25 febbraio 2016 ore: 11:26
Immigrazione

Rosarno, "buonasera amico mio!". Cure e ascolto nell’ambulatorio Medu

Per il terzo anno il progetto “Terragiusta” di Medici per i diritti umani fornisce assistenza sanitaria e orientamento legale ai braccianti stranieri che raccolgono agrumi nella piana di Gioia Tauro. E dopo se ne vanno sollevati, e consapevoli dei diritti che la legge italiana riconosce
Medici per i Diritti Umani (Medu). Fabbrica di San Ferdinando (RC), tra i letti e i materassi Fabbrica di San Ferdinando (RC). Tra i letti e i materassi

Fabbrica di San Ferdinando (RC), tra i letti e i materassi della fabbrica. Foto: Medici per i Diritti Umani (Medu)

Fabbrica di San Ferdinando (RC), tra i letti e i materassi. Foto: Medici per i Diritti Umani (Medu)
Fabbrica di San Ferdinando (RC). Tra i letti e i materassi

ROSARNO - I braccianti cominciano ad accorrere appena si sente il rumore delle ruote sulla ghiaia della tendopoli di Rosarno. La stessa cosa succederà l’indomani, sull’asfalto pieno di spazzatura davanti alla fabbrica occupata. E due giorni dopo, sullo spiazzo di terra - fango quando piove - che circonda un casolare abbandonato, occupato da giovani maliani e ivoriani, nel territorio del comune di Taurianova, provincia di Reggio Calabria.  Il camper è l’unità mobile di Medu – Medici per i diritti umani, organizzazione umanitaria che con il progetto Terragiusta è presente dal 2013 nelle campagne della piana di Gioia Tauro, per fornire assistenza sanitaria e orientamento legale ai lavoratori impegnati nella stagione agrumicola.

“Number, please”. “Numero, numero”. Giovani e meno giovani, tutti originari dell’Africa subsahariana, i lavoratori si preparano ad attendere il proprio turno per la visita con Giulia Chiacchella, la dottoressa, affiancata dal mediatore culturale Mamadou Dia. Bussano alle porte del camper per prendere il numero che segna il loro turno, poi si dispongono in attesa. Chi ha molte persone davanti ne approfitta per andare a farsi la doccia dopo la giornata di lavoro. Alla tendopoli che sorge tra Rosarno e San Ferdinando, formata da 72 tende del Ministero dell’Interno accanto alle quali sono state costruite circa 150 baracche abusive, la doccia si può fare in container adibiti a servizi e quasi decenti, sebbene decisamente insufficienti per le circa 1200 persone presenti (contro le poco più di 400 che prevederebbe la capienza ufficiale). Negli insediamenti informali, invece, come la fabbrica occupata a poche centinaia di metri di distanza, o i casolari abbandonati e riutilizzati sparsi per le campagne, i braccianti si organizzano con uno spazio comune per lavarsi a turno, ma i bagni mancano completamente e per le deiezioni si deve utilizzare lo spazio aperto circostante.

Container di Rosarno, il piazzale antistante il campo. Foto: Medici per i Diritti Umani (Medu)
Container di Rosarno, il piazzale antistante il campo

“Le patologie che riscontriamo sono correlate allo stile di vita e al lavoro, mentre non abbiamo mai trovato le cosiddette patologie d’importazione, cioè malattie infettive contratte nel paese d’origine”, spiega la dottoressa Chiacchella. “I braccianti che visitiamo hanno soprattutto problemi muscolari, come lombalgie, o disturbi articolari legati al lavoro. Ma la maggior parte delle malattie si devono alle loro condizioni abitative: malattie dell’apparato respiratorio, a causa del freddo, problemi gastroenterici, patologie odontoiatriche e cutanee correlate sia alle pessime condizioni igieniche sia alle difficoltà di accesso ai servizi. La maggior parte dei nostri pazienti - prosegue Chiacchella -, sono regolari sul territorio italiano e hanno diritto alla tessera sanitaria, ma spesso non lo sanno”.

