Sbarchi, "allarme per far cessare Mare nostrum e avviare respingimenti”
ROMA - Preparare il terreno per far cessare l’operazione Mare nostrum, criticata anche da altri paesi europei come strumento di arrivo sicuro da parte dei migranti, per riprendere la politica dei respingimenti in mare. Sarebbe questo l’obiettivo delle dichiarazioni allarmistiche pronunciate ieri da Angelino Alfano, secondo Christopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati), che si dice “seriamente preoccupato” per le parole del ministro. Durante un convegno a Palermo, Alfano ha infatti spiegato che secondo fonti del ministero ci sarebbero tra le 300mila e le 600mila persone pronte a imbarcarsi verso le nostre coste e ha sottolineato esplicitamente la necessità di una “difesa delle frontiere” attraverso il rafforzamento di Frontex.
box “Siamo seriamente preoccupati per le parole del ministro – spiega Hein – vogliamo capire meglio cosa significa ‘difesa delle frontiere’: vuol dire forse intercettare in mare le persone che si imbarcano verso le nostre coste e rimandarle indietro? Non vorremmo che questo fosse solo un modo per preparare il terreno alla chiusura dell’operazione Mare nostrum e riprendere una politica dei respingimenti. Quelle pronunciate ieri – aggiunge – sono parole che creano solo allarmismo e fanno crescere nell’opinione pubblica la paura di un’invasione”.
Hein sottolinea inoltre che i numeri citati dal ministro “sono improbabili” e non tarati su dati empirici. Nei primi tre mesi dell’anno infatti ad arrivare sono state 11mila persone circa, per la maggior parte (circa 70 per cento) richiedenti asilo. “Che rispetto agli altri anni ci sia stato un aumento degli arrivi è evidente – aggiunge Hein . un flusso che si è mantenuto costante anche nei mesi invernali, soprattutto per la situazione in Siria. Ma bisogna stare attenti a dare queste cifre, che non trovano riscontro nei dati che abbiamo sugli arrivi. Meglio pensare a un reale piano di accoglienza che venga incontro all’aumento dei migranti in arrivo per chiedere asilo, e che comunque non potranno mai raggiungere i numeri di cui parla Alfano”.
Il direttore del Cir ricorda che già alcuni paesi europei avevano criticato Mare nostrum, “pechè poi in molti tranisto dall'Italia per raggiungere altri paesi, ma non si può certo dire che sia questo il motivo dell’aumento degli sbarchi – spiega – i motivi principali sono da ricercare nella crisi siriana e nella situazione caotica che c’è in Libia. Bisognerebbe dunque che la politica estera si mobilitasse per rafforzare i diritti dei rifugiati nei paesi del Nord Africa anziché pensare di ridimensionare uno strumento che negli ultimi mesi ha evitato tragedie del mare”. L’operazione della Marina militare italiana è “necessaria – aggiunge - finché non ci sarà un modo legale per arrivare in Europa. Non dovrebbe, infatti, essere normale aspettare che le persone si imbarchino con i trafficanti per agire. E’ evidente che Mare nostrum non è la soluzione, è sempre un intervento emergenziale: nonostante ciò va rafforzato con un supporto dell’Unione europea. Non si può tornare indietro chiudendo le frontiere a persone che scappano da paesi in guerra”.
Le altre reazioni. L’allarmismo non serve, bisogna pensare piuttosto a un piano organico di accoglienza. Commenta così Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa, le parole del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Per l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, "non si può parlare di emergenza, perché si tratta di una situazione ben conosciuta. E’ ora quindi che si metta in atto un vero piano organico di accoglienza, che in Italia ancora non c’è".
Per mons. Giancarlo Perego, direttore generale di Migrantes, "chi si meraviglia di questi numeri dimostra di non conoscere la storia e sogna che Paesi sfruttati, impoveriti, alla fame, in guerra, non si mettano in cammino. Oppure dimentica che l’Africa nei prossimi 30 anni passerà da un miliardo di persone a due miliardi di persone: giovani, famiglie che, in condizioni di povertà, si metteranno in cammino”.
La Caritas Ambrosiana, per bocca del direttore don Roberto Davanzo, rileva: "I numeri sono inquietanti. Non abbiamo strumenti per dire che sono troppi o troppo pochi. L'appello del ministro Alfano può essere l'occasione per farci cogliere meno impreparati, per non ragionare sempre in termini di emergenza". Più dura e netta l'Asgi, secondo cui le parole di Alfano "rispondono alla collaudatissima strategia della fabbrica della paura: si fa percepire all'opinione pubblica l'invasione invece che parlare del fatto che sono le autorità pubbliche che non stanno affrontando la questione. Siamo all'utilizzo ideologico dell'emergenza, ormai è chiaro". (ec)
Su RS Agenzia giornalistica i resoconti completi sulle reazioni delle associazioni alle parole del ministro dell'Interno, Angelino Alfano.