A Seattle è stato avviato un programma innovativo: una scuola materna nel corso del suo anno scolastico è stata ospitata all'interno di una struttura dove vivono circa 400 pensionati. Un esperimento capace di trasformare la vita di due generazioni grazie a un incontro. Ne è nato un tenero film
ROMA - Il futuro è dei bambini, il passato degli anziani ma il presente è di entrambi. Pare raccontarci questo un progetto americano che all’apparenza non ha nulla di rivoluzionario ma nella sostanza è diventato un esperimento capace di trasformare la vita di due generazioni, grazie a un incontro. Da qualche tempo infatti, a Seattle, è stato avviato il programma dell’Intergenerational Learning Center che ha fatto stare nella stessa casa di riposo, anziani e bambini. Praticamente, una scuola materna nel corso del suo anno scolastico è stata ospitata all'interno della casa di riposo “Providence Mount St. Vincent”, dove vivono circa 400 persone. L’obiettivo? Unire i due mondi, farli convivere negli stessi spazi durante le varie attività (musica, danza, pittura) ma soprattutto nei momenti di socialità.
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La presenza continua di anziani, ha aiutato i più piccoli ad avvicinarsi alla naturalità dell’invecchiamento, ma anche alle disabilità che spesso ne conseguono, a tutti è servita a ricevere più affetto e attenzioni. Da questa esperienza è nato “Present Perfect”, tenero film-documentario della regista Evan Briggs, che, senza troppi giri di parole ma con delle immagini toccanti e chiare, cattura le sottigliezze e la complessità delle interazioni tra i piccoli e i “nonni” della struttura, svelandone l’importanza della presenza reciproca, i momenti di divertimento e la dolcezza, di cui, soprattutto gli anziani, sono spesso privi.
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La solitudine è il vero nemico. Nel nostro paese in totale sono 4 milioni i "malati'' di solitudine, considerata la vera emergenza sociale degli over65 soprattutto nelle grandi città del nord, dove vivono una quotidianità difficile e faticosa e devono fare i conti con la disgregazione delle reti parentali ed amicali. Se poi ci spostiamo e andiamo a visitare qualche casa di cura, è difficile ignorare il senso di isolamento che provano molti dei residenti ed è “ancora più difficile da conciliare con il fatto che la vecchiaia è inevitabile per tutti noi” si legge tra le righe della presentazione al film. In questo isolamento sociale che li porta inevitabilmente “ad un più rapido deperimento fisico e mentale” fare interagire i pensionanti di Seattle con bambini di 5 anni ha aiutato gli anziani a sentirsi meno soli e ad avere più autostima. Il video nasce anche dal grande desiderio della regista di esplorare il processo di invecchiamento in America e dalla curiosità di osservare due gruppi che occupano due estremi opposti dello spettro della vita, per vedere in prima persona "cosa significasse per loro essere semplicemente presente con l'altro”.
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Una storia che afferma la forza del legame a qualsiasi età. Hanno diverse affinità piccoli e anziani e nonostante la differenza degli anni, che non è un ostacolo ma un arricchimento reciproco, il loro rapporto con il tempo appare davvero uniforme. È una perdita enorme per le generazioni non avere modo di confrontarsi, scambiare sorrisi, abbracci, aiuto. Gli anziani che si muovono nel video, anche i più gravi, sono intenti a giocare con i piccoli, accudirli con delicatezza, cantare, commuoversi, ricordare. Momenti di tranquillità e contentezza, voci che si mescolano, carezze e mani che si uniscono in una conoscenza profonda e reciproca, contengono il significato più profondo, quello che va rintracciato nel progetto ma va recuperato anche al di fuori di ogni struttura, nella vita di tutti i giorni. Una risposta concreta alla solitudine della vecchiaia “si tratta di qualcosa di grande, qualcosa di difficile da definire, ma in ogni modo così essenziale”. (slup)
