Sardegna/9. Informazione e dipendenze
NUORO – I giovanissimi alle prese con la dipendenza da sostanze stupefacenti, esposti alle conseguenze dell’assunzione di bevande alcoliche, colpiti con sempre maggiore frequenza dal gioco d’azzardo. Ma inseriti anche dentro la spirale della pornografia e in generale inseriti dentro un contesto di dipendenza da internet e da social media che tratteggia una condizione patologica che li rende particolarmente fragili e malati. Sono state le dipendenze e il loro mondo pieno di diverse sfaccettature il filo conduttore del seminario di formazione per giornalisti, il quarto della seconda edizione di “Raccontare il territorio”, svoltosi a Nuoro il 7 giugno 2024 con l’organizzazione dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, della Delegazione regionale Caritas Sardegna, dell’UCSI Sardegna e della FISC (Federazione Italiana settimanali cattolici), insieme a Redattore Sociale.
Il quadro d’insieme delle dipendenze
Dopo i saluti e l’introduzione del presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi, e l’intervento di Maria Chiara Cugusi, referente comunicazione Caritas Sardegna, un primo quadro introduttivo del fenomeno è stato fornito da Stefano Caredda, direttore di Redattore Sociale. Il quadro delle dipendenze – ha affermato - è in generale caratterizzato da una grande variabilità, dovuta alla pluralità di situazioni che possono sfociare in comportamenti problematici. Essi emergono sia nel campo delle sostanze lecite (alcol, farmaci, tabacco), sia in quello delle sostanze illegali (caratterizzato dall'introduzione di nuove sostanze, spesso più pericolose delle precedenti), così come nell'ambito comportamentale (gioco d'azzardo, dipendenza da internet e da social media, pornografia, ecc.).
Il contesto nazionale vede in Italia un aumento dei consumi di sostanze illegali fra i giovani studenti (15-19 anni), con la cannabis sostanza illegale più utilizzata e valori di consumo tornati ormai ai medesimi livelli pre pandemici. Quasi 800 mila giovanissimi hanno avuto intossicazioni alcoliche, e aumenta in quella fascia di età anche l'utilizzo di psicofarmaci senza prescrizione medica. L'età del primo fumo da sigaretta si abbassa, e 750 mila ragazzi hanno fatto uso di sigarette elettroniche. In questo contesto di crescita di consumo si insinua, per alcuni giovani, la condizione di dipendenza. Secondo i dati nazionali del Ministero della Salute gli utenti che vengono seguiti dai SERD (Servizi pubblici per le dipendenze) sono circa 250 mila, dei quali 130 mila sono dipendenti da sostanze. Sono soprattutto persone di sesso maschile (per ogni femmina ci sono sei maschi) e italiani (91%). In Sardegna sono state trattate nell'ultimo anno censito (2022) 3.329 persone, in larga misura maschi celibi, nella metà dei casi disoccupati. I SerD in Sardegna sono 18.
“Occorre sottolineare che in Italia è in calo lo stanziamento pubblico contro le tossicodipendenze: i Serd faticano, il personale non aumenta. Eppure ogni euro investito in sanità contro le dipendenze genera un risparmio di quattro euro, perché il costo delle dipendenze è solo in minima parte una questione sanitaria, ma si riverbera oltre l'ambito sanitario (costi elevati in ambito lavorativo, relazionale, affettivo, sociale). Inoltre – ha ricordato - occorre lavorare per ridurre il tempo di latenza: da quando una persona inizia ad avere un problema di dipendenza a quando si fa curare passano in media fra i 7 e gli 8 anni. Dato in miglioramento rispetto al recente passato, ma occorre lavorare per ridurlo ulteriormente”.
