21 settembre 2017 ore: 12:42
Salute

Sanità, Iss: bassa istruzione e povertà danneggiano la salute del cuore

Inferiore livello di scolarita' e disagio sociale peggiorano la salute cardiovascolare, anche dopo la correzione dei fattori di rischio. Lo ribadiscono i dati dell'Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare...

ROMA - Inferiore livello di scolarita' e disagio sociale peggiorano la salute cardiovascolare, anche dopo la correzione dei fattori di rischio. Lo ribadiscono i dati dell'Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare dell'Istituto superiore di sanita' e Amco-Hcf presentati alla V Conferenza di Prevenzione cardiovascolare che si tiene oggi e domani nella sede dell'Iss. Il report rileva, infatti, che anche in Italia queste differenze socio-economiche si ripercuotono sulla salute: gli ipertesi, i dislipidemici, gli obesi e i diabetici sono maggiormente concentrati nelle persone che presentano livello di scolarita' piu' basso, cosi' come certi stili di vita, quali l'inattivita' fisica e l'abitudine al fumo. Una tendenza iniziata 10 anni fa e che oggi si conferma in aumento.

'Questi dati ci confermano la necessita' di costruire un'azione tempestiva in termini di prevenzione primaria- commenta Walter Ricciardi, presidente dell'Iss- a partire dall'educazione a corretti stili di vita sin dalla scuola primaria; se questa tendenza si stabilizza o si conferma e' infatti a rischio la sostenibilita' del Servizio sanitario nazionale'. L'ipertensione arteriosa, per esempio, e' ancora un fattore di rischio preoccupante perche' colpisce piu' del 50% degli uomini e quasi il 40% delle donne, con una certa differenza nei due livelli socio-economici, piu' elevata nelle donne (+8%), meno negli uomini (+4%). Strettamente legato ai valori pressori il consumo di sale nella alimentazione che risulta piu' elevato nelle classi sociali piu' basse: circa il 6% in piu' in coloro che hanno livello di scolarita' elementare rispetto al livello universitario e piu' elevato al sud rispetto al nord'.

La ipercolesterolemia, emerge ancora dai dati dell'Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare dell'Istituto superiore di sanita' e Amco-Hcf, riguarda oggi circa il 30% della popolazione adulta (35-74 anni), sono di piu' le persone che si trovano nel livello socio-economico piu' disagiato (38% degli uomini e 39% delle donne rispetto a coloro che hanno scolarita' piu' elevata che si attestano rispettivamente al 35 e al 36%). Inoltre, nelle donne con scolarita' piu' bassa solo il 18% di quelle con dislipidemia e' ben controllata con la terapia rispetto al 27% di coloro che hanno una scolarita' piu' elevata. Stessa situazione anche per il diabete che e' piu' frequente negli uomini con scolarita' piu' bassa (14% contro il 10% in coloro che hanno raggiunto un livello di scolarita' superiore).

Nelle donne il fenomeno e' ancora piu' evidente: 10% nelle donne con bassa scolarita' e 5% (quindi la meta'), in quelle con livello di istruzione piu' elevato; il 27% degli uomini con scolarita' piu' bassa e' obeso, mentre lo e' il 22% in quelli con scolarita' piu' elevata; nelle donne il 32% di coloro che sono a scolarita' piu' bassa e' in condizione di obesita' mentre coloro che hanno un livello di scolarita' elevata sono al 18%. 'Come 'Fondazione Banca del Cuore'- dice Michele Gulizia, presidente Fondazione per il tuo cuore- riteniamo fondamentale l'organizzazione di azioni specifiche per una corretta strategia di prevenzione delle malattie cardiovascolari per la cittadinanza e cio' si esplica anche con una efficace comunicazione capillare'.

In particolare, aggiunge Gulizia, quest'anno 'abbiamo privilegiato la sensibilizzazione dell'opinione pubblica con l'operazione 'Truck Tour Banca del Cuore', portando le nostre Cardiologie e i laboratori analisi direttamente a casa dei cittadini grazie a un jumbo truck attrezzato che abbiamo posizionato nelle piazze di 36 citta' d'Italia, svolgendo migliaia di screening cardiologici gratuiti'.

Analizzando i dati di diversi Paesi, infatti, e' stato dimostrato che i fattori socio economici e psicosociali influenzano il rischio di malattia cardiovascolare in modo indipendente e oltre a determinare un aumento del rischio di primo evento e peggiorare la prognosi, possono ostacolare l'aderenza alla terapia e vanificare gli sforzi per migliorare lo stile di vita e promuovere la salute e il benessere della popolazione e dei pazienti. Fra questi fattori possiamo elencare il livello socio-economico, l'isolamento sociale e la mancanza di supporto sociale, lo stress lavorativo e familiare, la depressione e l'ostilita'.

