Sbarchi, Amnesty: dopo Mare nostrum 1700 vittime e boom di arrivi
BRUXELLES - Finora nel 2015 il Mar Mediterraneo ha inghiottito un numero di persone cento volte superiore a quello calcolato nello stesso periodo lo scorso anno. Ben 1700 vittime da quando a fine 2014 è stata cancellata l'operazione umanitaria della Marina Militare Italiana, Mare Nostrum. Il drammatico aumento delle morti di migranti e rifugiati in mare emerge dal rapporto "Blueprint for Action" pubblicato oggi da Amnesty International a Bruxelles.
Amnesty chiede misure immediate ed efficaci da adottare per porre fine alla catastrofe in corso. "I leader europei che si riuniscono a Bruxelles hanno l'opportunità storica per porre fine una tragedia umanitaria di proporzioni titaniche", ha indicato John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per Europa e l'Asia centrale.
Il rapporto di Amnesty fa cadere il mito che Mare Nostrum abbia agito come "fattore attrattivo" . Il numero di rifugiati e migranti che tentano di arrivare in Europa via mare è aumentato rispetto alla fine dell'operazione. Infatti, il 2015 ha già visto un numero record di chi tenta di attraversare l'Europa via mare, oltre 24 mila.
"La negligenza dell'Europa - ha segnalato Dalhuisen - nel non riuscire a salvare migliaia di migranti e rifugiati che rischiano la vita nel Mediterraneo è stata simile a quella di vigili del fuoco che si rifiutano di salvare le persone che scappano da un inferno in fiamme. La responsabilità dei governi deve essere chiaramente non solo di spegnere il fuoco, ma anche di recuperare chi ha fatto un passo giù dal bordo".
Il rapporto riferisce che con Triton le operazioni di ricerca e salvataggio (search and rescue) in gran parte ricadono sulle navi della guardia costiera. L'ammiraglio Giovanni Pettorino, capo reparto delle capitanerie di porto, ha raccontato ad Amnesty International che le sue navi "non saranno in grado di prenderli tutti se rimaniamo gli unici ad andare là fuori". Differentemente da Mare Nostrum che prevedeva un pattugliamento a 100 miglia nautiche dalla costa, Triton è limitato a 30 miglia nautiche dalle coste italiane e maltesi "lontano da dove la stragrande maggioranza delle barche è nei guai", indica Amnesty.
Nel rapporto è raccontata la testimonianza di Mohammad, un uomo di 25 anni, palestinese proveniente dal Libano. Descrive come il 4 marzo 2015 si trovava in una barca con 150 persone a bordo che si è capovolta quando un grande rimorchiatore si è avvicinato per aiutarli. "Hanno gettato una scala di corda. Molti hanno cercato di salirci e la barca si è capovolta. Sono caduto in acqua. Immirdan, una donna siriana, è morta con il figlio di un anno". Come successo anche qualche giorno fa, i salvataggi su grande scala da parte di navi mercantili portano grossi rischi. Una operazione umanitaria professionale è necessaria.
L'8 febbraio 2015 a seguito di una chiamata di soccorso, la guardia costiera italiana ha sfidato il mare alto e le temperature da congelamento per salvare 105 persone su un gommone sovraffollato. L'imbarcazione faceva parte di un gruppo di quattro che era partito dalla Libia il giorno prima e si era messo nei guai. Sono morti 330 rifugiati e migranti quel giorno. Oltre a due navi mercantili nella zona solo la guardia costiera italiana era a disposizione per fornire assistenza. Le strutture sulle due motovedette scoperte erano insufficienti per fornire calore e riparo ai salvati e 29 di loro sono morti per ipotermia a bordo. Salvatore Caputo, un infermiere presente su una delle navi della guardia costiera, ha detto ad Amnesty International: "Per mantenerli al caldo li abbiamo fatti ruotare all'interno della cabina, ma è stato tutto molto difficile. Mi sentivo così infuriato: salvarli e poi vederli morire così". (gdp)