24 marzo 2018 ore: 09:52
Immigrazione

Roma, a via Vannina l'ennesimo sgombero senza soluzione

La denuncia delle associazioni Medu, A Buon diritto e Alterego: “Un copione già visto in città: si colpiscono situazioni di marginalità sociale, senza predisporre le opportune garanzie, almeno per le vulnerabilità più eclatanti, ma soprattutto senza offrire nessun tipo di alternativa”
Via Vannina, sgombero 2

ROMA –“Nella Capitale la primavera si è inaugurata con l’ennesimo sgombero di un immobile occupato da più di un centinaio di uomini e donne, senza offrire a questi ultimi nessun tipo di alternativa alloggiativa”. A denunciarlo sono le associazioni che lavorano nell’assistenza di migranti e rifugiati nella Capitale: Medu (Medici per i diritti umani), A Buon diritto ed Alterego. E che la mattina del 21 marzo sono intervenute per prime nello stabile occupato di via Vannina 78, nella periferia est della Capitale, dove vivevano circa 100 persone. “Un edificio che, per quanto in drammatiche condizioni igienico-sanitarie, da circa due anni offriva riparo a cittadine e cittadini, principalmente di origine africana – sottolineano in una nota congiunta -. La Polizia ha condotto presso l’ufficio immigrazione di via Patini la maggior parte degli occupanti, per procedere alla loro identificazione. Solo una ventina di ragazzi, con regolare permesso di soggiorno, sono rimasti sul luogo e gli è stato concesso di recuperare i propri effetti personali”. Alcuni ora dormono in strada, altri hanno trovato riparo in altre occupazioni in periferia, come l’ex fabbrica della penicillina situata poco distante oppure hanno chiesto ospitalità al presidio di Baobab experience. “Le persone sono rimaste in questura dalle 9 del mattino a mezzanotte – spiega Francesco Portoghese di A Buon diritto – noi le abbiamo seguite. Nessuno è stato portato in carcere, a quanto ci risulta ci sono stati solo tre decreti di espulsione. Una famiglia nigeriana, invece, è stata seguita dalla sala operativa sociale del Comune di Roma”.

- Da quanto si apprende lo sgombero è stato richiesto dal proprietario dell’immobile, che ha già provveduto a riprendere possesso dell’edificio, attualmente presidiato dalle forze dell’ordine e da sorveglianza privata. “Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine presenti, il Comune e il IV Municipio erano stati messi al corrente dell’operazione e la Sala operativa sociale era presente sin dall’inizio – spiegano le associazioni -. Tuttavia, abbiamo constatato che ad un’ora dallo sgombero erano presenti sul luogo solo un blindato dei Carabinieri, alcuni veicoli della Polizia tra cui l’unità cinofila, ma nessun operatore della Sala operativa sociale. Inoltre non è stato possibile verificare le condizioni delle persone trattenute per le procedure di identificazione in questura, dove peraltro la sala operativa è stata presente solo un tempo estremamente limitato. Le ultime persone trattenute sono state rilasciate a notte fonda e la Sala operativa ha trovato un posto in accoglienza solo per due di loro, un uomo e una donna segnalati per la loro particolare vulnerabilità dagli operatori delle associazioni scriventi. E d’altra parte il Municipio territorialmente competente ha dichiarato di non essere stato precedentemente informato dello sgombero”. Già nel giugno 2017 le forze dell’ordine avevano sgomberato il civico 74 e 78 di via di Vannina, allora occupati da circa 300 migranti. Se l’immobile al civico 74 è stato immediatamente sottoposto a sorveglianza privata, l’altro edificio è stato nuovamente occupato, fino a ieri, proprio per mancanza di soluzioni alternative.

Via Vannina, sgombero 2


“Anche se le operazioni sembrano essersi svolte senza incidenti, tuttavia le modalità e gli effetti di questo ennesimo sgombero ricordano un copione visto già troppe volte in questa città:
si colpiscono situazioni di marginalità sociale, senza predisporre le opportune garanzie, almeno per le vulnerabilità più eclatanti, ma soprattutto senza offrire nessun tipo di alternativa – continuano le associazioni - Tutto ciò avviene nonostante una circolare del ministero dell’Interno del 1 settembre 2017, adottata in seguito al traumatico sgombero di piazza Indipendenza, affermi la necessità di un preventivo controllo delle situazioni individuali, per predisporre le adeguate misure sociali, prima di procedere all’esecuzione dello sgombero di immobili occupati a uso abitativo”.

Per circa dieci mesi, Medu, A Buon diritto e Alterego hanno prestato assistenza medica, sociale alle circa cento persone presenti nello stabile, quasi tutti giovani uomini provenienti dai paesi dell’Africa sub sahariana Occidentale – in particolare Nigeria, Senegal e Gambia – e titolari nel 75% dei casi di un regolare permesso di soggiorno per richiesta asilo (in alcuni casi in fase di ricorso), protezione internazionale o motivi umanitari. L’intervento – spiegano - era volto a offrire, se non vere e proprie alternative, quantomeno gli strumenti per superare autonomamente la marginalità sociale in cui si trovavano costretti gli occupanti. Ora il problema è trovare un’alternativa alla strada. “Una delle criticità più importanti al momento è legata alla difficoltà di alcuni dei ragazzi nel rinnovare il permesso di soggiorno, perché la questura di Roma chiede il requisito della residenza, e non accetta la residenza fittizia via Modesta Valenti -come spiega Riccardo Bucci dell’associazione Alterego – E’ una pratica difforme alla normativa ma per ora crea diversi problemi perché si tratta di cittadini di fatto regolari, o che potrebbero regolarizzare la loro posizione ma irregolari formalmente”. Per questo le associazioni chiedono al ministero dell’Interno, al comune di Roma, al IV municipio e a tutte le altre amministrazioni coinvolte, “l’individuazione, congiuntamente alle associazioni e alle persone direttamente interessate, di soluzioni strutturali e durature, che mettano finalmente al centro il rispetto della dignità e dei diritti umani, nell’interesse delle persone che attualmente si trovano in strada e dell’intera collettività”. (ec)

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