'E' dimostrato anche che questi fattori non si presentano singolarmente- fa sapere Simona Giampaoli, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari dismetaboliche e dell'invecchiamento dell'Iss- ma tendono a riunirsi: abitudine al fumo, alimentazione inappropriata, inattivita' fisica si accompagnano spesso a depressione, poverta' e basso livello di scolarita'. La Conferenza di oggi e' l'occasione per fare il punto sui dati relativi alle differenze di salute nei Paesi e valutare le differenze che si sono verificate nel tempo, individuare le caratteristiche che spiegano almeno in parte tali differenze, mostrare come gli esiti peggiori tendano a essere maggiormente presenti fra le persone piu' svantaggiate, in modo da trovare modalita' piu' appropriate per cambiare questo stato di cose'.

E' frutto dell'attivita' del Dipartimento dell'Iss diretto dalla dott.ssa Giampaoli anche la nuova piattaforma 'CuoreData' (presentata oggi durante l'incontro), il sistema di interrogazione dati del 'Progetto Cuore', dedicata agli operatori, che mette a disposizione le statistiche relative allo stato di salute della popolazione italiana adulta e che permette di effettuare interrogazioni personalizzate per periodo, territorio, sesso, fasce di eta' e titolo di studio.

Si osservano, infatti, grandi differenze di esiti di salute non solo fra Paesi ricchi e poveri. All'interno di ciascun Paese, maggiori sono le disuguaglianze interne e maggiori le differenze di salute fra i cittadini piu' in alto nella scala sociale e coloro che sono piu' in basso.

Quando i fattori di rischio raggiungono una distribuzione cosi' elevata l'azione sui singoli individui non e' piu' sufficiente e deve essere accompagnata da azioni di comunita' incisive che riguardino tutta la popolazione dalle eta' piu' giovani fino all'eta' avanzata. Sono sempre le misure preventive, accompagnate da trattamenti farmacologici quando necessari a livello individuale, in grado di contrastare i fattori di rischio e di promuovere comportamenti e stili di vita sani.

Alimentazione varia e bilanciata (con pochi grassi saturi, colesterolo, sale e zuccheri, molta verdura e frutta, legumi, cereali e pesce), attivita' fisica (almeno 150 minuti a settimana), abolizione dell'abitudine al fumo e limitato consumo di alcool i quattro stili su cui incidere. Il ministero della Salute nell'ambito del programma 'Guadagnare Salute' gia' da anni sta portando avanti queste politiche comunitarie attraverso accordi con industria alimentare per la riduzione del consumo di sale, per il miglioramento della alimentazione nella ristorazione, per l'aumento dell'attivita' fisica. I risultati degli studi epidemiologici longitudinali hanno dimostrato che mantenere i fattori di rischio nel corso della vita a livello favorevole (low risk profile - profilo di rischio favorevole) preserva dalle malattie cronico-degenerative, fa guadagnare anni di vita, migliora la qualita' di vita e riduce la spesa sanitaria negli ultimi anni di vita. Il numero degli eventi che si verificano potrebbero essere molto ridotti, potrebbero presentarsi in forma meno grave ed essere posticipati in eta' piu' avanzata.

Le recenti evidenze scientifiche mostrano una stretta relazione tra l'incidenza di fibrillazione atriale e il livello di attivita' fisica. L'attuale tecnologia associata ai dispositivi cardiaci impiantabili permette di ottenere dati giornalieri affidabili in termini di episodi di fibrillazione atriale e di ore dedicate all'attivita' fisica anche a lungo termine (anni). Analizzando i dati giornalieri raccolti da dispositivi cardiaci impiantabili per tre anni e mezzo in piu' di mille pazienti, e' stato dimostrato che maggiore e' il numero di ore di attivita' fisica moderata, minore e' l'incidenza della fibrillazione atriale.

Inoltre l'incidenza della fibrillazione atriale e le ore di attivita' fisica hanno un marcato andamento periodico nel corso dell'anno: in inverno l'attivita' fisica diminuisce (-4.7%) e gli episodi di fibrillazione atriale aumentano (+14.4%), viceversa in estate l'attivita' fisica aumenta e il numero di episodi di fibrillazione atriale diminuisce. Dall'analisi dei dati non e' possibile stabilire la relazione di causa/effetto di questo fenomeno; tuttavia la significativa correlazione inversa tra i due dati suggerisce che l'attivita' fisica puo' essere considerata un indicatore importante nella valutazione del rischio di sviluppare fibrillazione atriale. (DIRE)

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