Un cambiamento profondo dei modelli di consumo
Il quadro della situazione a Nuoro e in Sardegna è stato illustrato da Rosalba Cicalò, medico chirurgo e psicoterapeuta, già direttrice Servizio dipendenze ASL Nuoro, che ha sottolineato il profondo cambiamento che il mondo delle dipendenze ha attraversato negli ultimi 30 anni. “Cominciammo all’epoca a lavorare nei Sert che nacquero sotto un impulso di ordine pubblico perché l’uso dell’eroina causava problemi di criminalità nelle strade per la presenza di tanti tossicodipendenti; poi sono emerse altre sostanze, è cambiata la popolazione utilizzatrice rappresentata da tutte le classi sociali, con un abbassamento dell’età di primo contatto con le sostanze”.
Cicalò mette in evidenza il cambiamento dei modelli di consumo, con la crescita del complesso fenomeno del poli-abuso, per cui “i ragazzi sono propensi a sperimentare più sostanze, un mix deleterio che causa spesso intossicazioni acute”. In un contesto in cui la relazione fra pari ruota proprio attorno all’uso di sostanze. “E se in casi come questi è difficile la diagnosi, ancor più lo è il trattamento”, dice Cicalò. Altro punto dirimente è quello della percezione complessiva delle famiglie dei giovani, che si basa su un atteggiamento che tende a minimizzare il problema, con l’obiettivo di abbassare timori ed ansie di fronte ad una situazione difficile da gestire. Una difficoltà figlia anche degli aspetti negativi della digitalizzazione, con l’opportunità di acquistare on line sostanze stupefacenti.
Rispetto alla situazione di Nuoro, poi, viene sottolineato come l’alcol sia ancora una sostanza presente e potenzialmente molto pericolosa per la sua funzione neuro-tossica, specialmente quando l’età del primo avvicinamento è molto precoce. Preoccupa il fenomeno del binge drinking, il consumo di più unità alcoliche in brevissimo tempo, con intossicazioni acute e gravi conseguenze indirette (incidenti stradali).
Presente a Nuoro anche la piaga del gioco d’azzardo patologico, diffusa fra quanti si muovono dai paesi della provincia per poter giocare in luoghi lontani da un seppur minimo controllo sociale. Fenomeno diffuso anche fra le donne, che preferiscono più i gratta e vinci rispetto alla componente maschile più dedita alle slot machine. Dalle analisi delle acque reflue emerge che Nuoro e Cagliari hanno il primato in Sardegna per l’uso di cannabis, mentre la seconda sostanza presente nel capoluogo nuorese è la cocaina.
Cicalò ha messo in evidenza la “sofferenza dei SerD”, il cui personale è sottostimato del 30% rispetto al fabbisogno, con una carenza formativa piuttosto elevata: “Non esiste una specializzazione in medicina delle dipendenze, la psichiatria si sta appropriando di questo campo senza però averne le competenze”. E i SerD dovrebbero conquistare una loro autonomia e dignità, senza essere schiacciati all’interno dei servizi per la salute mentale. “Ma anche i servizi – dice - devono sapersi rimodulare, agendo maggiormente in prossimità dei ragazzi, andandoli a cercare e a prenderli”.
L’aiuto in gruppo, l’esperienza dei club algologici
La presidente regionale dei Club algologici territoriali della Sardegna, e referente del club algologico di Dorgali, Maria Teresa Casula, ha raccontato l’esperienza di queste strutture che nel corso del tempo hanno rappresentato per tante persone l’occasione di acquisire maggiore responsabilità della propria esistenza, con la necessità di cambiare il proprio stile di vita. Dal primo club sardo, quello di Abbasanta nato nel 1988, passando per quelli di Macomer nel 1990 e Nuoro nel 1995, fino a quelli avviati negli ultimi trent’anni, “in tanti hanno finalmente potuto vedere e riconoscere il proprio problema, primo passo per una soluzione”.
