Sbarcato a Lampedusa, ora Ebrima si prende cura di un ragazzo autistico
Ebrima e Toti
Ebrima e Toti |
PALERMO - Ebrima ride, gioca, si diverte a sparare i miniciccioli, condividendo con Toti molti momenti della giornata. E’ in questo modo che sta crescendo un’amicizia ‘speciale’ tra Ebrima gambiano di 20 anni, arrivato a Lampedusa due anni fa e Toti, giovane autistico di 16 anni. A raccontare il modo straordinario in cui i due ragazzi stanno imparando a stare insieme è Muni Sigona, la mamma di Toti. Tante sono state le persone che hanno varcato la soglia di casa Lanza e tante quelle che non ce l’hanno fatta perché Toti ha bisogno di avere accanto sempre qualcuno che lo assiste in punta di piedi. Lui non vuole sentirsi un diverso. Lui vuole un amico e un compagno di giochi. Ed è così che la famiglia ha conosciuto Ebrima. "Gli abbiamo spiegato quanto sia difficile gestire Toti, ma allo stesso tempo abbiamo cercato di fargli vedere anche il lato positivo di questa 'opportunità di lavoro'. Lo scorso dicembre, molto scoraggiata – racconta Muni Sigona – per la difficoltà di trovare qualcuno che gestisse nelle sue attività Toti, mi sono rivolta alla Locanda del Samaritano di Catania dove mi hanno subito segnalato Ebrima che viveva in uno Sprar”. “Ebrima è solo e sa cosa vuol dire sofferenza – dice ancora Muni Sigona - e per questo è riuscito in maniera straordinaria, con tanta pazienza, ad istaurare un rapporto di assistenza ma anche di amicizia con Toti”.
- Così il giovane gambiano, dopo un periodo di prova di 4 mesi, è entrato in punta di piedi nella famiglia di Toti e adesso vive con loro. Veste, lo assiste e segue Toti di tutto punto. Con Toti scherza, gioca, sta al computer, interagisce con gli animali condividendo in maniera serena tante cose. “Stare con Toti, a volte non è facile - racconta Muni Sigona –, ma lui ci è riuscito accogliendo anche i suoi momenti di crisi e di aggressività verbale”. A maggio la famiglia di Toti ha parlato con il responsabile dello Sprar dove viveva Ebrima, proponendo un contratto di lavoro come assistente a tempo indeterminato. Da quel momento il giovane è entrato a fare parte della famiglia come “compagno di vita” di Toti. “Segue Toti per 8 ore al giorno – dice Muni - e, pur vivendo con noi, per il resto della giornata è libero di stare con i suoi amici, fare sport, seguire il calcio e le altre attività che piacciono ai giovani della sua età. Con noi, è stato al cinema, in pizzeria e in altri luoghi ma è molto importante garantire a Ebrima i suoi spazi di autonomia dove potersi ricaricare. Ci siamo molto affezionati perché si è instaurato un rapporto di scambio e di reciprocità autentico fatto di delicatezza e grande rispetto che va oltre un semplice rapporto di lavoro”.
“I due ragazzi spesso giocano in giardino. Toti gli ha insegnato ad andare in bici, a guidare la sua moto e a sparare i miniciccioli. Ad Ebrima la famiglia ha proposto di continuare gli studi superiori anche se, il suo desiderio, in questo momento, è quello di potere avere la patente. A settembre, infatti, frequenterà regolarmente una scuola guida così potrà prendere Toti a scuola, potrà accompagnarlo dove lui desidera andare. “Adesso avrà una settimana di ferie – continua Muni Sigona – e vorremmo che si facesse un bel viaggio magari a Roma o in un’altra città italiana per conoscere luoghi e persone diversi. Naturalmente per il futuro stiamo pensando di inserire Ebrima, se lui lo vorrà, nel nostro progetto de “La casa di Toti” in cui lui potrebbe essere il primo assunto. Sappiamo che gli piace stare fuori in campagna, in mezzo gli animali anche dedicandosi ad attività agricole. Noi stiamo investendo molto su di lui perché vorremmo accompagnarlo e seguirlo anche in altre attività che gli piacciono sempre non tralasciando il bel rapporto di amicizia e sostegno che è nato con Toti”.
Ebrima è giovane, per lui questa è la prima esperienza lavorativa. “Non sappiamo se Ebrima rimarrà sempre con noi – dice con una punta di tristezza Muni Sigona – perché, a volte lui ci dice che non è il suo corpo ma la sua mente a stancarsi. Mi sento di sottolineare, però, che stiamo vivendo sicuramente un’esperienza unica e straordinaria che può essere presa come esempio per altre famiglie.
Alle famiglie, infatti, che vivono situazioni analoghe con figli con disabilità diciamo di provare a sperimentare l’aiuto ed il sostegno che possono dare i migranti che sono in Sicilia, provando nello stesso tempo a dare loro una famiglia. Per quanto ci riguarda è un dare e avere, fatto di tanto affetto e rispetto”. “Storie come questa permettono di leggere – aggiunge Muni Sigona - l’emergenza immigrazione sotto una diversa luce. Donare reciprocamente se stessi alimentando sentimenti attraverso la costruzione di legami di amicizia. Condivisione di valori e impegni che portano a grandi risultati: necessari aiuti per famiglie come la nostra, speranza, occupazione, amore, per ragazzi come Ebrima! Grazie Ebrima perché ci stai provando. La Casa di Toti, se lo vorrai, sarà anche la tua casa, il tuo lavoro, parte del tuo futuro”.
Il progetto de La Casa di Toti che da parecchi mesi porta avanti la famiglia Lanza e, da cui è nata anche l'associazione onlus, prevede la nascita di una comunità/albergo etico per ragazzi con disabilità diverse, capaci di accogliere i turisti assistiti da tutor specializzati all’interno di una villa storica del ’700 di Modica. Il sogno della famiglia di Toti è quello di creare un futuro per lui e per gli altri ragazzi come lui. Il progetto de “La casa di Toti” che, a breve verrà presentato presso il comune di Modica, per essere realizzato ha di fondi che la famiglia sta cercando di raccogliere attraverso parecchie iniziative di beneficenza. (set)