6 marzo 2023 ore: 08:00
Non profit

Sardegna/2. Gli anziani come risorsa: la “silver economy”

A Oristano il 27 febbraio 2023 la seconda tappa del ciclo di seminari organizzati da Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Caritas Sardegna, Ucsi Sardegna e Redattore Sociale. Sul tavolo il fenomeno dell’invecchiamento e dei suoi tanti volti: non un peso ma una risorsa per il futuro dell’isola
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ORISTANO – Non più solo l’età del tramonto dell’esistenza, ma un periodo lungo e fecondo, vissuto con nuovi obiettivi e nuove progettualità, in un’ottica sempre più attiva che deve spingere ad una vera e propria ridefinizione del ruolo dell’anziano nella nostra società. E’ stato dedicato al tema dell’invecchiamento come risorsa il secondo seminario del ciclo “Raccontare il territorio”, organizzato a Oristano dall’Ordine dei giornalisti della Sardegna, dall’Agenzia giornalistica Redattore sociale e dalla Caritas Sardegna, insieme all’Ucsi Sardegna. Un fenomeno sociale che ha ormai – e avrà ancor più in futuro – un corposo risvolto economico, tanto da andare ed essere identificato sotto il nome di “silver economy”.

L’appuntamento di Oristano, aperto ai giornalisti ma anche ai vari operatori del mondo della comunicazione, è stato coordinato dal presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi: un confronto sulla situazione delle persone anziane, sulle loro potenzialità e difficoltà, che si è tenuto – ha rimarcato nel suo saluto introduttivo il sindaco di Oristano, Massimiliano Sanna – nella provincia sarda con il tasso di anzianità più elevato. L’alta incidenza fa sì che la questione sia particolarmente sentita e incroci le più diverse situazioni: “Nelle mie due diocesi – ha riferito nel suo saluto introduttivo l’arcivescovo di Oristano, mons. Roberto Carboni – ho 130 sacerdoti, oltre la metà dei quali ha oltre 70 anni. Il più anziano, in buona salute, ha 99 anni. Con questi sacerdoti mi trovo spesso a riflettere sulle loro condizioni, sul loro servizio, sul come rimanere attivi, su quale può essere il loro apporto rispettando naturalmente le loro condizioni fisiche, le loro forze e le loro possibilità”.

L’anzianità richiama inevitabilmente il tema della sanità e della necessità sempre più viva di integrare i servizi sanitari con il contesto territoriale e familiare: per questo Angelo Maria Serusi, direttore generale della Asl di Oristano, ha ricordato le azioni svolte per “portare le cure sul territorio” e “incentrare l’attenzione non solo sul socio-sanitario ma anche sul socio-assistenziale”. La recente inaugurazione dell’ospedale di comunità di Oristano si muove in questa direzione: nuovi servizi per domande nuove in una società in cui la rete familiare si è indebolita.

L’anziano nella società: un ruolo da ridefinire

L’aspetto demografico è stato messo in evidenza da Stefano Caredda, direttore di Redattore Sociale, che ha sottolineato come le persone che stanno per raggiungere o hanno raggiunto i 65 anni e più, in Italia, come del resto in molte altre nazioni sviluppate o in via di sviluppo, non siano mai state così tante (le proiezioni a breve termine le stimano ad un terzo della popolazione). Al contempo sono anche i maggiori detentori non solo di esperienza, ma anche di ricchezza mobiliare e immobiliare: dispongono cioè di flussi di reddito certi e non dipendenti dai cicli economici e hanno una elevata capacità di spesa. Per questo l’insieme dei beni e servizi a loro dedicati costituisce un importante mercato economico. E infatti con “silver economy” si definisce proprio il complesso delle attività economiche rivolte specificamente e direttamente alla popolazione con 65 anni o più inclusi e l’ulteriore attività economica che questa spesa genera. La rappresentazione mediatica dell’anziano è per certi versi ancora distante da questo scenario, il che richiede una nuova narrazione che valorizzi le loro competenze, ne tuteli le fragilità e affronti il confronto tra generazioni in modo costruttivo. In definitiva, si tratta di ridefinire il ruolo dell’anziano nella società e nell’idea di futuro che essa trasmette.

Vivere una “vecchiaia di successo”

Ecco allora – ha sottolineato Paolo Putzu, geriatra e gerontologo – l’importanza di investire sull’anziano  e di accompagnarlo a un invecchiamento attivo che preveda una progettualità: obiettivi e sogni  che aiutino ad affrontare a vivere una “vecchiaia di successo” per aiutare la stessa comunità a progredire. “Gli ultra-75enni – ha sottolineato Putzu – raddoppieranno in Sardegna nei giro di 10-15 anni contro i 20-25 della media nazionale: significa che dobbiamo muoverci nella programmazione socio-sanitaria, che dobbiamo colmare il ritardo che abbiamo accumulato”. Il quadro è quello di una variabilità interindividuale molto alta: “L’età anagrafica non ha più molto significato, conta come si invecchia e di fronte ad un quarto che lo fa molto bene e a un altro quarto che vive la non autosufficienza, c’è la metà della popolazione anziana in una fascia di rischio, che va accompagnata bene con servizi sociali e sanitari efficienti”.

