29 maggio 2023 ore: 13:32
Società

Sardegna, il lavoro che verrà: “Gap di competenze, unire tradizione e innovazione”

Cronaca della quinta tappa del ciclo di seminari organizzati da Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Caritas Sardegna, Ucsi Sardegna e Redattore Sociale. A Cagliari spazio alla riflessione sul lavoro, fra formazione, innovazione, aerospazio e macchine quantistiche, turismo e bellezze naturali, produzione di formaggi e prodotti del territorio
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CAGLIARI – Una quantità rilevante delle occupazioni lavorative che impegneranno uomini e donne fra una ventina d’anni non sono ancora conosciute, ma è indubbio che molte di esse avranno a che fare con quelle discipline tecniche (le scienze, la matematica, la medicina, l’ingegneria) che oggi non godono (almeno non tutte) di buona salute. Lo sviluppo del futuro e le possibilità di poter avere un lavoro di qualità passano anche per la promozione di questi campi presso le giovani generazioni.  E’ questa una delle considerazioni proposte nel corso del quinto seminario del ciclo “Raccontare il territorio”, dal titolo “Il lavoro che verrà”, organizzato dall’Ordine dei giornalisti della Sardegna, dall’Agenzia Redattore Sociale e dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna, in collaborazione con l’UCSI Sardegna, andato in scena a Cagliari lo scorso 15 maggio. Un pomeriggio nel quale hanno convissuto l’aerospazio, il lancio di satelliti e le macchine quantistiche, la produzione di formaggi ovini, il turismo naturalistico nel parco dove nidificano i fenicotteri rosa, la realizzazione di concimi biologici, la formazione dei giovani, l’ospitalità ai turisti e la magia dei burattini.

La riflessione, coordinata dal presidente dell’OdG Sardegna, Francesco Birocchi, è partita dalla constatazione che il lavoro è uno dei bisogni primari delle comunità umane e che la sua mancanza determina, in una regione come la Sardegna che ha un tasso di disoccupazione del 12% in termini generali e del 23% fra i giovani, un’emigrazione verso altre regioni italiane e verso l’estero, fenomeno che a sua volta alimenta lo spopolamento del territorio. Una delle chiavi di volta per affrontare il problema è la capacità di fornire la formazione per sfruttare le opportunità che il mercato del lavoro è in grado di offrire. Un ruolo nel quale anche l’informazione può giocare un ruolo decisivo.

Il sindaco di Cagliari: “Diventare attrativi"

“Questa città e l’intera area metropolitana – ha affermato nel suo saluto introduttivo il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu – ha una buona qualità di vita e può certamente lavorare per attrarre un certo numero di professionisti nel suo territorio: la produzione è in fase di trasformazione ed è importante favorire la collaborazione con il mondo delle imprese perché il lavoro di qualità porti anche stipendi di qualità”. Truzzu ha sottolineato le scelte dell’amministrazione comunale per affidare gli appalti a personale con contratti più vantaggiosi e con una maggior livello di protezione sociale, e ha rimarcato l’importanza del supporto alle medie e piccole imprese.

Caritas e Ucsi: “Cercare nuove opportunità”

Da Raffaele Callia, delegato regionale della Caritas Sardegna, è arrivata l’attenzione per quanti non hanno lavoro: “Un dramma che coinvolge tante famiglie e che deve muoverci sul terreno della lettura del territorio per la ricerca di nuove opportunità e per la valorizzazione dei talenti e delle bellezze artistiche e naturalistiche dell’isola”. Da Andrea Pala, presidente Ucsi Sardegna, è giunto l’invito a giornalisti e comunicatori di raccontare le nuove frontiere che anche in campo lavorativo sono da esplorare.

La funzione sociale del lavoro: “Nessuno sia costretto a scegliere fra pane e coscienza”

