23 febbraio 2017 ore: 15:18
Salute

Sanità, indagine di Cittadinanzattiva: "Pochi medici e con poco tempo di cura"

Un medico su tre dichiara di non avere tempo sufficiente da dedicare ai pazienti per assicurare l'aderenza alle terapie, solo la meta' si accerta che il proprio assistito abbia compreso le indicazioni su terapie e percorso di cura e delle sue...
Medico e paziente. Medicine

Roma - Un medico su tre dichiara di non avere tempo sufficiente da dedicare ai pazienti per assicurare l'aderenza alle terapie, solo la meta' si accerta che il proprio assistito abbia compreso le indicazioni su terapie e percorso di cura e delle sue eventuali difficolta' economiche, piu' di uno su tre si dice oberato dal carico burocratico. Per un terzo invece non e' prioritario informare su alternative terapeutiche o sull'esistenza di farmaci equivalenti o biosimilari. Sono alcuni numeri dell''Indagine civica sull'esperienza dei medici in tema di aderenza alle terapie, con focus su farmaci biologici e biosimilari' realizzata da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato con il sostegno non condizionato di Assobiotec e il coinvolgimento dell'Agenzia italiana per il farmaco presentata a Roma. Uno studio condotto su un campione di 816 medici di cui 404 abilitati alla prescrizione di farmaci biologici e/o biosimilari, in modo da poter realizzare una rilevazione sul tema dell'uso di tali terapie.

Chi decide di cambiare la terapia al paziente lo fa in, un terzo dei casi, in liberta' e autonomia e per rispondere meglio alle esigenze di cura e di successo delle terapie per il paziente; ma quasi uno su cinque (19%) dichiara di aver cambiato terapia per rispondere alle esigenze del Sistema sanitario nazionale (39%), per rispettare limiti od obiettivi di budget fissati dall'Azienda ospedaliera o Asl (35%), ma solo l'8% dei professionisti e' al corrente dell'esistenza di delibere della Regione o della Asl che prevedono come saranno riutilizzati i risparmi derivanti dalla prescrizione di farmaci a minor costo.

L'indagine ha il doppio obiettivo di rilevare l'esperienza dei professionisti rispetto al tempo e alla relazione di cura con il paziente e approfondire gli ambiti relativi alla prescrizione e all'uso dei farmaci. Al fine di comprendere l'impatto delle disposizioni vigenti ai livelli nazionale e regionale sull'esercizio della pratica clinica, soprattutto in relazione al codice deontologico, quanto per analizzare gli strumenti a disposizione e le eventuali criticita' incontrate, cosi' da favorire l'aderenza alle terapie e una migliore relazione medico-paziente.

Come ha sottolineato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva "l'indagine che presentiamo ha l'obiettivo di misurare se e quanto il codice deontologico del medico e' oggi rispettato dalle normative nazionali, regionali e aziendali previste nel nostro Paese. Emergono delle criticita' importanti da questo punto di vista innanzitutto, per esempio, il principio contenuto nel codice deontologico del tempo dell'ascolto e tempo della comunicazione come vero e proprio tempo di cura sappiamo essere in 1 caso su 3. Quindi 1 medico su 3 ci dice che e' particolarmente problematico, si sacrifica il tempo della comunicazione il tempo dell'ascolto per criticita' di carattere organizzativo, ma anche per problematiche relative al personale. Troppi pochi medici rispetto al fabbisogno, in questo senso chiediamo che i nuovi standard del personale, che stanno in fase di definizione al ministero della Salute, tengano anche conto del tempo della comunicazione, del tempo dell'ascolto come vero e proprio tempo di cura. Non vogliamo standard di personale che non prevedano il tempo della comunicazione come tempo di cura".

Un altro dato che desta preoccupazione, ha continuato Aceti, e' che "un medico su 5 cambia la terapia che e' in corso spostando il paziente da un farmaco ad un altro non guardando al suo stato di salute, le sue esigenze cliniche, ma per dare seguito a delle indicazioni burocratiche e amministrative e contabili della regione e della Asl volte al contenimento dei costi. Quindi l'interesse si sposta dall'interesse della persona all'interesse dei conti e questo sappiamo essere anche un principio sbagliato sottolineato recentemente dalla Corte Costituzionale con la sentenza 275 del 2016 dove si dice appunto che il pareggio di bilancio non puo' sacrificare i diritti incomprimibili delle persone, ma e' il bilancio deve essere orientato e deve essere garante di questi diritti. Quindi da questo punto di vista bisogna lavorare moltissimo ad esempio armonizzando e rendendo coerenti le normative nazionali regionali e aziendali con i principi contenuti nel Codice deontologico in particolare il principio di scienza e coscienza, di autonomia anche della scelta prescrittiva guardando al benessere del paziente e non al benessere dei conti".

Altro dato rilevante e' quello relativo al fatto che soltanto "l'8% dei medici e' a conoscenza di come verranno utilizzati e finalizzati i risparmi derivanti dall'utilizzo del farmaco a minor costo. Questo e' un dato molto importante perche' ovviamente non sapere come verranno finalizzati scoraggia anche il medico ad andare in una certa direzione quindi per ingaggiarlo bisognerebbe condividere anche la cattedrale che si vuole far vedere al personale. Ultimo dato rilevante della ricerca e' quello sull'informazione rispetto alle terapie nei confronti del personale medico. Una carenza importante- ha concluso Aceti- da questo punto di vista oggi e' nelle istituzioni, la gran parte dell'informazione sulle terapie farmacologiche non proviene dalle istituzioni pubbliche e invece su questo bisognerebbe lavorare molto".

(DIRE)

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