La lotta ai luoghi comuni in tema di vecchiaia

Riflettendo su alcuni aspetti specifici, lo psicologo Domenico Putzolu ha messo in evidenza come occorra sfatare alcuni luoghi comuni che possono incidere negativamente sulla vita di un anziano, ad iniziare dalla presunzione che una vita attiva e una sana alimentazione ci preserveranno per sempre: “Non è così, non abbiamo sconfitto la morte e non si devono ignorare i segnali del proprio corpo”. Al tempo stesso, non è opportuno correlare automaticamente fatti quotidiani a problematiche di salute: “Le dimenticanze e le smemoratezze fanno parte della vita e non sono necessariamente sintomo di una sopraggiunta demenza”. E in definitiva, dice Putzolu, la medicina non è onnipotente e la condivisione e la relazione sono fondamentali nel mantenere una vita attiva.

La vecchiaia e l’attivismo culturale: voglia di partecipazione

L’aspetto culturale e la sua importanza nel favorire la curiosità e l’attivismo delle persone è stato messo in evidenza da Adriana Boy, responsabile della “Università delle Tre età” (UniTRE) che conta a Oristano 440 soci e 490 persone iscritte ai vari corsi organizzati: lingue straniere, informatica, teatro in italiano e in sardo, che diventano occasione di incontrarsi, conoscersi, fare nuove amicizie, partecipare a iniziative varie e stimolanti. “Facciamo cultura anche con conferenze e con viaggi e visite sul territorio: ci auguriamo che Oristano mantenga sempre la voglia di partecipazione che manifesta oggi”.

I silver possono generare un modello di futuro per l’isola

Un invito a ragionare sul momento storico attuale è arrivato da Sandro Murtas promotore di “Riabitare la Sardegna”, una realtà composta da cittadini, professionisti e imprese che collaborano con centinaia di progetti territoriali per “realizzare un’idea nuova di Sardegna”. Secondo Murtas occorre immettersi in una prospettiva che abbia “a cuore le sorti della Sardegna” e chiedersi come fare perché l’isola sia in grado di attrarre persone che scelgano di vivere progetti di vita e di terza età. “La Sardegna oggi è per lo più sconosciuta in Europa e questa scarsa conoscenza impedisce di considerarla come un luogo nel quale costruire una porzione del proprio progetto di vita, e questo vale sia per i lavoratori digitali sia per chi è entrato nella terza età”. E poiché i silver “non sono un’entità distinta e distante dal resto del tessuto sociale” occorre un’organizzazione del territorio che ”combini le esigenze di vita dei giovani e dei silver”. E dentro questo patto intergenerazionale, che peraltro ha sempre storicamente caratterizzato l’isola, viene sottolineato che proprio la generazione dei silver “può contribuire a tirare fuori la Sardegna dal pantano nel quale è finita”: ma per farlo c’è bisogno di “invertire la tendenza” e darsi “un’idea di futuro”. E proprio i silver possono essere decisivi nel compito ambizioso di “mettersi sulle spalle la necessità di generare un modello di futuro”, di disegnare “la Sardegna del 2030”, verde e sostenibile da un punto di vista economico, ambientale, relazionale.

La conoscenza di base per la progettazione sociale

Dal canto suo Carlo Crespellani Porcella, progettista e coordinatore dell’Osservatorio senile avviato come strumento di conoscenza e di pianificazione nel territorio del comune di Quartu (Cagliari) ha messo in evidenza come sia fondamentale tenere conto non solo dell’invecchiamento ma dell’estrema variabilità del comportamento che le persone che invecchiano possono avere.  “Il tema chiave – ha affermato – non è di tipo sanitario, o sociale, o ambientale, o economico, o relazionale: la questione cruciale è la combinazione fra tutte queste variabili”. Ecco allora che la progettazione sociale richiede puntuali conoscenze di base e la capacità di valutare il livello di soddisfazione generale della propria vita”.

L’incontro si è concluso con alcune testimonianze introdotte dalla direttrice della Caritas di Oristano, Giovanna Lai: quella del burattinaio Antonio Marchi, della volontaria Maria Grazia Carta, medico presso la Caritas, e della psicologa ed educatrice Ilenia Pistis. Le loro parole sono nell’articolo che racconta le iniziative e le azioni intraprese dalla Caritas diocesana di Oristano.

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