Senza dimora a Como, avvocati pronti a difendere i volontari
- MILANO - "L'ordinanza è legittima, ma non le eventuali sanzioni ai volontari che aiutano i senza dimora": Gennaro Santoro è uno degli avvocati della Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili (Cild), rete di organizzazioni e associazioni, che ha offerto ai volontari di Como assistenza legale in caso sia impedito loro di nuovo di offrire bevande calde e cibo ai senza dimora, come è accaduto domenica mattina. "La solidarietà non può essere incriminata né penalmente né dal punto di vista amministrativo -aggiunge - . Il testo dell'ordinanza vieta di chiedere l'elemosina e il bivacco. Non vieta la solidarietà". Nel caso la polizia locale intervenisse di nuovo e multasse i volontari, gli avvocati di Cild li assisteranno nel ricorso. "Non bisogna quindi opporsi all'intervento delle forze dell'ordine -precisa-. Ma si provvederà poi a fare il ricorso".
La polizia locale di Como era intervenuta in virtù di un'ordinanza emanata dal Sindaco il 15 dicembre per tutelare "la vivibilità e il decoro del centro urbano" e prevede il divieto di bivaccare sotto "i portici dell’ex chiesa di San Francesco in largo Spallino, presso la basilica del 'Crocefisso' in viale Varese, nonché in piazza San Fedele e in via Boldoni e più ampiamente sotto tutti i portici della città murata". Per questo aveva vietato a un gruppo di volontari di offrire, come fanno da sette anni ogni mattina, la colazione ai senza dimora vicino alla ex chiesa di San Francesco. Sconcerto e rabbia da parte dei volontari, che hanno quindi scritto una lettera aperta, pubblicata sulla pagina di Facebook di Welcom, e rilanciata da Redattore sociale.
“L'ordinanza emanata dal sindaco di Como è frutto del decreto Minniti-Orlando approvato lo scorso aprile e che abbiamo molto contestato -dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Cild-. Una legge che prevede, tra le altre cose, proprio la possibilità di emanare ordinanze sindacali contro grave incuria o degrado del territorio o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana che senza intervenire sulle cause del fenomeno colpisce i marginalizzati delle nostre città, spostando semplicemente il problema in altri quartieri. All’indomani dell’approvazione avevamo annunciato iniziative di carattere legale nel caso le ordinanze emanate avessero leso diritti costituzionali, quale è il diritto alla solidarietà. Questo di Como è uno di quei casi”.
Sulla vicenda interviene anche Amnesty International Italia. Secondo il presidente dell'organizzazione, Antonio Marchesi, l'ordinanza del sindaco di Como “pare l’ennesima, arbitraria disposizione di un ente locale italiano che, in questo caso con la scusa del decoro, intende rendere più difficile la vita di persone in grande condizione di vulnerabilità e ostacolare la solidarietà nei loro confronti. Monitoriamo da tempo la situazione di Como e, pur comprendendone la complessità, non possiamo che chiedere che sia garantito il pieno rispetto della dignità e dei diritti di tutti, compresi coloro che da quella città cercano di partire e di coloro che in quella città vengono rinviati dalla frontiera svizzera. Nell’uno e nell’altro caso, molti sono i minori non accompagnati, dunque bisognosi di speciale tutela. Da Pordenone a Gorizia, da Ventimiglia a Como, vediamo moltiplicarsi gesti di solidarietà e di accoglienza da parte di cittadini e associazioni. Ma vediamo anche, purtroppo, l’adozione di provvedimenti crudeli e inumani". (dp)