15 settembre 2015 ore: 11:11
Immigrazione

Scuole e università #senzaconfini, "aperte per accogliere i profughi"

La proposta di Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti e Link-Coordinamento Universitario. Il portavoce Laterza: totale revisione dei trattati di Dublino, abolizione di Triton e Frontex Plus, apertura di corridoi umanitari, chiusura dei Cie
Università

Roma - Che le porte delle scuole e delle universita' siano aperte per accogliere i rifu­giati. A lanciare la proposta sono la Rete della Conoscenza, L'Unione degli Studenti e Link-Coordinamento Universitario.

Con "Scuole ed universita' #senzaconfini" rispondono all'appello lanciato dall'Alto Com­mis­sa­riato Onu per i rifu­giati che ha chiesto a Ita­lia e Gre­cia di creare "imme­dia­ta­mente" dei cen­tri di acco­glienza. Per gli studenti e' il momento di dire "no" alla retorica dell'emergenza e risposte politiche di lungo termine.

La Rete della Conoscenza, attraverso il suo protavoce, Riccardo Laterza, chiede "totale revisione dei trattati di Dublino, l'abolizione di Triton e Frontex Plus, l'apertura di corridoi umanitari, la chiusura dei Cie. E' impensabile vivere in una fortezza Europa che privilegia la circolazione dei capitali ai diritti di autodeterminazione delle persone".

Anche i giovani che aderiscono all'Unione degli Studenti sono convinti che occorra favorire esperienze di mutualismo "attraverso lezioni peer-to-peer per insegnare ai migranti l'italiano ed agli italiani le loro lingue, arricchendo - dice Danilo Lampis, Coordinatore nazionale dell'Uds - la comunita' con eventi multiculturali".

L'iniziativa "Scuole ed universita' #senzaconfini" e' - per i suoi proponenti - un modo per coinvolgere attivamente la societa' civile nei processi di accoglienza. "Riteniamo - aggiunge Alberto Campailla, Coordinatore di Link-Coordinamento Universitario - che scuole ed universita' siano i luoghi piu' adatti per costruire comunita' attorno ai migranti, immaginare iniziative sociali e studentesche, costruire un modello di accoglienza che non sia di mera gestione dell'emergenza in termini numerici, ma sperimentazione di processi collettivi di apertura delle comunita'". (DIRE)

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