Le dipendenze nei ragazzi di oggi: il caso dello smartphone
Uno sguardo al mondo dei giovanissimi è stato quello portato da Franca Sanna, direttrice della Fondazione Casa di Carità Arti e mestieri, un ente di formazione professionale attivo a Nuoro da 30 anni a questa parte. Una realtà che amplia i percorsi di formazione sul territorio, coinvolgendo i giovani in settori che sfociano in lavori come la ristorazione, con chef, camerieri, barman, ecc., oltre al mondo dell’informatica. Sanna mette in evidenza la dipendenza da smartphone sempre più diffusa, con una sempre maggiore difficoltà ad allontanarsi dal mondo virtuale nel quale i giovanissimi passano sempre più tempo. La mancanza di momenti di condivisione reale provoca un forte impatto sull’identità di ragazzi e ragazze che sempre più spesso, in ambiente digitale, incontrano poi l’occasione di un uso sfrenato di fumo, alcol, droghe e gioco. “E’ quanto mai necessario risvegliare la famosa comunità fatta dalla scuola, ma anche dalle famiglie e dalle istituzioni”.
La schiavitù della pornografia: “Un intrattenimento che non è senza vittime”
Del tema ampio delle dipendenze sessuali ha parlato invece Claudia Camarda, assistente sociale, che ha sottolineato come in Sardegna e a Nuoro i dati non si discostino più di tanto dal livello nazionale, che vede una maggiore frequenza del disturbo del comportamento sessuale compulsivo. “La pornografia – spiega - non è un intrattenimento senza vittime: gli adolescenti vivono una totale inconsapevolezza della bellezza di scoprire se stessi. Manca la bellezza dell’attesa che va di pari passo con la maturità fisica: bruciare le tappe non è essere emancipati, ma è affacciarsi alle cose della vita senza l’armatura che serve per proteggersi.
“Oggi – spiega Camarda citando le cosiddette cinque A - la pornografia è abbordabile, cioè più facilmente a portata di mano rispetto ad un tempo passato; è accessibile con grande facilità, con una disponibilità di contenuti costante e inarrestabile; è anonima, perché permette il nascondimento della dipendenza; è purtroppo culturalmente accettata, soprattutto fra i giovani; è infine aggressiva, perché fin dal principio un ragazzo o una ragazza possono imbattersi nella forma più violenta di pornografia, il che genera nel cervello lo stesso effetto della cocaina, con una sovra-stimolazione e poi col tempo una assuefazione ai contenuti che spinge alla ricerca di contenuti ancora più forti. Il che determina un grave colpo nella psiche non ancora matura di un adolescente.
L’ossessione per la ricerca di questi contenuti conduce col tempo all’incapacità di fermarsi e a una vera e propria crisi di astinenza, con un malessere generale e un livello di irritabilità elevato: “La pornografia delinea un uso crudo del corpo e dell’immagine della persona, ridotta alle sue sole facoltà sessuali, completamente depersonalizzata”. “I nostri – spiega ancora l’assistente sociale - sono ragazzi che non conoscono il significato della parola ‘pudore’, o che ne hanno un’accezione negativa. Se vogliamo proteggere i nostri figli e nipoti dovremmo iniziare nuovamente a introdurre questo termine in modo positivo: il fatto di provare disagio e avversione verso determinati atti è un cosa che ci protegge perché ci fa capire che c’è qualcosa per cui restare in allerta”.
Bassa autostima, nostro compito è ridare speranza
In conclusione, la testimonianza di Stephan – un giovane ex dipendente da alcol – e le parole del vicedirettore della Caritas diocesana di Nuoro, don Roberto Dessolis: “La bassa autostima personale è la cosa che accomuna tutte le persone con una dipendenza: il nostro compito è quello di ridare speranza e dignità alle persone, di incoraggiarle, di aiutarle ad allontanare quei tanti dei che rendono schiavi per fare risogere invece quel Dio che dà speranza, luce, pace e gioia. Ciascuno di noi ha la sua idea religiosa, noi possiamo creare progetti, possiamo favorire il percorso che permette di tornare ad amare e di ridare dignità a quanti abbiamo vicini a noi”.