22 aprile 2014 ore: 13:46
Immigrazione

Sbarchi, Caritas Italiana: "Emergenza frutto della miopia del governo"

Il responsabile immigrazione, Oliviero Forti: ad oggi le organizzazioni che si occupano di dare accoglienza non sono state ancora convocate. “Governo fermo su una vicenda emergenziale che avrebbe richiesto solo qualche settimana di pianificazione"
Gommone pieno di immigrati, sbarchi

 ROMA -  I centri di accoglienza in Sicilia scoppiano, dopo gli ultimi arrivi dei giorni di Pasqua, che hanno fatto crescere il numero dei migranti giunti sulle nostre coste, dall’inizio dell’anno a oggi, a 25mila . Ma quella che stiamo vivendo è un’emergenza annunciata, frutto di una “miopia del governo”, o meglio di una mancanza di volontà politica di gestire il problema immigrazione. A sottolinearlo è Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas italiana. Per Forti l’aumento dei flussi di questi ultimi mesi, ricorda da vicino quello che accadde in seguito al conflitto in Libia, con la cosiddetta “emergenza nord Africa”. Ma a quei tempi col governo Berlusconi si decise di pianificare la gestione dell’accoglienza chiamando le organizzazioni a sedersi intorno a un tavolo col ministro Maroni per capire come intervenire. Oggi invece si procede per approssimazione, improvvisando un sistema di accoglienza che risulta nei fatti del tutto inadeguato e mette in crisi il sistema sui territori.

Da gennaio ad oggi sono arrivate 25mila persone in Italia, siamo già a  metà di quante ne arrivarono in tutto il periodo dell’emergenza nord Africa, ma nessuno del governo Renzi ha pensato di chiamare le organizzazioni per fare un  piano sulla situazione dell’accoglienza. Nei fatti, noi stiamo intervenendo perché i prefetti chiamano i nostri referenti sui territori, per capire quanti posti ci sono nelle singole strutture, ma non c’è nessuna pianificazione, è tutto improvvisato”. Nei giorni scorsi  alcune delle più importanti associazioni che si occupano di immigrazione avevano lanciato un appello al governo chiedendo un piano strutturato per la gestione dei flussi, un appello però caduto nel vuoto. “Nessuno ha convocato Arci, Croce rossa, Caritas e Cnca  come invece fu fatto dal governo Berlusconi al tempo del conflitto in Libia – spiega Forti-  Maroni pensò a un tavolo con coloro che sono protagonisti dell’accoglienza sui territori. Oggi, invece, che questo tavolo è ancora più necessario, nessuno se ne occupa. Questa mancanza di interlocuzione è molto grave, perché siamo noi che mettiamo a disposizione strutture e volontari.. Al ministro Alfano abbiamo dato la nostra disponibilità anche in incontri informali ma per ora incassiamo un nulla di fatto. Come Caritas ci siamo presi l’ impegno di  fare un  monitoraggio di quello che sta accadendo nei nostri centri, lo faremo anche se con la consapevolezza che  non abbiamo un referente istituzionale con  cui condividerlo”.

boxMa per Forti ci sono altri due elementi che rendono ancora più inspiegabile il modo in cui il governo italiano sta gestendo la questione dell’accoglienza. In primo luogo l’operazione Mare nostrum, messa in campo senza pianificare al contempo un rafforzamento delle strutture e dei centri di prima accoglienza. E, in secondo luogo, l’incognita del sistema Sprar, il cui annunciato ampliamento per situazioni di emergenza come quella attuale, rimane ancora bloccato per questioni burocratiche del tutto inspiegabili. “Mare nostrum è un’operazione a cui siamo certamente favorevoli, perché come ha ricordato anche il ministro Alfano consente di salvare vite umane, ma è chiaro che un’operazione come questa andava pianificata insieme a un adeguamento del sistema di  accoglienza. In questo senso l’ingenuità del governo mi sembra evidente – continua ancora Forti -. Era chiaro che Mare nostrum avrebbe incentivato la propensione alla partenza dei migranti. Ma come si fa a far sbarcare le persone ad Augusta e Pozzallo senza individuare e attrezzare le strutture del ragusano? Non è solo una questione di fondi, è una grave miopia: il governo non è stato in grado di mettere a sistema le risorse che ci sono e che funzionano sul territorio. Siamo così di nuovo affogati nell’emergenza ma era tutto ampliamente prevedibile”. Anche l’ampliamento dei posti  per lo Sprar rimane, a fronte degli arrivi in aumento, “bloccato per la mancanza di una firma o di fondi che non si riescono a far partire”. Il risultato è “un’occasione persa, perché lo Sprar poteva costituire uno strumento valido per far girare il sistema”.

Intanto, specialmente al Sud, le strutture sono al collasso: “ le persone vengono portate dalle imbarcazioni di Mare Nostrum sulle coste siciliane dove non esistono centri di prima accoglienza in grado di dare  per le prime 48-72 ore l’assistenza necessaria per il successivo smistamento – continua Forti –. Le prefetture chiamano i soggetti come Caritas e Arci, organizzazioni cioè, in grado di dare  non solo tetto ma di seguire anche le attività di orientamento legale. Purtroppo però ricominciamo a vedere anche la disponibilità di  accoglienza in alberghi e pensionati dove questi servizi aggiuntivi non sono garantiti”. Si procede, dunque a tentativi, ma secondo il responsabile della Caritas la situazione si poteva risolvere  mettendo a sistema le risorse che già ci sono: “il governo è fermo su una vicenda emergenziale che avrebbe richiesto invece, solo qualche settimana di pianificazione, ma è evidente che non c’è la volontà strategica di ragionare su un’azione di sistema. Siamo  bloccati su singole azioni condivisibili e da sostenere come Mare nostrum, che però  perdono di efficacia se manca un supporto a un sistema di accoglienza degno questo nome, che oggi non abbiamo”.  Per Forti quello che ora il governo farà è svuotare il centro di Mineo, dove attualmente ci sono quattromila persone, per renderlo realmente un centro di prima accoglienza, in cui i migranti rimangono il tempo sufficiente prima di essere mandati negli altri centri presenti in tutto il territorio nazionale. E a breve dovrebbero sbloccarsi anche i settemila posti previsti dall’ampliamento del sistema Sprar. Ma per entrambe le operazioni è “ormai troppo tardi, perché siamo già in emergenza”. (ec)

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