Salpa Phoenix I, la prima nave "privata" in soccorso dei migranti
La partenza da Malta dell’imbarcazione Phoenix I |
ROMA – È stata salutata anche da un gruppo di delfini la prima missione del Moas (Migrant offshore aid station), un’iniziativa di soccorso ai migranti in difficoltà nel canale di Sicilia finanziata con soli fondi privati che questa mattina ha visto l’avvio delle prime operazioni con la partenza da Malta dell’imbarcazione Phoenix I, annunciata attraverso il canale twitter dell'organizzazione. A lanciare la sfida un’imprenditrice italiana stabilitasi sull’isola maltese sette anni fa, Regina Catrambone, che insieme al marito Christopher aveva annunciato alla stampa a metà luglio l’avvio del progetto.
Migrant offshore aid station (Moas) |
Poche ore fa, sotto gli occhi di un gruppo di giornalisti, l’imbarcazione ha preso il largo dal porto di Vittoriosa, accompagnata da un gruppo di delfini, quasi un segno di buon auspicio. A bordo della Phoenix I, un’imbarcazione di ben 40 metri, un team di professionisti, medici e operatori marittimi che sarà impegnato per circa 21 giorni a partire da oggi. La nave è dotata di due gommoni e anche due droni capaci di restare in volo per più di sei ore e in grado di intercettare le imbarcazioni in difficoltà. Il principale obiettivo del progetto, spiega l’organizzazione, è quello di individuare le imbarcazioni in difficoltà e segnalare la loro presenza alle autorità nel rispetto delle leggi europee e internazionali. La Phoenix I, inoltre, potrà soccorrere i migranti fornendo generi di prima necessità, coperte, medicinali e giubbotti di salvataggio. Qualora le autorità competenti riterranno necessario, inoltre, la Phoenix potrà trasportare i migranti in salvo verso destinazioni decise dalle stesse autorità. “La nostra attenzione è incentrata sui bambini che non per colpa loro si trovano su barche non sicure – ha spiegato alla stampa Christopher Catrambone -. Noi crediamo che devono essere salvati. Poi possono anche essere rispediti indietro o restare in Europa ad affrontare altre difficoltà, ma almeno non sono morti in mare”.
Secondo alcune fonti, per l’acquisto dell’imbarcazione, l’allestimento della nave e l’equipaggio, la famiglia Catrambone avrebbe investito ingenti risorse, circa 4 milioni di euro. “Molte persone mi dicono che sto solo sprecando soldi – ha affermato Regina Catrambone annunciando a luglio l’iniziativa –, ma penso che si tratti di qualcosa di più della parabola del seminatore. Vogliamo essere di ispirazione ad altre persone, soprattutto in questo periodi di crisi economica in cui si tiene più ai soldi che alla vita umana”. Sul sito internet del progetto, infatti, è stata predisposta una piattaforma per il crowdfunding per sostenere le attività della Phoneix I.(ga)