Stefano Caredda, direttore di Redattore Sociale, ha introdotto il tema ricordando come il lavoro costituisca non solo un’attività produttiva, intellettuale o manuale, atta a produrre o dispensare beni e servizi in cambio di un compenso per la persona singola, ma sia anche fonte di ricchezza e di progresso collettivo, oltre che un importante momento di vita sociale, perché mette in relazione le persone: “Esso non va inteso solo come strumento per procurarsi da vivere, ma anche come un mezzo per esprimere liberamente la propria personalità”. Dopo un riferimento alla Costituzione (che identifica il lavoro come un diritto e al tempo stesso come un dovere), Caredda ha sottolineato come “proprio perché il lavoro è trasformativo della persona, il processo attraverso il quale vengono prodotti beni e servizi acquista valenza morale, non è cioè qualcosa di neutrale: in altri termini, poiché il lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società, occorre che esso sia sempre organizzato e svolto nel pieno rispetto dell’umana dignità e al servizio del Bene Comune”. Ciò, è stato sottolineato, non sempre accade, sia perché può accadere che il lavoro non produca bene comune, sia perché le condizioni nelle quali viene svolto non sono degne: “Dovremmo operare tutti affinché nessuno sia costretto a scegliere fra il rispetto della propria dignità e della propria coscienza da un lato e la necessità di un sostentamento dall’altro”. Si sono toccati poi i temi dell’armonizzazione vita-lavoro, delle politiche attive, e si è dato uno sguardo ai dati ufficiali sull’occupazione in Sardegna, che raccontano di un tasso di occupazione al 53,6 e di una disoccupazione al 12%.

La Cisl: “Combattere il deficit di competenze”

“In Sardegna ci sono luci e ombre, ma il punto cruciale è il deficit di competenze che l’isola vive”: così Davide Paderi (Cisl) riassume la situazione attuale, descritta in termini generali con la difficoltà del sistema di creare nuovo lavoro per il futuro. Da un lato il tema della burocrazia e dei tempi lenti, dall’altro la constatazione che due terzi dei bambini con genitori senza istruzione superiore sono destinati a rimanere allo stesso livello nella loro vita. Paderi ha invitato a non confondere il lavoro povero con il lavoro poco qualificato, e ha sostenuto che la bassa produttività della Sardegna è da ascrivere ad un dato di competitività.

L’importanza delle competenze scientifiche: “Bisogna puntare in alto”

Molto esplicito nel segnalare la necessità di un incremento delle competenze in materia tecnica è stato Giacomo Cao, amministratore unico di CRS4 (un centro di ricerca interdisciplinare della Regione Sardegna che promuove lo studio, lo sviluppo e l'applicazione di soluzioni innovative a problemi provenienti da ambienti naturali, sociali e industriali) nonché presidente del DASS (Distretto aerospaziale della Sardegna): “Il 40% della forza lavoro sarà in futuro legata a discipline tecniche, ma occorre essere pronti a questi obiettivi e bisogna avere il coraggio di dire oggi ai ragazzi che ci si deve iscrivere a Scienze, a Matematica, ad Ingegneria, a Medicina”. Sono le cosiddette “STEM” (dall’acronimo inglese che racchiude science, technology, engineering and mathematics), verso le quali occorre aumentare l’interesse delle nuove generazioni fin da bambini, fin dalla fascia 4-7 anni, oggetto infatti di una campagna nelle scuole coordinata in questi mesi da CSR4: “Facciamo fare ai bambini degli esperimenti, facciamo costruire delle strutture partendo da materiali fragili per mostrare come l’unione crei robustezza, facciamo vedere come certi materiali galleggino nell’acqua, spieghiamo i principi sui quali si basa il motore a reazione degli aerei: alimentiamo la curiosità e promuoviamo le discipline ‘Stem’”. 

“Il futuro della Sardegna si basa sulla capacità di attrarre investimenti rilevanti, rispettosi dell’ambiente e che guardino al futuro: così è successo, ad esempio, con l’aerospazio, un settore in cui 10 anni fa è stato avviato un progetto che ha portato oggi la Sardegna ad essere un punto di riferimento internazionale per il mondo dei cosiddetti lanciatori, cioè l’immissione in orbita di satelliti”. Cao sottolinea come ci siano attualmente tre strutture in tutta Europa: una in Francia, una in Germania e una in Italia, appunto quella sarda di Perdasdefogu (dove esiste un’infrastruttura di test di motori a propellente liquido) e di Capo San Lorenzo (infrastruttura di test di motori a propellente solido)”.  Un progresso e uno sviluppo che passano, ad esempio, per le macchine quantistiche gestite dal CSR4 e che portano Cao ad affermare: “Dobbiamo puntare in alto. Se vogliamo arrivare a raggiungere risultati importanti, capaci di portare la Sardegna davanti agli altri, bisogna lavorare e lavorare molto, per sopperire ai gap esistenti”.

