Servizio civile, giudici e Parlamento chiamati a decidere sull'apertura agli stranieri
ROMA - Far cadere il ricorso dell’Avvocatura dello Stato oppure rimettere gli atti alla Corte Costituzionale, essendo fondato il contrasto con l’art. 3 della Costituzione che sancisce la pari dignità ed uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Sarebbero queste le conclusioni del Procuratore generale fatta ieri durante l’udienza davanti alle Sezioni unite della Corte di Cassazione di Milano, che si sta pronunciando sul lungo iter del contenzioso sul Bando di servizio civile presentato nel 2011 da un giovane di origini straniere che non era stato ammesso alla candidatura.
Ce lo conferma l’avv. Alberto Guariso, che fa parte del direttivo di Apn (Avvocati per niente) e dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione). La richiesta del Procuratore per Guariso risponde alle stesse prospettive ipotizzate dalle due associazioni che hanno portato avanti la causa del giovane, convinte che un’apertura del servizio civile agli stranieri non sia già oggi in contrasto neppure con l’art. 52 della Costituzione.
Ricordiamo come alla fine del 2011, poco prima della scadenza del bando volontari, furono presentati due contenziosi presso i tribunali di Brescia e di Milano, con i quali si denunciava “il comportamento discriminatorio dell'Amministrazione perché prescriveva la cittadinanza italiana quale requisito di ammissione alla selezione, secondo quanto previsto dalla normativa tuttora vigente”. I due contenziosi hanno avuto sviluppi processuali opposti, con il primo respinto, mentre il secondo accolto dal Tribunale del lavoro di Milano, con l’ordinanza del 12 gennaio 2012, e successivamente dalla Corte di appello (decisione n. 2183 del 2012). È contro quest’ultima sentenza che il Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale ha proposto ricorso innanzi alla Corte di Cassazione, giunto ieri alla sua penultima tappa prima della sentenza, che potrebbe arrivare già nelle prossime settimane.
Tra l’altro anche il successivo bando ordinario dell’ottobre 2013, che ha mantenuto il requisito della cittadinanza italiana, è stato oggetto di un contenzioso, provvisoriamente deciso con l'ordinanza n. 14219 del 18 novembre 2013, per garantire la parità di accesso alle selezioni dei volontari anche ai cittadini comunitari ed extracomunitari regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale. Ciò ha portato a dicembre scorso alla riapertura per una decina di giorni dei termini del bando, con l’arrivo di 612 domande, su 90.144 complessivamente presentate, e con l’avvio in servizio di 92 giovani stranieri.
Ma su questo tema, oltre che nelle aule di tribunale e forse davanti alla Corte Costituzionale, la discussione è in procinto di arrivare anche in Parlamento con l’assegnazione nei giorni scorsi alla XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati del Disegno di legge: "Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale" (2617). Il testo proposto dal Governo e oggetto di un ampio confronto pubblico, originariamente prevedeva l’apertura del nuovo servizio civile ai “giovani di età compresa tra 18 e 28 anni, anche cittadini dell’Unione europea e soggetti ad essi equiparati ovvero stranieri regolarmente soggiornanti o partecipanti ad un programma di volontariato". Ma successivamente fu lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi ad annunciare il 15 luglio scorso il cambio di rotta:
“Noi abbiamo scelto nel disegno di legge di non affidare il servizio civile universale se non ai cittadini italiani” – disse Renzi parlando ai senatori e deputati del PD. “Il servizio civile universale – ha poi proseguito - come occasione di servizio alla Patria. Su questo so che ci saranno polemiche. Poi io penso sia maturo il tema di fare una riflessione sulla cittadinanza, e lo inseriamo come d'accordo nel tema sui diritti che affronteremo immediatamente dopo approvata in prima lettura la fase delle riforme costituzionali. Il passaggio è che se il servizio civile essendo servizio alla Patria, non può che essere affidato se non a cittadini italiani”.
Alla luce di tutto questo “non capisco perché si parli di servizio civile ‘universale’, quando sembrerebbe che ora lo si voglia riservare ai soli cittadini italiani”, chiosa ancora l’avv. Guariso, che poi ricorda come in merito al richiamo all’art. 52 della Costituzione Italiana per “chiudere” l’accesso agli stranieri, sia stata ieri la stessa Avvocatura dello Stato “a riconoscere come in Costituzione non ci siano impedimenti espliciti in questo senso per il legislatore, a cui anzi è lasciata ampia libertà di decisione”. (FSp)