5 agosto 2016 ore: 12:41
Immigrazione

Rose e gli altri: a Rio il Team rifugiati entra nella storia. E ha già vinto

La ragazza originaria del Sud Sudan sarà la portabandiera della squadra che per la prima volta partecipa a una Olimpiade. “E’ un sogno che si avvera, da oggi ci sentiamo di appartenere di nuovo a una comunità, come essere umani”. Il Cio: “Sono una speranza per tutti i rifugiati del mondo”
Anne Kellner, Unhcr Rio2016 rifugiati Yusra Mardini

ROMA - Dal campo profughi di Kakuma in Kenya allo stadio Maracanà di Rio: sarà Rose Nathike Lokonyen, 23 anni, originaria del Sud Sudan, la portabandiera olimpica della squadra dei rifugiati. Il team sponsorizzato dall’Unhcr ( l’Agenzia Onu per i rifugiati) e dal Cio (Comitato olimpico internazionale) che per la prima volta partecipa a una Olimpiade: dieci ragazzi in tutto che stasera entreranno nella storia. E che, solo per essere arrivati fin qui, hanno già vinto. Rose e gli altri porteranno, infatti, con sè le storie dei paesi da cui sono stati costretti a fuggire: il dramma della situazione in Siria, ma anche i conflitti armati in Congo e in Sud Sudan.

Rose Nathike Lokonyen, 23, Sud Sudan
Rose Nathike Lokonyen, 23, Sud Sudan

- Proprio dal Sud Sudan è fuggita Rose, a soli dieci anni. Il resto della vita l’ha passata in Kenya, in un campo profughi. Qui, durante una gara a scuola, un insegnante le suggerì di partecipare alla 10 chilometri."Non ero addestrata – racconta - E' stata la prima volta che correvo e sono arrivata seconda. Ero molto sorpresa". Da allora si è trasferita in un campo di addestramento vicino Nairobi, e lì in questi mesi si è preparata per gareggiare a Rio 2016 negli 800 metri. Stasera sfilerà come simbolo di tutti i rifugiati nel mondo: "Rappresenterò la mia gente lì a Rio, e magari, se riesco, potrò tornare e gareggiare per promuovere la pace”.

207 nazioni + 1. La squadra dei rifugiati si aggiunge alle 207 nazioni in gara, ed è composta da due nuotatori siriani, due judoka provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo e sei corridori provenienti da Etiopia e Sud Sudan. Sono tutti fuggiti da violenze e persecuzioni e hanno cercato rifugio in altri paesi come Belgio, Germania, Lussemburgo, Kenya e Brasile. La partecipazione alle Olimpiadi del team è particolarmente significativa e arriva nell’anno in cui il numero dei rifugiati nel mondo ha sfiorato la cifra record di 60 milioni. Servirà, dunque, ad accedere i riflettori su una vera e propria nazione di senza patria: i migranti forzati e gli sfollati di tutti i paesi.

Yusra Mardini, 18 anni
Rio2016 rifugiati Yusra Mardini

Il sogno si avvera. Durante la presentazione ufficiale della squadra a Rio, due degli atleti, Yusra Mardini , 18 anni , e Yiech Pur Biel , 21, hanno ringraziato il Comitato Olimpico e l’Unhcr, “per la possibilità che ci hanno dato di inseguire nuovamente i nostri sogni” hanno detto, spiegando cosa significa per loro gareggiare a Rio. Yusra, per esempio, l'anno scorso ha nuotato per la sua vita quando il gommone su cui viaggiava dalla Turchia alla Grecia ha imbarcato acqua e ha iniziato ad affondare." Questo un nuovo inizio che cambierà la nostra vita per sempre – ha aggiunto Biel-. Non dimenticheremo ciò che Cio e l'Unhcr hanno fatto per noi: sono stati una madre e un padre. Ci sentiamo di appartenere di nuovo a una comunità, in quanto esseri umani. Grazie a tutti e che Dio vi benedica”. “La loro partecipazione ai Giochi Olimpici è un segno di speranza per tutti i rifugiati del mondo – ha aggiunto il presidente del Cio Thomas Bach -. Non avevano un paese o una bandiera con cui gareggiare. Da oggi ce l’ hanno”. (ec) 

Yiech Pur Biel, 21 anni
Yiech Pur Biel

Chi sono i 10 atleti del Team Refugees? Vai all’articolo

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news