Scuola, bocciata la metà degli abilitati al sostegno. “Occasione mancata”
ROMA – Gli esami sono difficili, ma l'ultimo “concorsone” per gli aspiranti insegnanti pare abbia superato i limiti: si stima che circa la metà dei candidati non abbia superato le prove scritte. E tra i “bocciati al primo turno”, ci sono tanti insegnanti di sostegno ben formati e abilitati. Secondo i dati diffusi dagli uffici scolastici regionali, in Piemonte, per esempio, solo 130 su 333 hanno superato la prova sul sostegno: in Calabria il 23%, in Sicilia 1 su 4. Virtuoso il Friuli Venezia Giulia, dove il 98% dei candidati per il sostegno passa all'orale. Bene anche l'Emilia Romagna, con il 90%. In media, secondo il Miur, il 47% ha superato la prima prova, sia sui posti comuni che sul sostegno.
Troppi bocciati, insomma, specialmente se parliamo di chi ha studiato, si è abilitato e quindi si è presentato all'esame sereno che quel posto sul sostegno lo avrebbe conquistato. Perplessità e proteste arrivano quindi da chi, questi candidati, li ha conosciuti e preparati: come Luigi D'Alonzo, coordinatore dei corsi di specializzazione per le attività di sostegno all'integrazione scolastica degli studenti con disabilità. A nome dei docenti di pedagogia speciale, ha scritto una lettera al sottosegretario Faraone, esprimendo la preoccupazione “per gli esisti dei concorsi in atto in tutta Italia, poiché ci risulta che non sempre coloro che hanno dimostrato preparazione e competenza conseguendo l'abilitazione sul sostegno superano le prove concorsuali”. I docenti hanno quindi chiesto al Miur di “avere dati aggiornati sugli esiti delle prove concorsuali nei vari ordini di scuola, onde realizzare un accurato e doveroso monitoraggio dei risultati conseguiti dai nostri abilitati”.
A dar voce alla preoccupazione dei docenti di Pedagogia speciale è anche Dario Ianes, responsabile delle Edizioni Erikson, che giorni fa metteva in rete una fotografia e un commento particolarmente eloquenti: “Il concorso butta gli specializzati nel sostegno nella spazzatura. In Trentino, dei 29 insegnanti di secondaria specializzati da noi in Università di Trento 11 non hanno passato lo scritto! Ma noi li abbiamo abilitati con ottime valutazioni: c'è qualcosa che non mi torna”. E continua a non tornargli oggi, mentre ci assicura che “gli insegnanti abilitati al sostegno con le nuove abilitazioni al sostegno sono preparati più del doppio rispetto agli altri: eppure, tanti di loro sono stati bocciati. Ci siamo chiesti perché e ci siamo dati alcune risposte. Ma voglio premettere – chiarisce – che il concorso per andare in ruolo è fondamentale e che bisognerebbe farne uno ogni anno. Questa occasione, però, ha avuto diversi problemi: primo, le domande non erano precise nel testare le competenze effettivamente necessarie nello svolgimento del lavoro; secondo, i candidati non conoscevano i criteri in base ai quali sarebbero stati valutati. C'era tra questi, per esempio, l'originalità, ma nessuno lo sapeva. E poi cosa significa originalità?”, si domanda Ianes. Il terzo problema sono “gli indicatori, che sono mancati a livello nazionale: in pratica, le commissioni hanno ricevuto solo poche righe dal ministero, ma non indicazioni precise e univoche sui metodi di valutazione. Risultato: una grande disomogeneità a livello nazionale. Senza contare che le commissioni sono state formate 'raschiando il barile': in un periodo estivo con un compenso di 1,5 euro circa, il rischio è che i commissari non fossero tra i più preparati”. C'è poi un'altra questione, che è quella della lingua straniera: “molti candidati hanno sottovalutato quelle due domande. E questo ha prodotto grandi danni”.
Di fatto, il “concorsone” ha finito per “penalizzare insegnanti competenti e preparati, che ora si troveranno esclusi, ma poi ripescati in supplenze annuali, con il solito senso di precarietà e frustrazione scartati da concorso ma a supplenze annuali. Mentre è possibile che abbia superato il concorso chi ha avuto una prestazione più adeguata alla prova, ma non ha una preparazione adeguata al compito che andrà a svolgere”. Questo perché, tra l'altro, “le domande non aiutano a comprende la capacità relazionale e di empatia che sono le qualità fondamentali nel sostegno. Per questo serve un esame completamente diverso, che comprenda anche un dialogo. E che non abbia i minuti contati, come è invece avvenuto in questo caso”.
La richiesta dei docenti di Pedagogia speciale è quindi “innanzitutto di conoscere i dati ed esaminarli criticamente insieme al Miur. Questo – precisa Ianes – non per mettere in discussione il concorso ormai andato, ma per affinare la macchina in vista della prossima tornata, che dovrebbe essere già il prossimo anno”. Certo ora, a un mese dall'inizio del prossimo anno scolastico, il rischio è che, una volta ancora, il sostegno non possa contare su risorse umane e professionali adeguate al delicato compito che è chiamato a svolgere. (cl)