Come innescare meccanismi virtuosi in periferia: il caso Gerrei

Da Franco Manca, presidente dell’impresa sociale “Lavoro insieme” (struttura nata nel 2018 e gestita interamente in ambito ecclesiale per promuovere sviluppo lavorativo), è arrivata da un lato la sottolineatura dell’importanza di colmare il ritardo accumulato nelle competenze tecnico-scientifiche e dall’altro il racconto delle attività svolte sul territorio per innescare meccanismi virtuosi. Su tutti, il percorso avviato nel Gerrei, zona interna caratterizzata da altopiani e colline nel sud-est della Sardegna (il comune di San Nicolò Gerrei dista da Cagliari 50 chilometri che si percorrono in circa un’ora di auto). “Prima ancora di affrontare questioni economiche abbiamo ridato fiducia, speranza, vicinanza e ascolto alle persone che abbiamo potuto incontrare: poi abbiamo innescato un percorso che ha messo insieme 27 piccole imprese che vendono on line i prodotti del Gerrei, promuovendo i rapporti con alcuni Gruppi di Acquisto Solidali (Gas). Non fatturano cifre particolarmente elevate, ma la cosa importante è la restituzione di un percorso di fiducia reciproca”.

Partire dai ragazzi: start up e marketing nelle scuole

Dal canto suo Rossella Racugno, responsabile formazione della società di consulenza “Apply consulting”, ha illustrato le attività poste in essere sul versante della sensibilizzazione formativa verso i ragazzi delle scuole superiori, coinvolti in oltre 600 nel corso di 12 diversi percorsi proposti alle scuole. “Dalla creazione di una start up simulata (in cui i ragazzi analizzano il territorio provando a rispondere ai bisogni sentiti dalla popolazione), ai percorsi proposti agli studenti da parte delle stesse aziende, fino alle vere e proprie maratone di imprenditorialità con partner internazionali, i ragazzi imparano a costruire un’attività, ideando veri e propri prototipi, impegnandosi nella strutturazione di piani di marketing valutati da progettisti: in questo modo i ragazzi percepiscono le proprie competenze e acquisiscono maggiori consapevolezze”. I dati in tal senso dimostrano che, fra le varie competenze, i giovani hanno necessità di rafforzare in modo particolare la gestione del tempo, la flessibilità, la resilienza e la gestione del conflitto.

Turismo, la risorsa dell’extra alberghiero: flessibile, democratico, personale

Del settore turistico extra-alberghiero si occupa Maurizio Bettelli, presidente dell’associazione “EXTRA”, impegnata appunto nel settore del turismo e dell’ospitalità. Un ambito che in Sardegna è particolarmente importante, perché i dati segnalano un patrimonio immobiliare a disposizione di oltre 300 mila immobili, che già oggi sono gestiti da un gran numero di operatori. La ricettività non alberghiera, fatta anche di semplici singoli appartamenti gestiti a livello familiare, ha tre grandi caratteristiche: “In primo luogo è flessibile, perché sono realtà che hanno una struttura molto leggera, non avendo in genere neppure personale assunto, e possono attivare la ricezione turistica anche poco preavviso; in secondo luogo è un settore democratico, perché riguarda una platea molto ampia di operatori che non hanno bisogno di investire chissà quale cifra per poter avviare l’attività; in terzo luogo è personale, perché il cosiddetto host ci mette la faccia, è una persona attenta ad accogliere e a ricevere valutazioni positive”. Questo mondo – che a Cagliari città è pari a 1600 operatori – è poi importante nella promozione più vasta del territorio: “La prima domanda che il turista rivolge all’host è ‘dove mi consiglia di andare a mangiare?’. L’host è un vero e proprio ambasciatore del territorio, racconta, consiglia, indirizza. E anche in questo settore – specifica Bettelli – serve adeguata formazione, perché l’accoglienza del turista in fondo è un’arte”.

