25 giugno 2016 ore: 11:23
Non profit

Servizio civile, la Cnesc: "Ecco come cambiarlo da subito"

La Conferenza nazionale degli enti di servizio civile prende posizione sulla riforma del terzo settore e del servizio civile universale. Alcune idee per i decreti attuativi: governance unitaria, passaggio dai progetti ai programmi, rilancio del servizio all'estero. E superamento della dizione "volontari"
Servizio civile - volontaria con bambino

ROMA - Con un documento reso pubblico sul suo sito la Cnesc (Conferenza nazionale enti di servizio civile), l’organizzazione che raccoglie i principali enti di servizio civile in Italia, prende posizione sulla riforma del terzo settore e del servizio civile universale (Scu), pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 18 giugno e che entrerà in vigore il 3 luglio prossimo. Secondo la legge il Governo ha ora 12 mesi di tempo per adottare uno o più decreti legislativi in materia, e proprio in vista di questi la CNESC ha avanzato le sue prime proposte. Il documento è stato elaborato in una riunione dello scorso 21 giugno, in un periodo in cui gli enti sono anche presi dal Bando nazionale di servizio civile che cade in un periodo estivo e sta richiedendo molti sforzi di promozione.

Nel documento si sottolineano le novità importanti della riforma e se affrontano i nodi principali, a partire dal tema delle risorse economiche disponibili, della programmazione e della governance. La CNESC su quest’ultimo aspetto ipotizza la possibilità di costituire, sul modello di quanto avviene negli altri paesi, un “board, un consiglio di amministrazione” composto dai diversi stakeholders con funzioni di sostegno all’Ufficio nazionale del servizio civile (UNSC), che dovrebbe essere ripensato nella direzione di una “Agenzia”, cui si affiancherebbe una rinnovata Consulta nazionale e una “struttura tecnica di monitoraggio e raccolta/lettura dati che rifornisca adeguatamente i soggetti richiamati (organo gestionale, comitato e consulta), ma anche il Parlamento e i media degli elementi conoscitivi per prendere decisioni di programmazione”.

Inoltre per quanto riguarda l’organizzazione degli enti si propone “per garantire una Governace unitaria all’intero sistema, di superare l’attuale sistema degli albi Nazionale e Regionali ed arrivare ad un Unico Albo Nazionale”.

Il nuovo servizio civile universale per la Cnesc pone anche nuovo sfide, a partire dal passaggio dai “progetti ai programmi” e sulla promozione di questa nuova esperienza per tutti i giovani interessati, per cui occorre “potenziare gesti, situazioni e provvedimenti che fidelizzino i giovani alla identità del SCU”. Rispetto al loro status nel documento si chiede di superare la dizione di “volontari”, che rimane tuttora ambigua, e di fare “un’attenta ricognizione del contratto dei militari in ferma breve annuale e, depurati gli aspetti militari, le parti restanti, incluso il giuramento, vanno inseriti nell’attuale contratto di SCN. Così come vanno attuate le disposizioni, già previste dalla normativa vigente, per i benefits ai partecipanti al SCU”.

Ampio approfondimento la CNESC dedica al servizio civile all’estero, per il quale si chiede di “superare le lentezze nella sperimentazione dei Corpi Civili di Pace”. Quello di allargare l’esperienza all’estero – scrive la CNESC - “è un obiettivo che richiede tempi medi per la sua realizzazione (creazione di reti affidabili, solo in parte esistenti per altre modalità progettuali) e un investimento di risorse verso gli enti che realizzano questi interventi. Risorse che possono essere, in parte, trovate con una rimodulazione delle attuali ripartizioni fra risorse per i giovani e risorse per gli enti ma che richiederanno anche risorse fresche. Le questioni dell’ospitalità (oggi di fatto non presenti nei progetti in Italia), dell’educazione linguistica, anche degli operatori degli enti, dell’accoglienza di specifiche condizioni giovanili, sono tutti passaggi inevitabili e la ricerca di fondi anche europei è inevitabile. Purtroppo la riforma non ha accolto la richiesta avanza dalla maggior parte degli Enti che realizzano progetti di SC all’Estero, di poter portare ampliare la durata dell’esperienza da 12 fino a 18 mesi”.

Da ultimo rimane il nodo della certificazione delle competenze, per cui si chiede “anche in conseguenza dell’entrata in operativo dell’Agenzia Nazionale del Lavoro, la possibilità dell’inserimento dell’organo gestionale centrale fra i soggetti certificatori (oppure un accordo con altro soggetto abilitato che garantisca la centralizzazione nazionale della certificazione delle competenze “di servizio civile”)”.

La società italiana ha solo da guadagnare da una classe di giovani che attraverso il servizio alla Patria ne accrescono il capitale umano e sociale”, concludono gli enti Cnesc ricordando anche come “La scrittura del decreto delegato, in conseguenza della approvazione della istituzione del Servizio Civile Universale, offre l’opportunità, accanto al mantenimento di acquisizioni positive, di correggere disposizioni presenti nella legislazione vigente in materia di SCN e che in questi 15 anni non hanno dato risultati positivi, così come permette di collegare meglio il servizio civile alle esigenze del Paese”. (FSp)

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