Senza dimora sottostimati, “sono il 50 per cento in più”
ROMA – I senza dimora presenti nelle grandi città italiane sono sottostimati, sarebbero almeno il 50 per cento in più e a Roma si arriva a 12 mila presenze, quando invece secondo le ultime statistiche ce ne sarebbero solo 8 mila. È quanto afferma Luca Di Censi, sociologo, nel suo libro “Metodologie applicate per la misurazione della povertà urbana” edito da Franco Angeli, presentato questa mattina a Roma presso la sala del Carroccio in Campidoglio. Una ricerca che ha messo sotto la lente d’ingrandimento i dati contenuti negli archivi della Sala operativa sociale del Dipartimento promozione servizi sociali e della salute del Comune di Roma, sperimentando per la prima volta la tecnica statistica “cattura e ricattura”. Un approccio nuovo che ha evidenziato una evidente sottostima del fenomeno. “Si tratta di un metodo utilizzato negli Stati uniti e usato soprattutto nel campo delle dipendenze – ha spiegato Di Censi –. Un metodo scientifico validato originariamente usato nella stima delle popolazioni di specie migratorie ma molto utilizzato nell’ambito della letteratura epidemiologica”. Metodologia che permette di stimare anche la popolazione dei senza dimora non osservata.
Il periodo preso in considerazione va da 2002 al 2011. “A Roma la stima dei senza dimora è di 15 mila persone circa – spiega Di Censi -. Data l’alta mobilità del fenomeno, dovuto soprattutto agli stranieri che passano per Roma, dormono per alcuni giorni e si spostano, il dato è veritiero. Tuttavia ho cercato di normalizzarlo facendo la media di tutti e dieci gli anni presi in considerazione e 12 mila è un dato più attendibile. Altre rilevazioni parlano di poco più di 8 mila persone”. Secondo lo studio ci sarebbe un venti per cento della popolazione mai contato. “Le stime fatte fino ad oggi sono state condotte con dei metodi meno rigorosi – aggiunge il sociologo -. Ci si è fermati al dato osservazionale senza fare un ulteriore salto. L’Istat, per esigenze sia di costo che di rappresentatività nazionale, ritara la conta sull’utilizzo dei servizi dei senza dimora, ma una parte sfugge una parte e sono soprattutto gli stranieri, meno prossimi a questo tipo di strutture”. E nell’analisi dei dati fornita da Di Censi, ci sono, infatti, anche coloro che non hanno mai mangiato ad una mensa, non hanno mai dormito in una struttura di accoglienza e non si sono mai rivolti ad associazioni o ai servizi. Un metodo, aggiunge Di Censi, che “utilizzerà anche l’Istat nel prossimo censimento delle persone senza dimora, perché si sono resi conto anche loro che sfuggiva una percentuale elevata”.
L’analisi dei dati raccolti dal Comune di Roma, mostra come a vivere per strada o in difficili condizioni abitative siano soprattutto i giovani adulti. “Si tratta di una popolazione giovane – spiega il testo -. Le percentuale di persone senza dimora è più elevata nella fascia d’età al di sotto dei 40 anni. Inoltre si registra un incremento di oltre il 200 per cento dal 2002 al 2011”, con una prevalenza di uomini, rispetto alle donne. Stabili, negli anni considerati, gli italiani, mentre aumenta il numero degli stranieri che cresce costantemente. “Facendo un confronto con il dato rilevato dall’ultimo censimento delle persone senza dimora effettuato nel 2011 da Istat, Fio.PSD, Caritas Italiana e Ministero del Welfare – spiega il testo -, gli stranieri forniti dalla stima sono il 20 per cento in più (59% del censimento vs 83% della stima). Questo dato può essere considerato veritiero per due motivi: il primo che è più probabile che uno straniero non si avvicini ad alcun servizio perché non integrato o irregolare, oppure per il fatto che è in Italia da poco tempo e ancora non ha chiaro a chi rivolgere una eventuale richiesta di aiuto; il secondo che la crisi economica ha colpito duramente stranieri che erano già in precarie condizioni socio-economiche e il passaggio ad una condizione di marginalità estrema è stato rapido”.
A creare problemi, anche la definizione di senza dimora. “Il problema fondamentale, quando si parla di questo fenomeno, è chi e come contare – spiega Di Censi -. L’archivio che ho usato ha due o tre terminologie per individuare le persone senza dimora. Io ho cercato di far rientrare queste terminologie nella classificazione europea sul disagio abitativo che va dalla persona che dorme in strada fino a chi vive in una accomodazione che non si può definire casa a tutti gli effetti. Mi sono concentrato tra due sottocategorie, chi dorme per strada e chi dorme in giacigli che non hanno nulla dell’abitazione, come roulotte, macchine o accampamenti”. Difficoltà nella realizzazione di una rilevazione completa che si evidenziano anche in ricerche condotte a livello nazionale. “Basti pensare alle diverse stime fornite dalla Commissione d'indagine sulla povertà che nel 1991 contava, sul territorio italiano, circa 47mila senza dimora – spiega il testo - e alla stima fornita dalla Feantsa a distanza di pochi anni che ne contava circa 170 mila, con una considerevole distanza numerica tra le due stime che si deve principalmente sia alla definizione di chi contare sia alla metodologia di come procedere alla conta”.(ga)