9 marzo 2021 ore: 15:01
Disabilità

Roma, “così vaccineremo le persone con autismo”: il racconto di Luigi Mazzone

di Chiara Ludovisi
Il reparto di Neuropsichiatria infantile del policlinico Tor Vergata si prepara ad accogliere e vaccinare i primi tre pazienti, il 10 marzo, come disposto dalla Regione. Il direttore Mazzone: “Noi partiamo, ma devono farlo anche le altre regioni. E servono percorsi dedicati, non si può mettere l'autismo grave accanto all'anziano, o in mezzo a 200 persone”
vaccino siringa

ROMA – Si abbassano le luci, parte la musica e c'è anche lo spuntino: non è uno spettacolo, quello che sta per iniziare, ma la vaccinazione dei pazienti con autismo del Policlinico Tor Vergata, a Roma. Non in un teatro, naturalmente, ma in uno spazio dedicato, all'interno del reparto di Neuropsichiatria infantile. Sono alcune delle accortezze che ci racconta Luigi Mazzone, che questo reparto dirige, con un'attenzione particolare rivolta ai bambini e ai ragazzi con autismo. Qui ci si è messi subito al lavoro, quando ieri è stata ufficializzata la decisione della Regione Lazio di avviare le vaccinazioni per le persone con disabilità gravissime, autismo incluso.

“Domani mattina partiremo con i primi tre pazienti autistici, naturalmente sopra i 16 anni, e con un caregiver. Proseguiremo poi con sei vaccinazioni al giorno, inserendo anche caregiver di ragazzi autistici sotto i 16, i quali non possono essere invece vaccinati. Inizieremo dai nostri pazienti, ma poi forniremo il servizio a tutti gli altri”, spiega Mazzone.

Come si fa? Non è facile ed è bene che sia chiaro: “Non possiamo pensare di vaccinare una persona con grave autismo insieme agli anziani, o in mezzo a duecento persone - mette in guardia il neuropsichiatra – Per questo abbiamo dedicato allo scopo uno spazio del nostro reparto, anziché indirizzare i nostri pazienti al centro vaccinale del policlinico. E metteremo in campo alcune accortezze: luci basse, musica di sottofondo e anche rinforzi alimentari – racconta – per rendere l'ambiente più gradevole e il paziente più sereno. Perché fare un vaccino a una persona con autismo presenta le stesse difficoltà che dobbiamo affrontare per fare un prelievo. E tutti i genitori sanno quanto questo possa essere complicato. Spieghiamo prima, attraverso immagini e tablet, quello che accadrà, cercheremo di tranquillizzare, ma non è detto che funzionerà”.

Certo però non si può rinunciare, anzi: “E' fondamentale vaccinare le persone con autismo – afferma deciso Mazzone – Se parliamo di fragili, questi sono sicuramente i più fragili, non riuscendo in molti casi a rispettare le due regole più importanti per prevenire i contagio: distanziamento e mascherina. Eppure, è così difficile farlo capire – osserva Mazzone – E' un po' come con il parcheggio riservato: si fa tanta fatica a capire che le persone autistiche ne hanno bisogno come le altre disabilità, anche se camminano benissimo”.

Necessario e urgente quindi il vaccino, che rappresenta anche “un piccolo segno di attenzione nei confronti della popolazione autistica, che durante la pandemia non è stata per niente considerata. Sicuramente si parlerà un po' di autismo il 2 aprile, come sempre accade, ma durante tutto l'anno l'attenzione è mancata e il gap sociale è aumentato, tra chi vive questa condizione e tutti gli altri. Ritengo quindi che questa decisione della regione Lazio sia un segnale di grande civiltà verso queste persone e le loro famiglie”.

Ora però occorre fare di più: “La regione Lazio ha fatto la sua parte e noi faremo la nostra, ma occorre che tutte le regioni facciano lo stesso e inizino a vaccinare le persone con autismo. Abbiamo avuto casi di positività tra i nostri pazienti e sappiamo cosa significhi: non è certo facile spiegare a uno di loro che non potrà fare quella passeggiata quotidiana che è parte della sua routine. Se tutti noi siamo stati stressati 100, la famiglia autistica è stata stressata 200. Dobbiamo quindi chiedere con forza che a tutte le persone con autismo sia garantito quanto prima il vaccino: e che questo avvenga in percorsi 'autism freindly', perché una vaccinazione, in certi pazienti, può essere davvero un'impresa”.

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