Il lavoro nello spazio naturalistico: l’esperienza del Parco di Molentargius

E a proposito di turismo, Stefano Secci, presidente del Parco di Molentargius, ha illustrato le prospettive di quello che è un bene inestimabile per l’area di Cagliari: un parco naturale incastonato all’interno della città metropolitana, un gioiello ulteriormente impreziosito dalla nidificazione dei fenicotteri rosa, che si ripete da ormai 30 anni. “Occorre partire dalla dignità del lavoro e per questo insieme ai 4 sindaci interessati (quelli di Cagliari, Quartu Sant’Elena, Quartucciu e Selargius) abbiamo scelto di sistemare l’esistente, eliminando contratti parcellizzati e avviando bandi di gara per periodi corposi (5 anni per al manutenzione e i percorsi nel verde) con clausole sociali per il futuro”. Al tempo stesso – ha affermato Secci – “abbiamo una concessione di nove anni per l’educazione ambientale e le informazioni turistiche, con una prospettiva futura che deve alimentare il lavoro in rete. In particolare, poi, puntiamo a far sì che possa avvenire nel concreto un connubio fra la conservazione della natura e la produzione di sale”. “Per quest’ultima – ha spiegato - pensiamo ad una concessione a titolo oneroso che naturalmente potrà essere possibile solo se si arriverà ad una quantità congrua di sale prodotto: una produzione intorno alle 70 mila tonnellate annue potrebbe attrarre investitori e al tempo stesso garantire risorse per l’autonomia energetica. L’opinione pubblica – ha concluso - deve capire che non stiamo andando ad intaccare la natura, ma facciamo ciò che è bene per la conservazione di tutte le saline del Mediterraneo”.

Le esperienze del territorio fra tradizione e innovazione

In conclusione, sono state proposte quattro testimonianze. Elisa Artitzu, del Caseificio “Malamida” di San Nicolò Gerrei, coinvolta nel già nominato progetto avviato dall’impresa sociale “Lavoro insieme”, ha raccontato la propria esperienza nata dalla passione per il formaggio e dalla scelta di aprire un’attività di produzione di formaggi di latte ovino prodotti a latte crudo, senza fermenti, con una lavorazione più onerosa rispetto a quelle standard (pastorizzazione in primis) e senza l’uso di alcun polimero. “Ci abbiamo messo due anni ma grazie a Terre Ritrovate (il sito tramite il quale i prodotti sono venduti ovunque) siamo stati sostenuti e abbiamo trovato lo slancio per fare delle piccole grandi cose”.

Paola Casti, della Concimi Biologici srl, ha raccontato l’avvio di un’azienda che ha preso le mosse da una ricerca di laboratorio attuata presso l’Università di Cagliari. “L’azienda si occupa del recupero degli scarti della macellazione per produrre fertilizzanti organici: nasce da una ricerca accademica in cui un gruppo di studiosi notò come gli scarti alimentari vengono trasformati dalle microonde. Essi cambiano consistenza, cambiano odore e soprattutto non vanno incontro a fenomeni di putrefazione. Il gruppo di ricerca intuì che poteva esserci un uso importante di questa conoscenza e vennero prodotti prototipi di laboratorio fino a strumenti su scala industriale”. “Oggi – ha raccontato Casti - il processo è stato brevettato, è poco energivoro, si completa nel breve arco di 24 ore, è vantaggioso a livello ambientale e viene usato proprio per produrre concimi biologici: un procedimento che (almeno per il momento) la normativa non consente di usare sull’umido domestico, normalmente sottoposto a processi più lunghi e più impegnativi. Speriamo che questo metodo possa in futuro essere utilizzato ancora di più”.

Chiara Durzu, animatrice del Progetto Policoro della Chiesa Cattolica, attivo fin dal 1995 nel contrasto alla disoccupazione giovanile, ha fatto riferimento nel suo intervento all’importanza del lavoro di professionisti che affiancano i giovani nel percorso di accompagnamento lavorativo. “Fondamentale – ha detto – è lavorare sulle competenze personali e costruire insieme un piano d’azione che consenta loro di individuare le opportunità presenti per loro sul territorio”.

Infine Tonino Murru ha portato l’esperienza di “Is Mascareddas”, una realtà culturale fondata nel 1980 che ha contribuito nei decenni alla diffusione e alla conoscenza del Teatro di Figura in Sardegna, tradizione teatrale fino ad allora pressoché sconosciuta nell’isola. L’idea di fondo che sostiene ancora oggi l’attività della compagnia è che il teatro animato dai burattini è teatro a tutti gli effetti, con pari dignità rispetto al teatro con attori. La realtà ha svolto e svolge tuttora in Sardegna un importante ruolo di diffusione e conoscenza del Teatro di Animazione, ideando e allestendo progetti, festival, rassegne, con compagnie italiane e internazionali.

 

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