Russia, Politkovskaja: la guerra di Putin cambia di nuovo le nostre vite
ROMA - "Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina la mia vita e quella della mia famiglia sono cambiate per sempre: ci siamo dovuti nuovamente dividere, così come era successo dopo l'omicidio di mia madre". A parlare è Vera Politkovskaja, figlia della giornalista russa Anna Politkovskaja, storica firma del quotidiano di opposizione Novaya Gazeta e icona della libertà di stampa uccisa nel 2006 in un omicidio i cui mandanti non sono mai stati individuati.
L'occasione è la presentazione del libro 'Una madre', scritto dalla figlia della cronista insieme alla giornalista italiana Sara Giudice ed edito da Rizzoli. La conferenza stampa si svolge a meno da una settimana dal primo anniversario del lancio di un'offensiva militare russa in Ucraina. Un evento questo, che ha avuto un forte impatto sulla vita dell'attivista, stando a quanto lei stessa afferma.
"Il 2022 è stato uno degli anni più difficili della mia vita", premette Politkovskaja, che racconta di essere stata costretta a lasciare la Russia anche nel contesto della stretta sui media e sugli attivisti che è seguita allo scoppio della guerra. "Quando mi ha contattato Sara per scrivere il libro però, intorno a marzo dall'anno scorso, ho pensato che fosse un momento in cui era necessario farlo e ho accettato".
Il volume ricostruisce la vita della donna dopo la morte della madre, anche nel sua cammino per la giustizia, e dà vita a una storia "molto al femminile, che narra di una cronista che era anche una madre e poi ancora di un'altra madre, cioè Vera", spiega Giudice, inviata del programma di La7 Piazza Pulita. "Il libro- prosegue la cronista- è nato anche dalla nostra esigenza di raccontare il conflitto in Ucraina in modo trasversale dando voce anche a chi si oppone al pensiero unico che domina in questo momento in Russia".
Una testimonianza importante proprio perché agisce su un contesto, quello della Russia governata dal presidente Vladimir Putin, "che semplicemente rimuove il ricordo delle persone che hanno portato alla luce verità fastidiose", afferma Politkovskaja. "Il lavoro di mia madre sulla guerra in Cecenia- prosegue l'attivista in relazione ai reportage della cronista sul conflitto che colpì la regione del Caucaso fra gli anni '90 e 2000, quando Putin era primo ministro- è riuscito a toccare dei nervi scoperti delle persone che ancora guidano il Paese".
Rispetto alla libertà di stampa e di espressione, la situazione della Russia è peggiorata in questo ultimo anno di guerra. "Possiamo dire che nel Paese il giornalismo libero non esiste più", scandisce Politkovskaja. "La censura applicata ai media e, con l'andare avanti dei mesi, anche a internet ha reso proibitivo l'accesso alle informazioni della gente comune, solo chi è del settore e ha gli strumenti può aggirare la censura". Uno sforzo inutile però, prosegue la co-autrice del libro, "se quanto ottenuto non può essere divulgato, visto che farlo significherebbe andare incontro a gravi conseguenze".
Tornando a 'Una madre', Politkovskaja afferma di essere "molto contenta che il testo sia stato pubblicato in Italia, un Paese che ha avuto sempre un'attenzione particolare per mia mamma e che le ha dedicato anche diverse piazze e strade".
Il cammino lungo e doloroso che ha seguito la morte di Anna Politkovskaja e che viene raccontato nel libro "non è valso la pena", sorprende i giornalisti la co-autrice del testo. Sollecitata sul perchè, Politkovskaja figlia non ha dubbi: "Possiamo parlare ore di quello che ha fatto mia madre, ma per la sua famiglia - per me, mia figlia, sua sorella - la cosa più cara e importante di tutte era la sua vita".
(DIRE)