Servizio civile, ex volontari assunti da una start up inventano l'atelier digitale
ROMA - Tre giovani ex volontari del servizio civile nazionale lanciano un progetto per riscoprire in maniera innovativa la storia del loro territorio piemontese. È l’idea di Davide De Vito, Daniela Ferzola e Pietro Capriata, che hanno svolto prima un anno di servizio civile a Verbania (due di loro nel Parco Nazionale Val Grande, il terzo nel Comune di Gravellona Toce), e poi un tirocinio formativo di sei mesi tramite il Programma europeo “Garanzia Giovani”, al termine del quale sono stati tutti assunti a tempo indeterminato dalla start-up "Electric Land".
“Electric Land ci ha conosciuto, ha creduto in noi e ci ha assunto – spiegano i tre ragazzi -. In cambio ci ha chiesto di produrre innovazione per poter proseguire la propria esistenza. Quindi noi ci siamo inventati un Atelier Digitale che abbiamo deciso di chiamare "Innovation Land". Praticamente come dei veri artigiani, vogliamo costruire con l’impiego delle nuove tecnologie tre installazioni - dal tangibile al virtuale - che servano a far conoscere il nostro territorio”.
- “In questo percorso è stato importante per me l’anno di servizio civile – ci dice Pietro -, perché mi è servito per prendermi una pausa rispetto anche al lavoro che volevo fare, e mi ha permesso di entrare in contatto con altre realtà, soprattutto in ambito sociale. Questa esperienza mi ha aiutato a capire meglio cosa volevo fare nella vita ed in stretto collegamento con il tirocinio fatta con Garanzia Giovani, mi ha aiutato ad avere questa opportunità ed ad imparare di fatto un lavoro”.
Con il supporto e le competenze di "Electric Land" Davide, Daniela e Pietro hanno già in parte avviato questo “atelier”, al quale si può contribuire tramite una campagna di crowdfunding, rigenerando la storica sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso (Soms) di Fondotoce, alle porte di Verbania, per aprirla prima dell’arrivo dell’estate ai tanti turisti e villeggianti che affollano i laghi e le vallate verbanesi.
“L’idea – ci dice ancora Pietro Capriata - è quella di raccontare il nostro territorio in modo innovativo ed interattivo, attraverso l’uso delle nuove tecnologie, dal videomapping all’uso delle stampanti 3D, nonché di visori, per fare entrare i visitatori dell’atelier nelle storie di vita dei protagonisti delle nostre terre, a metà tra artigianato ed industria. L’idea ci è nata dopo Expo, vedendo come in molti padiglioni non ci si fosse limitati all’uso solo di foto e video, ma a far interagire i visitatori il più possibile”.
“In questi anni la crisi economica ha impoverito molto il tessuto industriale delle nostre zone, incentrato soprattutto sulla produzione di casalinghi. Spero che il nostro esempio aiuti altri giovani a capire che si può rimanere per impegnarsi in questo territorio. In fondo ogni start-up è anche un ‘incubatore” di nuovi progetti e di socialità, e mi auguro sia così anche per la nostra”, conclude Pietro. (FSp)