11 marzo 2016 ore: 16:28
Immigrazione

Servizi per i minori stranieri, a Roma gli operatori lanciano l'allarme

Tavola rotonda per la presentazione del dossier “I minori stranieri a Roma". Tra le criticità: i fondi della legge 285 inutilizzati per problemi burocratici, mancanza di pianificazione, vulnerabilità dei minori stranieri non accompagnati
Bambini migranti

Roma – Aumentano i minori stranieri in Italia e a Roma, aumentano quelli non accompagnati, anche se nella Capitale c'è una diminuzione delle prese in carico da parte dei servizi sociali, mentre il fenomeno risente dei flussi migratori e degli accordi internazionali sul tema. Alla presentazione del Dossier 2015, “I minori stranieri a Roma: quadro statistico e analisi dei percorsi di integrazione” Laura Bianconi, coautrice dello studio, enuclea i dati principali in Italia e a Roma, mentre gli esperti invitati alla tavola rotonda discutono delle politiche messe in atto per tutelare i minori, attraverso i fondi della legge 285 sull'infanzia e l'adolescenza, che hanno finanziato il Dossier. 

Martino Rebonato, Consulente del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio, Coordinatore della Cabina di Regia per il piano cittadino – Legge 285/97, spiega il senso di questa legge: “È molto concreta”, e istituisce un fondo che gli enti locali, in collaborazione con altri soggetti, devono usare per assicurare ai minori i diritti e le opportunità sanciti dalla legge 176, che ratifica la Carta internazionale dei diritti del fanciullo. “Ma dal 2000 non è stato fatto nessun nuovo piano. Inoltre siamo passati dai 9.650.000 euro ai sei milioni dello scorso anno. Il problema è che attualmente per ragioni procedurali e burocratiche, legate certamente a una legittima ricerca di legalità, non si firma più nulla, e i servizi chiudono non per questioni economiche, ma per lungaggini amministrative. A ciò si aggiunge l'assenza della politica: è necessario riprendere un più ampio respiro nelle politiche sociali che non sia soltanto il correre a mettere una toppa alle emergenze”. Rebonato sottolinea come tutti i minori, indipendentemente dallo status giuridico, abbiano gli stessi diritti: “Ma le situazioni, anche dei minori stranieri, sono molto diverse, la diversità è condizione fondamentale per assicurare la parità”. 

Sara Nicu, coordinatrice del progetto, spiega che questo Dossier 2015 è un aggiornamento qualitativo e quantitativo di quello del 2013, che analizza il fenomeno in Italia e a Roma, ed è stato condotto intervistando tutte le figure professionali che si occupano di minori stranieri non accompagnati e i responsabili per il Comune di Roma. “Dall'edizione precedente erano emerse due criticità fondamentali, una riguardava la necessità, per i minori che si avvicinavano al compimento del diciottesimo anno, di avere una formazione veloce che li portasse nel mondo del lavoro. L'altra era la richiesta di aggiornamento professionale da parte dei mediatori culturali. Abbiamo quindi creato dei corsi ad hoc, che hanno avuto un notevole successo”. Quello per 20 mediatori interculturali si è concentrato sulla tutela della salute, l'accoglienza, la comunicazione e gli stereotipi riguardo agli Msna. Anche nel secondo Dossier, la richiesta degli operatori è per una maggiore formazione continua, oltre al riconoscimento del ruolo dei mediatori. L'altro ha coinvolto 16 ragazzi in un corso per panificatori e pizzaioli, presso l'istituto alberghiero di Tor Carbone. “I docenti, molto sensibili, hanno saputo creare il gruppo - continua Nicu -, e 15 di loro hanno completato con successo il corso. Oltre alle competenze tecniche, i ragazzi hanno potuto sviluppare anche quelle sociali, quella 'valigetta per il percorso verso l'autonomia' che tornerà loro sempre utile. Il loro entusiasmo ha avuto inoltre un impatto indiretto sugli altri ragazzi, che vogliono partecipare ad altri e vivono nell'ansia di sapere che fine faranno al compimento della maggiore età. Si tratta però di progetti sperimentali”. La coordinatrice del progetto spiega che i minori stranieri non accompagnati (cioè che si trovano in Italia senza tutori legali, né richiesta di protezione internazionale e sono extracomunitari) vanno via dal proprio paese per povertà, carestie, guerre, “ma anche per aspirazioni personali. Le famiglie contraggono debiti da ripagare, che creano pressioni psicologiche e sensi di colpa che possono diventare patologie. Per questo non possono aspettare e diventano i più vulnerabili, vittime di sistemi illegali di sfruttamento”.  

