Servizio civile, Acli: Brexit potrebbe segnare una battuta di arresto
ROMA - È un rebus tutto ancora da decifrare nei suoi esiti concreti la “Brexit”, ossia l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, così come decisa dal referendum che si è svolto lo scorso 23 giugno. Oltre che in termini d’identità della stessa Europa, i suoi effetti potrebbero riguardare molti aspetti della vita ordinaria e sicuramente avere un impatto su quelle attività che hanno a che fare con una presenza italiana in Gran Bretagna o che prevedono uno scambio di giovani.
Nei giorni scorsi, in un’intervista a “Servizio civile magazine”, per primo il Direttore dell’Agenzia Nazionale Giovani, Giacono D’Arrigo, aveva voluto subito precisare che ”una nota informale della Commissione Europa ci ha confermato che le attività già in corso proseguiranno regolarmente fino alla loro originaria scadenza. Attendiamo ora comunicazioni ufficiali con tutte le informazioni utili che sarà cura dell’Agenzia Nazionale Giovani fornire ai beneficiari, o potenziali tali, anche in vista della prossima scadenza del 4 ottobre”. “Già da ora però – aveva proseguito - voglio tranquillizzare i tanti giovani che aspirano a partecipare al programma che Erasmus Plus non è rivolto solo a Paesi UE, ma anche ai Paesi dello Spazio economico europeo (Norvegia, Islanda, Liechtenstein), quelli candidati (Turchia, Ex-Repubblica iugoslava di Macedonia) ed anche a Paesi Extra UE. Quindi le attività di mobilità potranno proseguire anche con il Regno Unito”.
Per quanto riguarda il servizio civile nazionale e le sperimentazioni di scambio europeo in corso, come IVO4All, che vede in questo momento la presenza di alcuni giovani volontari in Inghilterra, “gli effetti si vedranno solo nei prossimi mesi, probabilmente dopo la fine di questi stessi progetti. Per ora nulla cambia”, ci dice il cons. Raffaele De Cicco, Direttore dell’Ufficio nazionale del servizio civile. “Alcune questioni – prosegue De Cicco – potrebbero riguardare in futuro i progetti di servizio civile all’estero, ma occorrerà vedere come cambieranno eventualmente le norme sugli ingressi e sui visti di soggiorno”.
Anche per Alberto Scarpitti, Direttore del servizio civile in Italia e all’Estero delle Acli, associazione che vanta dalle sue origini una presenza proprio in Gran Bretagna, per ora è “prematuro ipotizzare gli esiti concreti della Brexit”, anche se riferisce di una “forte preoccupazione tra gli italiani presenti in Inghilterra e che si rivolgono ai nostri uffici proprio per le questioni legate ai visti e al lavoro”.
“Per quanto riguarda il servizio civile – aggiunge Scarpitti - come Acli abbiamo da anni una presenza di volontari nelle nostre sedi di Londra e Bedford, che rappresentano un valore aggiunto per le attività che le Acli svolgono per gli italiani immigrati in Inghilterra. Sicuramente la “Brexit” potrebbe segnare una battuta di arresto, così come risulta ora zoppa la sperimentazione avviata con il progetto IVO4All, con il quale siamo pure impegnati in questo periodo”. “In ogni caso noi andiamo avanti tranquilli e pensiamo che comunque vada la Gran Bretagna dovrà continuare ad essere anche per il servizio civile un punto di riferimento del nostro impegno”, conclude il dirigente delle Acli.
Per l’on. Francesca Bonomo, deputata del PD e componente della XIV Commissione Politiche dell’Unione Europea, proprio ora il Governo dovrebbe “ancora di più portare avanti il servizio civile, come strumento efficace per fare crescere i giovani sul tema della cittadinanza europea, e che allo stesso tempo potrebbe testimoniare a chi vede solo gli aspetti negativi dell’Unione Europea tutte le potenzialità del vivere in una Europa unita”. “L’uscita della Gran Bretagna – ci dice ancora l’on. Bonomo – indebolisce inevitabilmente il servizio civile in prospettiva europea. Credo però che proprio ora sia necessario dare un messaggio forte e politico per spiegare meglio il valore di una Europa unita. E per portare avanti questo tema, così come lo sviluppo della proposta del servizio civile europeo di ‘Odysseus”. (FSp)