Sea Watch 3. Oim, Unhcr e Unicef: “Situazione critica. Sbarco urgente”
box ROMA - La situazione a bordo è critica, per cui è urgente garantire lo sbarco in un porto sicuro ai 47 migranti e rifugiati da 7 giorni a bordo dell’imbarcazione. Ad esprimere “grave preoccupazione” per la situazione della Sea Watch 3 e dei migranti soccorsi sabato scorso sono l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), l’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e l’Unicef che in una nota congiunta chiedono di garantire lo sbarco in “un porto di approdo sicuro”.
Secondo le tre organizzazioni, "la situazione a bordo è critica in quanto, non essendoci abbastanza posto all’interno dell’imbarcazione, alcune delle persone sono obbligate a restare all’esterno, sul ponte - si legge nella nota congiunta -. Questa situazione non può essere protratta a lungo, soprattutto in un periodo difficile come quello invernale, con basse temperature e mare mosso”. La nave, infatti, si trova adesso di fronte alla costa orientale della Sicilia, dove ha potuto cercare riparo dalle difficili condizioni metereologiche che stanno interessando il Mediterraneo in questi giorni. Tuttavia, le sorti della Sea Watch 3 sono ancora incerte. “Preoccupa in particolare la situazione dei minori non accompagnati - spiega la nota delle tre organizzazioni -, in tutto 13, che si trovano sulla nave e per i quali è d’obbligo attivare quanto prima misure di protezione e tutela adeguate, in linea con le convenzioni internazionali”.
Oim, Unhcr e Unicef, inoltre, ricordano come dall’inizio dell’anno “sono morte quasi 200 persone nel Mediterraneo - continua la nota -, di cui almeno 130 nelle acque che separano la Libia dall’Europa, e la priorità assoluta resta quella di salvare vite umane e garantire un porto di sbarco sicuro e un’assistenza adeguata a persone che hanno già rischiato la vita a bordo di imbarcazioni fatiscenti. È quindi urgente che ai migranti e rifugiati sulla “SeaWatch3” sia garantito immediatamente lo sbarco nel porto più vicino”. Allo stesso tempo, conclude la nota, “è necessario che, fino a quando la Libia non sarà considerata un porto sicuro, tutti gli Stati europei dimostrino finalmente senso di responsabilità e di solidarietà per i migranti e rifugiati che rischiano di morire in mare e che quindi l’attuale approccio “nave per nave” venga superato e sia sostituito da un meccanismo di sbarco sicuro e ordinato nel Mediterraneo Centrale”.