale).

- Gravidanze precoci: il 40% delle ragazze rom tra i 15 e i 19 anni in Serbia ha avuto un bambino o e' rimasta incinta, rispetto al 4% delle ragazze non Rom; in Bosnia/Erzegovina sono il 31% e in Macedonia il 18%.

- Violenze: in Macedonia e Serbia 4 bambini rom su 5 subiscono punizioni fisiche rispetto a circa il 70% tra i non rom), mentre in Bosnia/Erzegovina i livelli sono inferiori al 60% per entrambi. Sono i maschi rom che- in tutti e tre i paesi- subiscono maggiormente le punizioni fisiche rispetto alle ragazze.

- Allattamento al seno: la percentuale di bambini rom allattati al seno per la prima volta entro un'ora dalla nascita e' bassa, ma superiore a quella nazionale in tutti e tre i paesi: riguarda la meta' dei bambini rom in Bosnia/Erzegovina, il 39% in Macedonia, il 10% in Serbia. L'allattamento al seno fino ad un anno di eta' e fino a due anni di eta' e' piu' alto tra i bambini rom in tutti e tre i paesi rispetto agli altri bambini: in Bosnia/Erzegovina riguarda il 40% dei bambini rom rispetto al 18% a livello nazionale e in Macedonia il 43% rispetto al 22% nazionale.

L'Unicef richiede con fermezza ai governi europei di porre i bambini al centro delle politiche di inclusione dei rom. In tutta Europa sono stati fatti progressi per realizzare i diritti dei bambini rom. Secondo il nuovo rapporto dell'Unicef, ancora molti bambini e bambine rom devono affrontare poverta' estrema, esclusione sociale e discriminazione.

"E' tempo che i governi europei trasformino i loro impegni in realta' per tutti i bambini e le bambine rom", ha dichiarato Marie-Pierre Poirier, direttore regionale Unicef per l'Europa Centrale e Orientale e per la Csi. Ha anche sottolineato che quest'anno e' il 25esimo anniversario della Convenzione sui Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e che e' questa un'occasione per valutare che cosa e' stato fatto e cosa e' ancora da fare.

"Questi impegni devono essere trasformati in politiche e fondi per raggiungere direttamente i bambini rom, cosi' che possano sviluppare il loro pieno potenziale. Una delle priorita' dovrebbe essere raccogliere dati disaggregati sui bambini. Piu' dati avremo a disposizione, migliori saranno le politiche e i monitoraggi a livello centrale e locale", ha aggiunto Mr. Poirier. Bosnia/Erzegovina, Macedonia (ex Repubblica Jugoslava) e Serbia sono stati tra i primi paesi a raccogliere e a mettere insieme pubblicamente dati disaggregati sui bambini rom. "Apprezziamo queste iniziative coraggiose e chiediamo agli altri governi e ai partner di seguire quest'esempio", ha aggiunto. L'Unicef raccomanda che venga data priorita' agli investimenti per i bambini e i ragazzi come contributo necessario per una coesione sociale ed uno sviluppo sostenibile, in linea con quanto sancito nella 'Strategia 2020 per l'Europa'. (DIRE)

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