15 aprile 2015 ore: 15:58
Immigrazione

Sbarchi e accoglienza al Nord, Rambaudi: "Intese Stato-Regioni non sono carta straccia"

La coordinatrice delle Politiche sociali della Conferenza delle regioni risponde alla chiusura di Veneto e Lombardia sull'accoglienza. "C’è un impegno siglato. Non bastano le dichiarazioni, occorre riparlarne nelle sedi appropriate"
Immigrati. Centro accoglienza a Milano

ROMA – “Sull’accoglienza dei migranti le regioni hanno siglato un’intesa. C’è un impegno e le intese Stato-Regioni non sono carta straccia. Certo si basava su una proiezione con numeri diversi, ma se ci sono delle regioni che non si sentono legate a quell’impegno lo devono dire e bisognerà riparlarne al tavolo Stato Regioni, non si possono fare solo le dichiarazioni”. Risponde così Lorena Rambaudi, coordinatrice nazionale della Commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni e assessore alle Politiche sociali della regione Liguria, ai governatori regionali Maroni e Zaia che hanno dichiarato di voler chiudere le porte dell’accoglienza di Lombardia e Veneto ai migranti che in questi giorni stanno raggiungendo le coste italiane. Per Rambaudi, però, occorre andare oltre gli slogan elettorali e chiarire nelle sedi opportune. E di questo tema se ne parlerà anche al prossimo appuntamento della Conferenza delle regioni, mercoledì prossimo.

Per Rambaudi, è presto per richiamare alla mente scenari come la cosiddetta “emergenza Nord Africa”.  “Nel 2011 c’erano numeri molto più bassi ma non c’era un sistema organizzato – spiega Rambaudi -. Ora abbiamo un sistema più organizzato, ma abbiamo numeri più alti. Non so se si possa definire emergenza, ma è indubbio che ci sia una criticità sulla capacità di assorbimento di questi numeri. Se questo meriti una dichiarazione di emergenza oppure no sarà il governo a valutarlo”. Difficile fare stime sugli arrivi, ma con la bella stagione l’incremento dei numeri è più che scontato. Ed è questo che preoccupa gli enti locali. “Il sistema di accoglienza messo in campo funziona - chiarisce Rambaudi -, ma il problema sono i numeri. Stanno diventando davvero un po’ troppo significativi. Basti pensare che il piano che avevamo fatto con l’accordo Stato Regioni era di 60 mila persone e siamo arrivati a 190 mila, anche se non sono tutti presenti dato che molte sono state accoglienze di passaggio per chi è andato in altri paesi europei.  Tuttavia, siamo andati ben oltre le previsioni”.

Preoccupazioni già rese note alle istituzioni nazionali, aggiunge Rambaudi. “Durante l’ultimo incontro fatto al Viminale avevamo rappresentato le sofferenze dei territori. Finché l’organizzazione regge, l’impatto sociale non c’è. Nel momento in cui non si hanno più soluzioni adeguate e bisogna andare dietro a soluzioni di ripiego è chiaro che la situazione è un po’ più a rischio. A me risulta che in molte regioni, anche la mia, non ci siano più posti di quelli messi a disposizione  volontariamente”. Per Rambaudi, quindi, se necessario occorrerà pensare anche a soluzioni che vadano oltre l’accoglienza diffusa messa in campo fino ad oggi. “Noi abbiamo sempre puntato su un’accoglienza diffusa anche per evitare un impatto sociale pesante – spiega -. A questo punto, però, abbiamo bisogno anche di qualche contenitore un po’ più grande. Bisognerà fare una rapida rassegna e vedere cosa si può fare regione per regione”. Infine la peggiore delle ipotesi, quello delle requisizioni, proprio come nel 2011. “Le prefetture hanno il potere di farlo – conclude - e se ci sarà lo stato d’emergenza è una delle strade possibili. Ma si tratta dello scenario peggiore”.(ga) 

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