20 gennaio 2015 ore: 11:51
Famiglia

Servizio civile "universale", in pochi lo conoscono. Neet meno informati

I dati del "Rapporto giovani" dell’Istituto Giuseppe Toniolo: ne ha sentito parlare "vagamente” poco più del 35% dei giovani intervistati, solo il 10% lo conosce bene. La maggioranza ritiene che sia utile fare un’esperienza di impegno civico anche senza compenso in denaro
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ROMA - Molto ben disposti a svolgere un’esperienza di servizio civile, ritenuta potenzialmente utile per sé e per la società, ma pochi conoscono la proposta di quello “universale” messa in cantiere dal Governo Renzi. Sono questi alcuni dei dati salienti che emergono dall’approfondimento del “Rapporto giovani”, promosso dall’Istituto Giuseppe Toniolo, condotto a fine 2014 e presentato oggi a Roma in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dal Sottosegretario con delega al servizio civile, on. Luigi Bobba, e dal prof. Alessandro Rosina, ordinario demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano.

L’indagine ha riguardato in particolare un campione di 1.783 persone ed è rappresentativa su scala nazionale dei giovani tra i 19 e i 30 anni.

“Ben l’80,4% degli intervistati – segnala nella ricerca Rosina -  si dichiara “molto” o “abbastanza” d’accordo con il fatto che per tutti i giovani sia utile fare un’esperienza di impegno civico a favore della propria comunità, anche senza compenso in denaro […]. Ma pochi attualmente conoscono bene il “servizio civile universale” che il Governo progetta di attivare: meno del 10%, e poco più del 35% ne ha sentito parlare vagamente”. 

Per il 96% dei giovani intervistati un’esperienza di questo tipo dovrebbe soprattutto “aiutare i giovani a crescere come persone”, poi “arricchire le competenze utili per la vita sociale e lavorativa” (95%) e incentivare la formazione di “cittadini attivi e intraprendenti” (94,3%). Molto alti, pur venendo dopo, sono anche gli aspetti più rivolti alle ricadute positive della propria azione verso gli altri (“esprimere valori di solidarietà” e “rafforzare il senso di comunità”, rispettivamente al 93.9% e al 92.0%). Risulta invece in secondo piano, almeno rispetto ai precedenti aspetti, quello della remunerazione e del compenso, che comunque raggiunge una percentuale piuttosto elevata l’87.9%. L’aspetto di utilità per il lavoro tende ad essere maggiormente sentita nel Mezzogiorno, anche se, chi considera molto importante avere una remunerazione, è poi la minoranza.

Il maggior valore attribuito al ‘Servizio civile universale’ al Centro e al Sud – sottolinea Rosina - ha riscontro anche sulla propensione a prenderlo in considerazione concretamente: circa il 75% lo consiglierebbe senz’altro ad un amico (si scende di 12 punti percentuali nel Nord) e  dichiara di essere subito disposto a prenderlo in considerazione più della metà dei giovani del Sud contro poco meno di uno su quattro al Nord”. Sono soprattutto gli under25 a manifestare l’interesse più alto. Dalla ricerca emerge che ben pochi sarebbero i giovani “assolutamente non interessati”: l’11% al Nord, il 4% al Centro e 3% al Sud.

Nell’approfondimento un ulteriore focus ha riguardato i “Neet”, ossia quei giovani under35 che non studiano, non lavorano, né sono impegnati nella ricerca di lavoro, destinatari del piano Garanzia Giovani avviato lo scorso anno e che vede tra i suoi filoni di azione proprio il servizio civile. Tuttavia, secondo la ricerca, sono proprio quest’ultimi ad essere meno informati sull’opportunità costituita per loro del servizio civile e dalla proposta di quello “universale”: meno del 5% lo conosce bene, circa la metà rispetto agli altri giovani. 

Ne riconoscono però l’utilità, seppur su livelli minori rispetto ai loro coetanei più impegnati. Per questi giovani, oltre 3 milioni in Italia nel 2014 secondo l’Istat, tra gli aspetti che considerano molto importanti in una eventuale esperienza di servizio civile, emerge il desiderio di essere attivi e l’interesse per strumenti di stimolo alla crescita e all’intraprendenza, oltre che concretamente utili per migliorare competenze spendibili sul mondo del lavoro. “Pur essendo i Neet meno informati rispetto agli altri giovani e un po’ meno convinti della ricchezza in sé dell’impegno sociale, - conclude la ricerca - risultano in ogni caso molto interessati al “servizio civile universale”: rispetto al resto dei giovani sono di più sia quelli che vorrebbero valutare meglio (20,7% contro il 14,1%) sia quelli che manifestano un diretto e immediato interesse (52,6% contro 36,4)”. “L’impressione – afferma Rosina - è che in Italia ci sia una ampia domanda di partecipazione sociale dei giovani che non ha finora trovata adeguati strumenti di valorizzazione, e i dati della ricerca di approfondimento lo confermano ulteriormente”. (FSp)

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