11 dicembre 2013 ore: 11:17
Salute

Sanità, Italia non più meta per medici e infermieri. E crescerà la fuga di cervelli

Amref Italia lancia l’allarme in un convegno domani a Roma. In Europa entro il 2020 ci sarà un milione di operatori sanitari in meno. E i tagli alla sanità rischiano di trasformare l'Italia in paese di emigrazione
Martino Lombezzi/Contrasto Infermieri stranieri

Infermieri stranieri

“In Europa entro il 2020 avremo 1 milione di operatori sanitari in meno. E anche l'Italia per via dei continui tagli alla sanità, non ultimo quello previsto nel maxi emendamento della legge stabilità, di una diminuzione di 1,15 miliardi per il biennio 2015-2016 per la spesa del personale, rischia di diventare sempre più un Paese di emigrazione che di arrivo”. Lo dichiara Giulia De Ponte, responsabile advocacy di Amref Italia - nel presentare il convegno “Politiche di austerity in sanità: quale impatto sulle carenze di personale sanitario?”, promosso da Amref, Fnomceo (Federazione degli ordini dei medici e degli odontoiatri) e Ipasvi (Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d'infanzia), che si terrà a Roma il 12 dicembre.

Oggi 57 paesi nel mondo, in maggioranza in Africa, hanno carenze critiche di personale sanitario ma anche in Europa la situazione sta cambiando. Da qui nasce l'esigenza da parte degli organizzatori di promuovere una riflessione che si sviluppa su un doppio binario: l'impatto delle carenze di personale sanitario nei paesi a basso reddito e il nuovo fenomeno delle migrazioni di personale a livello europeo causata dalle politiche di austerity adottate dall'Europa, a partire dall'Italia.

“Secondo l'Oms – sottolinea Amref – se volessimo un servizio sanitario che effettivamente protegga il nostro diritto alla salute, entro il 2035 avremo bisogno di mettere al lavoro 12,9 milioni di operatori in tutto il mondo. Già oggi, però ne mancano all’appello ben 7,2 milioni. A ciò – precisa - si aggiunge una situazione europea che sta mutando”. In società che invecchiano come quelle europee cresce infatti, anche nel vecchio continente, il numero di malati cronici che necessitano di assistenza sanitaria e si stima che entro il 2020 ci saranno 1 milione di operatori sanitari in meno”. Anche il nostro paese, per anni meta di molti professionisti della salute sta diventando, a causa delle politiche di austerity, un paese di transito o di emigrazione.

Se il mercato del lavoro diventa sempre più globalizzato, la domanda di personale sanitario e la capacità di attrarlo modella sempre più la mobilità e le migrazioni degli operatori. I paesi europei, inclusa l’Italia, hanno adottato ad esempio la Blue Card, una sorta di corsia preferenziale che mira ad attrarre lavoratori altamente qualificati formati in paesi extra europei – tra cui medici, infermieri e altro personale sanitario, verso l'Italia e l'Europa.
Il reclutamento di operatori sanitari qualificati all’estero, però rischia di aggravare le carenze di personale in altri sistemi sanitari, non solo nei paesi a risorse limitate, ma anche in Europa, accrescendo le diseguaglianze in salute tra paesi. Se da un lato, partendo dall'ottica dei paesi a basso reddito, Amref raccomanda all'Italia di evitare il reclutamento di personale sanitario che possa costituire una grave perdita per il paese di provenienza in termini di offerta sanitaria, dall'altra chiede al nostro paese un cambio di rotta. Non più tagli dunque e dequalificazione del personale, ma investimenti.

Le raccomandazioni sono quelle del Codice di Condotta sul reclutamento internazionale di personale sanitario, già adottato dall'Italia, che invita gli stati membri a intraprendere una serie di misure a livello bilaterale, nazionale, regionale e globale in risposta alle sfide costituite dalla migrazione del personale sanitario e dal potenziamento dei sistemi sanitari; le stesse misure che oggi l'ong annovera all'Italia per far fronte a vecchie e nuove sfide in questo ambito.

“ Amref - precisa De Ponte - porta avanti la tematica a livello europeo mettendo in rete otto paesi: Belgio, Regno Unito, Italia, Germania, Polonia, Romania, Spagna e Paesi Bassi attraverso la coalizione europea ‘Health Workers for all, all for Health Workers/Personale sanitario per tutti, tutti per il personale sanitario’, con l'obiettivo di accrescere la coerenza tra le politiche sanitarie e di cooperazione internazionale di questi otto paesi, in una prospettiva di crescente sostenibilità del personale sanitario”. (Lucia Ghebreghiorges)

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