In Italia i Msna al 31 dicembre 2015 erano 11.921, ma di questi, secondo il “Report nazionale minori stranieri non accompagnati” del Ministero del lavoro e delle politiche Sociali  dello scorso fine dicembre, 6.135 sono “irreperibili”, più della metà: “minori di cui si perde ogni traccia la cui sorte, si teme, sia legata a  percorsi di devianza o di sfruttamento”, spiega il Dossier. 

“Dobbiamo andare verso una maggiore pianificazione basata sui bisogni di tutti i minori, che sia triennale, non mese per mese. I problemi, con l'organizzazione attuale, sono irrisolvibili, c'è un problema di non risposta a un disagio forte, che rischia di diventare sempre più problematico con gli anni”. Margherita Occhiuto, responsabile dell’UO Minori del Dipartimento Politiche sociali, Sussidiarietà e Salute del Comune di Roma, lancia l'allarme riguardo alla capacità di rispondere ai bisogni dei minori sul territorio capitolino: “Per quanto vediamo, in termini di richiesta di intervento delle autorità giudiziarie sulle famiglie, mi sembra che siano più sane quelle straniere e più problematiche quelle italiane, ma bisognerebbe fare una rilevazione sul territorio”. Pone inoltre l'attenzione sulla necessità di accertamenti e di rispetto delle regole: “Quando ci trovammo a trattare, nel 2013-14, un numero enorme di bengalesi, dobbiamo sapere che non erano minorenni, e il numero è poi diminuito per i controlli fatti all'ingresso, che hanno provocato molte contestazioni. Allo stesso modo, dal 2007 aumentano i minorenni egiziani perché c'è un accordo con l'Egitto per il rimpatrio degli adulti, e allora adesso mandano i ragazzini, che vengono sbattuti in Italia senza sapere nulla, ancora più vulnerabili dei predecessori perché non hanno un piano di vita, con l'aumento degli ingressi nel circuito penale e situazioni come quelle alla stazione Termini, o al mercato ortofrutticolo, già note agli operatori prima degli articoli di giornale”.

Alessandro Uberti, educatore del Dipartimento Politiche sociali, Sussidiarietà e Salute del Comune di Roma e Referente del Centro di primissima accoglienza di Roma, spiega la nascita e il funzionamento del Centro, creato dopo l'emergenza delle primavere arabe, e che è diventato il centro unico di accesso ai servizi per i Msna a Roma. “A un anno e mezzo dalla creazione, è ancora un caso unico in Italia di filtro fra la strada e l'accoglienza, e impariamo lavorando, perché è molto diverso dagli altri. Avere un centro unico permette di assicurare a tutti i ragazzi lo stesso trattamento specialistico e le stesse garanzie procedurali, semplifica il lavoro di forze dell'ordine e operatori, permette di monitorare in modo più completo il fenomeno nel suo evolversi e facilita l'identificazione, evitando che i minori si presentino ogni volta con un nome diverso”. Uberti spiega che la gestione è improntata alla celerità delle procedure, per cui in 4-5 giorni c'è colloquio, visita medica, accertamento delle condizioni, informazione sui diritti e sul percorso a venire, e che per farlo si chiede ai ragazzi (senza obbligo) di restare nella struttura senza uscire per il tempo necessario, e di consegnare telefonino e oggetti di offesa, a tutela degli altri ospiti. “In una struttura senza gruppi stabili a causa del turn over (ci sono 10-12 ingressi al giorno e una presenza media di 25-30), i ragazzi devono poter capire a chi affidarsi, 'chi comanda', e dalla solidità di questa prima risposta e delle regole dipende l'approccio con i centri successivi”. Dalla creazione del centro sono passati 3.220 minori, “ma circa la metà è rom, che arrivano e se ne vanno senza entrare nel circuito dell'accoglienza. Non sono obbligati”. 

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