Sbarchi, "sui barconi solo disperazione, non certo fanatici terroristi"
BOLOGNA - “Non bisogna spaventare la gente con l’incubo del terrorismo. Tra i migranti che ogni giorno arrivano sulle nostre coste in cerca di una vita migliore c’è tanta disperazione, non certo fanatici terroristi”. A dirlo è Elisabetta Gualmini, vice presidente della Regione Emilia-Romagna con delega a Welfare e Politiche abitative, che ha sottolineato come sia importante che le comunità si dimostrino più solidali e capaci di accogliere i migranti. La riflessione sul tema è nata dopo che il prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano, ieri (23 febbraio) ha incontrato i sindaci e gli assessori dei Comuni della provincia per fare il punto sulla situazione legata agli sbarchi. Sodano ha espresso le sue preoccupazioni insistendo sul fatto che “l’instabilità della Libia non promette nulla di buono”. E ha chiesto alle amministrazioni locali, che non lo avessero ancora fatto, di mettere a disposizione edifici o strutture in grado di accogliere le persone che da Lampedusa arriveranno in regione. “Sono d’accordo con quello che ha detto il prefetto, è importante che ognuno faccia il possibile – continua Gualmini – Come Regione stiamo pensando di realizzare un coordinamento con tutti i comuni per capire come gestire il fenomeno migratorio sul territorio”. Secondo i dati della Fondazione Migrantes, aggiornati al primo gennaio di quest’anno, nei centri regionali di primissima accoglienza (Cda, Cara, Cpsa) sono presenti 2.648 stranieri, tra adulti e minori.
Al momento sono 180 le persone presenti nell’hub regionale (ex Cie) di via Mattei a Bologna. Nel centro i migranti sono sottoposti a screening sanitario, registrati e fotosegnalati e poi inviati nei diversi centri d’accoglienza in regione. Sono tanti quelli che lasciano il centro in modo autonomo per proseguire il loro viaggio verso altri Paesi europei dove ad aspettarli ci sono familiari o amici. Chi rimane, viene inserito all’interno di un percorso di prima accoglienza e ospitato, per un massimo di 90 giorni, in altre strutture sul territorio regionale. Solo a Bologna sono 389 i migranti, accolti in diversi edifici. Quelli che ottengono l’asilo rientrano nel percorso degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), agli altri viene invece rilasciato un permesso per motivi umanitari e, spesso, sono lasciati al loro destino. Sono in tanti, infatti, quelli che al termine del periodo di prima accoglienza si ritrovano senza un posto dove andare. “Dobbiamo migliorare l’accoglienza di secondo livello, gli Sprar fanno tanto, ma non basta – ribadisce Gualmini – Per questo motivo, stiamo pensando a interventi che permettano di avviare percorsi di formazione e sostegno in modo da favorire l’integrazione, anche per i minori non accompagnati che una volta sbarcati si ritrovano soli e senza conoscere una sola parola di italiano”.
In questa direzione si è mosso il Comune di Bologna che, insieme ad Asp e al Consorzio Indaco ha partecipato, vincendolo, al bando del ministero dell’Interno per la realizzazione di un hub regionale destinato ai minori non accompagnati. A partire dal 20 marzo i minori stranieri non accompagnati saranno ospitati in 3 diverse strutture: le comunità di prima accoglienza già presenti sul territorio di Bologna Ponte e Ginestra e una struttura da attivare presso Casa Merlani in via Siepelunga. I centri garantiranno un’accoglienza di 50 minori al giorno per un periodo che andrà dai 60 ai 90 giorni, dopo di che i ragazzi verranno trasferiti in altre strutture sparse per la regione.
In Emilia-Romagna, in base ai dati del Dipartimento dell’immigrazione del ministero aggiornati a gennaio 2015, sono 532 i minori soli che vivono nelle diverse strutture d’accoglienza della regione, di cui 151 nella sola Bologna. (Dino Collazzo)