Sanità, Fimmg: in aumento le aggressioni ai medici in carcere
Roma - "Viva preoccupazione per i molteplici episodi di aggressione ai medici che lavorano in carcere durante la loro attivita', ormai non si contano piu' gli episodi che stanno avvenendo su tutto il territorio nazionale. Due giorni fa, a distanza di soli 15 gg, nuovo episodio di aggressione presso il carcere di Barcellona Pozzo del Gotto, tra l'atro dello steso detenuto. Ma le segnalazioni sono numerose. A Firenze Sollicciano un medico e' stato aggredito per cui e' ricorso al Pronto Soccorso e l'Azienda Sanitaria ha dovuto assegnarlo a un altro servizio esterno per la sua sicurezza.
Analoghi episodi sono stati segnalati in Sardegna, Campania e recentemente in Basilicata. La situazione diventa sempre piu' grave e a quanto pare incontrollabile da parte dell'Amministrazione Penitenziaria. Non viene piu' garantita la sicurezza da parte dell'Amministrazione Penitenziaria degli operatori sanitari che svolgono la loro preziosa opera all'interno degli istituti penitenziari a salvaguardia della salute della popolazione detenuta. Con il passaggio al Ssn della Sanita' Penitenziaria dal Ministero della Giustizia si sta assistendo a uno scarica barile delle competenze dimenticando l'estremo disagio di chi opera in carcere, polizia penitenziaria inclusa, e facendo finta che nulla stia succedendo. I medici e tutto il personale sanitario che opera negli Iipp si trova a dovere fronteggiare una situazione critica dove oltre ai problemi cronici dell'ambiente carcerario dovuti al sovraffollamento con le relative tensioni interne si sovrappone una logica di gestione della sanita' penitenziaria al di fuori della realta', spesso poista nelle mani di dirigenti senza nessuna esperienza e senza specifiche conoscenze, considerando questo servizio come un servizio esterno senza considerare la specificita' dell'ambiente e delle persone a cui e' rivolto".
Cosi' in un comunicato il Segretario Nazionale Fimmg settore Medicina Penitenziaria Dott Franco Alberti.
"Si continua a lavorare in un clima di precarieta', dal 2008 salvo rare eccezioni, le regioni non hanno concordato con i sindacati di categoria l'inquadramento e il ruolo dei medici penitenziari che dovrebbe essere previsto nel nuovo Acn per la medicina generale determinando una situazione variegata, non uniforme, a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale e diseguaglianze non solo per il personale sanitario, ma anche per gli stessi detenuti. E' stato tollerato troppo, nel passato alcuni medici hanno pagato con la vita il fatto di lavorare in carcere, vogliamo arrivare di nuovo a questo prima di un intervento in merito? E' giunto il momento di dire basta!!! Fino ad ora i medici e tutti gli operatori sanitari hanno lavorato nel silenzio conoscendo la realta' dell'ambiente e che eventuali azioni di protesta danneggerebbero solo una popolazione che gia' di per se e' penalizzata. Chiediamo un intervento immediato del Ministero della Giustizia e del Dap per fare si che tali episodi non si ripetano e al Ministero della Salute e alle Regioni interventi mirati alla salvaguardia del posto di lavoro, coinvolgendo i medici che da anni lavorano in carcere e conoscono le problematiche del carcere facendo presente che qualora perduri la situazione non si esclude una dimissioni in massa di tutto il personale medico operante negli Iipp, e non si pensi che sia facile sostituirlo, quello che lavora all'interno a contatto con i detenuti e che rischia ogni giorno, non certo quello che dall'esterno pontifica, ma si guarda bene dall'entrare e operare con i detenuti. La categoria qualora non vi siano risposte in merito si vedra' costretta a proclamare lo stato di agitazione", conclude Alberti. (DIRE)