Con pazienza, Giulia Chiacchella e Mamadou Dia spiegano alla persona di turno come ottenere un domicilio in Calabria, quindi una tessera sanitaria, un medico di famiglia, e la possibilità di accedere al sistema sanitario. Un altro mediatore di Medu è presente, due pomeriggi la settimana, anche nell’ambulatorio stabile per gli stranieri senza documenti, frequentato soprattutto da persone di origine nordafricana o est-europea. Sono loro a costituire la maggioranza degli immigrati in questa zona, anche se la loro presenza, sia per le condizioni abitative, sia per il colore della pelle, sia per la ferita ancora aperta della rivolta del 2010, è meno vistosa di quella degli africani subsahariani. -

Una prima conoscenza. “Buonasera amico mio, è la prima volta che vieni?”, chiede sorridente la dottoressa a chiunque mette piede nel camper. Se la risposta è sì, prima della visita c’è un’intervista di conoscenza, che serve sia per rendersi conto delle condizioni di lavoro, sia per informare su quelli che sarebbero, in teoria, i diritti dei braccianti. Alla domanda di Mamadou Dia: “Lavori con un contratto?” quasi tutti sorridono, sarcastici o stupefatti. Quando accenna una spiegazione sui 44 euro previsti dal contratto agricolo locale per una giornata di lavoro di 8 ore, i più reagiscono come se si parlasse di una favola, che mai potrà intersecarsi davvero con la loro vita. Le retribuzioni in nero per la raccolta delle arance si aggirano tra i 25 e i 30 euro, per una giornata di lavoro che va dalla mattina presto fino a quando fa buio, in genere con una pausa per mangiare. 

Fabbrica di San Ferdinando (RC), la preparazione del pasto all'interno della fabbrica. Foto: Medici per i Diritti Umani (Medu)
Medici per i Diritti Umani Segui Fabbrica di San Ferdinando (RC)  La preparazione del pasto all'interno della fabbrica.

Il contratto, un miraggio. “I contratti, e il versamento dei contributi che darebbero accesso alla disoccupazione agricola, sono un miraggio per quasi tutti, nonostante la maggioranza dei lavoratori di origine africana sia regolare in Italia: molti sono titolari di un permesso di soggiorno per protezione internazionale o motivi umanitari”, spiega Giulia Anita Bari, coordinatrice del progetto “Terragiusta”. “Moltissimi – prosegue Bari - sono in fase di ricorso contro il diniego della commissione per il diritto d’asilo. Il dato ci racconta di una popolazione lavoratrice doppiamente vulnerabile: non solo uno straniero in un contesto complesso, come quello calabrese, ma uno straniero arrivato di recente, che aspetta una decisione finale in merito ai propri documenti. Rileviamo anche un alto tasso di analfabetismo: più del 50% dei nostri pazienti non sa leggere e scrivere nella propria lingua”.

Rispetto ad altri territori, appare leggermente diverso il fenomeno dell’intermediazione, o caporalato: “Circa metà dei nostri pazienti - riprende Giulia Bari -, dichiara di trovare lavoro attraverso la piazza: un punto di ritrovo dove i datori di lavoro, italiani, raccolgono i braccianti per la giornata. Il 20 o 30 per cento invece è accompagnato da un intermediario, il caporale, spesso della stessa nazionalità, che fa da tramite e trattiene una quota, in genere di tre euro, per il trasporto”. Il prezzo di vendita delle arance, circa 7 centesimi al chilo, fa sì che i margini siano molto ridotti, e che quindi non vi sia un’ulteriore trattenuta di denaro, oltre al trasporto, da parte del caporale (come accade invece, per esempio, nella raccolta a cottimo del pomodoro). 

Fabbrica di San Ferdinando (RC), bidoni sul fuoco in attesa dell'acqua calda. Foto: Medici per i Diritti Umani (Medu)
Fabbrica di San Ferdinando (RC)  Bidoni sul fuoco in attesa dell'acqua calda.

“Anche io sono maturato facendo questo lavoro, ho imparato molti diritti di cui prima non ero a conoscenza. Prima sono stato anche io bracciante nella raccolta di pomodoro, olive, agrumi, mele”, racconta il mediatore senegalese Mamadou Dia, “e l’atteggiamento che vedevo dappertutto era lo stesso: ‘poiché sei in difficoltà e hai bisogno di lavorare, vieni e non lamentarti’. Invece ora cerco di dare informazioni per contribuire a cambiare tutto questo”.

Intanto, sul camper, continua l’andirivieni delle visite, fino a tarda sera. Per molti, al di là della patologia, è molto importante essere ascoltati, con la disponibilità e il calore che la dottoressa offre a tutti. Quando scendono il gradino del camper e tornano alla propria tenda o baracca, molti hanno l’aria sollevata. Domani prenderanno un pullman per Gioia Tauro o Taurianova e andranno a fare la tessera sanitaria, a chiedere lo status di disoccupato, a farsi assegnare un medico di famiglia. Tutti diritti che la legge italiana riconosce, e che prima non sapevano nemmeno di avere. (Giulia Bondi)

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