15 novembre 2013 ore: 11:34
Immigrazione

Salario, diritti, servizi: l’Ue tenta di migliorare la vita degli stagionali

La Commissione Libertà Civili del Parlamento Ue ha approvato una bozza di direttiva che cerca di migliorare le condizioni di quelle 100 mila persone che ogni anno entrano in Europa per lavorare qualche mese, finendo sfruttati. Le Ong: “Misure insufficienti”
Emiliano Mancuso/Contrasto Immigrati e lavoro: stagionale lavora in una vigna

Immigrati e lavoro: stagionale lavora in una vigna

boxBRUXELLES - Un salario minimo e un alloggio dignitoso potranno essere due delle principali conquiste, per i lavoratori stagionali che emigrano in Europa, secondo la bozza di direttiva approvata dalla Commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo con trentatré voti a favore, uno contrario e due astensioni.
La legge, che ora dovrà avere il voto positivo della plenaria dell’europarlamento (prevista per l’inizio del 2014) e poi essere recepita nei singoli Stati membri entro due anni e mezzo, è tesa a migliorare le condizioni di vita di quelle centomila persone che, secondo stime conservative, ogni anno entrano nel nostro continente per lavorare per qualche mese e invece vengono sfruttate, mal pagate e fatte vivere in condizioni degradanti e inumane.

Le Ong: “Approccio insufficiente”. Esprimono sentimenti misti rispetto al testo votato in Commissione le Ong, che pur accogliendo con favore i progressi registrati sull’approvazione della direttiva, riscontrano molte falle nella bozza così com’è e sperano possa essere migliorata in plenaria.
In particolare, il network europeo contro il razzismo (Enar), la piattaforma che difende i sans papiers (Picum) e la rete europea dei senza fissa dimora (Feantsa), si dicono preoccupati della vaghezza della definizione di lavoratori stagionali e ritengono che l’attuale disegno di legge non faccia abbastanza per prevenirne lo sfruttamento. Insufficienti, secondo le tre organizzazioni, anche le misure riguardanti le condizioni di accesso in Europa: se, da un lato, si sottolinea in maniera positiva la necessità di avere un’offerta di lavoro o un contratto di lavoro per entrare nel nostro continente come lavoratori stagionali, d’altro canto ci si chiede perché non venga facilitato l’impiego di lavoratori di paesi terzi già residenti in Ue e perché venga data così tanta discrezionalità agli Stati membri sul decidere quando accettare o negare l’accesso di uno stagionale.
Le Ong si dicono d’accordo con le sanzioni previste per i datori di lavoro in caso violino la direttiva, ma avrebbero voluto vedere il riferimento a tali sanzioni reso più forte nel linguaggio del testo, in cui si parla della possibilità e non dell’obbligo di applicarle.

Per quanto riguarda la durata massima del soggiorno degli stagionali, i tre network si dicono d’accordo sulla possibilità, per un lavoratore, di cercare un altro impiego una volta terminato quello per cui è venuto in Europa, ma sono spaventati dall’estensione a nove mesi come termine massimo per il soggiorno stesso, perché a loro parere nove mesi su un anno esulano dalla definizione di stagionalità.
Benvenute invece tutte le norme sulla parità di trattamento fra lavoratori comunitari ed extracomunitari per quel che riguarda la paga, la previdenza sociale, il diritto di sciopero, l’accesso ai beni e servizi e l’educazione e la formazione, sebbene anche su questo punto si potesse fare di più, non escludendo i lavoratori stagionali dal ricevere il sussidio di disoccupazione e non limitando la formazione al settore d’impiego di questi ultimi. (Maurizio Molinari) 

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