18 ottobre 2013 ore: 10:34
Giustizia

Servizi anti-tratta: un’eccellenza italiana “a grave rischio di stallo”

Don Soddu: “Il governo deve impegnarsi in maniera diretta, efficace, coerente e continuativa contro la tratta di persone”. Nel rapporto di Cnca e Caritas Italiana sul grave sfruttamento la mappatura dei servizi di protezione
Tommaso Bonaventura/Contrasto Prostituzione e tratta: ragazza romena in attesa di cliente successivo

ROMA - Scarsa attenzione della politica al fenomeno della tratta e del grave sfruttamento, poco coordinamento, discrezionalità nella concessione di percorsi sociali alle vittime e difficili rapporti degli operatori con le forze di polizia e l’autorità giudiziaria. Queste sono le principali criticità con cui gli interventi di protezione devono fare i conti, che emergono dall’indagine “Punto a capo sulla tratta”, presentata oggi da Cnca e Caritas Italiana. A queste difficoltà si aggiungono poi l’incertezza, la scarsità e i progressivi tagli dei finanziamenti assegnati ai programmi anti-tratta.

"L'Italia dispone di una legislazione e di un sistema di intervento che ne fanno il modello più avanzato a livello internazionale - commenta Tiziana Bianchini, responsabile Prostituzione e Tratta del Cnca -. Tuttavia, a causa di un'impostazione politica che riduce sempre più le risorse per il welfare, il sistema è a grave rischio di stallo, se non di collasso. Per questo abbiamo voluto fare il punto sul fenomeno, ma anche 'andare a capo', ripensare un nuovo orizzonte per combattere la tratta e aiutare le vittime”.

L’accoglienza residenziale è il principale servizio offerto (70% circa) sul territorio nazionale tra quelli finanziati dal dipartimento Pari opportunità (sulla base degli art. 18 Testo unico sull’immigrazione e l’art. 13 della legge 228/2003). Il contatto con le presunte vittime di tratta avviene soprattutto attraverso le unità di strada (64 enti) e le unità che operano al chiuso (37). Anche i centri di ascolto e gli sportelli sono diffusi sul territorio (82). La maggior parte dei servizi è erogata a donne, per la particolare attenzione del sistema di protezione verso lo sfruttamento sessuale. Negli ultimi anni, però, si è iniziato a fornire supporto anche a vittime sfruttate sul lavoro e nell’accattonaggio, nonostante permangano difficoltà come la scarsa disponibilità di alloggi. Rilevante è il numero degli enti impegnati sul fronte dell’inclusione socio-lavorativa (80) e quello degli invii a organismi di formazione (53). Anche gli sportelli giuridici si stanno progressivamente espandendo (40 enti), sebbene la consulenza e l’assistenza legale continuino a essere offerta prevalentemente da volontari.

Per ristrutturare il sistema di protezione le proposte non mancano: stanziare risorse umane e finanziarie adeguate, istituire un fondo unico nazionale anti-tratta e un’Agenzia nazionale, istituire un tavolo di confronto con rappresentanti delle istituzioni e degli enti pubblici e del privato sociale, nominare “con urgenza” un relatore speciale anti-tratta indipendente. “Si esorta il governo a impegnarsi in maniera diretta, efficace, coerente e continuativa contro la tratta, in tutte le sue forme – aggiunge don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana - adottando un approccio fondato sui diritti umani. È necessario riconsiderare il ruolo assegnato al dipartimento per le Pari opportunità, coinvolgendo maggiormente i ministeri che hanno un interesse e un obbligo istituzionale nel prevenire e contrastare il fenomeno della tratta e del grave sfruttamento”. (gig)

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