Sbarchi, in 860 arrivano a Palermo. Tanti i nuclei familiari con bambini
PALERMO – Sono eritrei, siriani, etiopi e sudanesi gli 860 migranti, quasi tutti giovanissimi, giunti alle 12 nel porto di Palermo a bordo della nave militare battente bandiera tedesca che ha soccorso i migranti da due barconi a 150 miglia dalla Libia. 191 le donne e 147 i minori. I primi a scendere, con i volti molto stanchi e disidratati, sono stati i numerosi nuclei familiari, prevalentemente eritrei e siriani, con bambini molto piccoli a seguito. Attiva subito come sempre la task force guidata dalla prefettura con Caritas (che fornisce cibo, acqua e scarpe), Crocerossa, Protezione Civile, Asp e Comune. Circa 400 andranno in strutture temporanee messe a disposizione dalla Caritas di Palermo. In particolare, 150 andranno nel centro Santa Rosalia, altri 150 nella casa diocesana di Giacalone, 60 nel centro di Ciminna, 100 presso l’Opera Pia della Caritas di Monreale. Si tratta sempre di strutture dove potere lavarsi, cambiarsi e riposare per qualche giorno in attesa che le autorità dispongano il trasferimento in altri centri d’Italia. Tutti gli altri invece verranno direttamente trasferiti con i pulman rispettivamente in Liguria (150) (anche se ancora non c’è certezza in relazione alle recenti dichiarazioni del neopresidente della regione Toti), Abruzzo (36), Toscana (100) e Trentino (25).
BOX Già da ieri sera oltre 30 i volontari sono stati impegnati tra i locali della chiesa del Santo Curato d’Ars di Falsomiele (postazione Caritas) che dentro al porto per organizzare la macchina della solidarietà della Caritas. Alle 5 di questa mattina è arrivato il pane per preparare oltre 900 pasti. Tra i volontari ci sono interi nuclei familiari come quello della famiglia Scarpaci di madre, padre e due figli. “Questa esperienza mi sta dando davvero molto - racconta Giacomo Scarpaci il capofamiglia di 60 anni -. Potere metterci al servizio di chi ha meno di noi ci fa stare bene e ci fa capire quanto bisogno c’è. I bambini sono quelli che mi emozionano di più. Ricordo nello scorso sbarco il volto molto espressivo un bimbo down di una famiglia numerosa africana. Anche le donne hanno uno sguardo da cui traspare non soltanto la stanchezza ma anche le condizioni disperate da cui provengono”.
“Nonostante i numeri siano elevati – ha dichiarato il prefetto Francesca Cannizzo – ancora una volta tutte le realtà hanno dato grande prova di impegno nel rispondere con tempestività ai bisogni dei migranti”. “Continuiamo grazie ai nostri volontari - sottolinea p. Sergio Mattaliano, direttore della Caritas – che non si sono mai fermati. L’appello in queste ore va a tutte le parrocchie della diocesi affinchè possano mettersi in contatto con noi per portare anche altri volontari in modo da dare il cambio e sostituire, nei prossimi giorni e anche nei futuri sbarchi, i nostri volontari”.
"L'ennesimo sbarco che è avvenuto oggi, oltre a confermare che Palermo è la città dell'accoglienza, è la prova che è sempre più urgente abolire il permesso di soggiorno, che è diventato un vero e proprio strumento di tortura. Noi non vogliamo essere considerati compici del genocidio in corso nel Mediterraneo. Ed è per questo motivo che domani sarò a Berlino, per rispondere all'invito ufficiale del Parlamento tedesco, il Bundestag, dove illustrerò il contenuto della Carta di Palermo, approvata nella nostra città nel marzo scorso, al termine del convegno internazionale 'Io sono persona'. L'ho annunciato anche al comandante della nave Hessen, della Marina tedesca, Andreas Seidl, a cui ho donato una copia della Carta di Palermo, e che ho ringraziato, insieme al suo equipaggio, per aver tratto in salvo i migranti". "Voglio ringraziare tutti coloro che lavorano alla prima accoglienza - ha aggiunto il primo cittadino - le forze dell'ordine, la Protezione civile del Comune, gli assistenti sociali, la Consulta delle culture, l'Asp, la Croce rossa italiana, la Caritas, l'Unhcr, Save the Children, i volontari di diverse associazioni e tutti coloro che si prodigano con impegno, passione e professionalità, per dare la prima assistenza. Il problema subentra, purtroppo, dopo, con la seconda accoglienza. Riteniamo sia giunto il momento che la Comunità internazionale si mobiliti per l’abolizione del permesso di soggiorno - ha concluso Orlando – e cioè si attivi per abolire questo strumento di tortura che costituisce la nuova pena di morte e la nuova schiavitù". (set)