Servizio civile. Bando Mibact sotto accusa. “Manovra ricca di ombre”
ROMA - Ad un anno dalla precedente denuncia gli attivisti della campagna “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali” hanno inviato un comunicato per segnalare quella che a loro avviso è “l’ennesima manovra potenzialmente deleteria, e ricca di ombre” attuata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact). Oggetto del contendere è il bando di servizio civile da 1.000 posti per 116 progetti autofinanziati dal Mibact, emanato dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale lo scorso 30 dicembre e con scadenza il prossimo 10 febbraio. “Il bando, con una cifra molto elevata rispetto agli anni passati, arriva in un momento particolare, nel quale il ministero si trova sotto organico di almeno 3.000 unità – dichiara Leonardo Bison, attivista della campagna “Mi Riconosci? Sono un Professionista dei Beni Culturali”–. Non sappiamo cosa andranno a fare questi volontari, perché i progetti Mibact, e relativi requisiti richiesti, saranno resi disponibili solo a febbraio. Ci sembra, però, importante denunciare sin da subito il rischio (palesato dal fatto che il Mibact pagherà tali volontari investendo fondi propri) che ancora una volta il ministero intenda ricorrere a lavoro sottopagato e all’utilizzo improprio di volontari e dello strumento del Servizio Civile per risparmiare e coprire buchi di personale, evitando il collasso”.
I 116 progetti, presentati dal Mibact e valutati dal Dipartimento Gscn nell’ambito di un accordo di programma siglato il 27 novembre 2014, ai sensi dell’art. 15 della legge 241/90, sono in realtà già disponibili sul sito del ministero e riguardano gli ambiti della valorizzazione del sistema museale pubblico e privato, della valorizzazione delle storie e culturali locali e quello della cura e conservazione delle biblioteche. I volontari saranno distribuiti in tutta Italia e copriranno sia i piccoli siti archeologici che quelli di rilevanza mondiale più importanti, come la Galleria degli Uffizi a Firenze (con 6 posti disponibili) o il Colosseo a Roma. Per quest’ultimo – ad esempio – le attività previste per i 12 volontari previsti, che saranno retribuiti con il “pocket-money” standard di ogni progetto di servizio civile, ossia 433,80 euro mensili, riguardano il “supporto alla vigilanza del patrimonio museale e archeologico all’interno dei locali espostivi e nelle aree di pertinenza del sito” e il “supporto all’accoglienza del pubblico fornendo la prima informazione, svolgendo funzioni connesse all’accesso del pubblico”. Sempre in questo caso, l’impegno previsto è di 30 ore settimanali, distribuite su 5 giorni, ed oltre alla formazione generale standard per il servizio civile, ne è prevista una specifica di 50 ore incentrata sulla sicurezza sul luogo di lavoro e alla conoscenza del sito archeologo del Colosseo e del Foro romano.
“Il fatto che, in un momento in cui ci sono migliaia di professionisti dei Beni Culturali disoccupati o precari, il Ministero pubblichi un bando così ampio, non può che risultare inaccettabile – aggiunge Martina Carpani, coordinatrice nazionale della Rete della Conoscenza. “Il Servizio Civile non è nato per questo e non può essere sostitutivo del lavoro dei professionisti – continua la nota della Campagna -. Chiediamo con urgenza al ministero di rivedere la propria politica in materia. In particolare, pretendiamo una presa di posizione del Mibact, affinché sia garantito che i volontari in questione non svolgano mansioni che rientrano nelle prestazioni professionali e nella ricerca. Il Ministero dovrebbe, inoltre, spiegare pubblicamente perché ha ritenuto opportuno impiegare fondi propri per 1.000 volontari del Servizio Civile invece di dare priorità alle assunzioni: in che modo il Servizio Civile può essere considerato un buon modo per spendere fondi legati all’occupazione, dato che il Servizio Civile non comporta un rapporto di lavoro?”. “Noi vogliamo sperare che il Mibact si spieghi e che le lacune nell’organico del Ministero non c’entrino nulla, che questi volontari saranno impiegati per ruoli consoni al loro status. Ma temiamo che il Mibact abbia trovato un buon modo per avere altri #1000schiavi”, concludono i rappresentanti dei professionisti dei Beni culturali. (FSP)