25 ottobre 2013 ore: 15:30
Immigrazione

Si infrange sul muro austriaco la fuga dall’Italia dei rifugiati siriani

Corridoio Nord/1. Da settembre sono raddoppiati al confine viennese i respingimenti a terra dei profughi, intercettati mentre cercavano di raggiungere la Svezia. Parte da Milano il nostro réportage che ripercorre il viaggio dei siriani verso il nord Europa
profughi siriani, donne e bambini in fuga

MILANO – Milano è un'isola persa nel mezzo di un mare d'Europa: una Lampedusa sul continente. Da qui dipanano le rotte verso il nord, sinonimo di salvezza: Germania o Svezia, soprattutto. “In Italia non va bene. Non c'è lavoro, non c'è casa”, dice Usan, uno dei pochissimi siriani che parla inglese tra i 270 ospiti di via Aldini, il centro di accoglienza temporaneo approntato dal Comune di Milano con la onlus Progetto Arca. Fino a quest'estate, attraversare l'Europa, era abbastanza semplice. Da settembre le polizie di Austria, Germania e Francia hanno man mano intensificato i controlli e sono iniziati i primi "respingimenti via terra". Chi viene fermato è costretto a rientrare in Italia. Fino ad agosto venivano respinti dall'Austria in media 150 profughi al mese, a settembre sono stati più del doppio: 350. Dato che treni e autobus sono sempre più sorvegliati, si è ingrossato il mercato dei passeur illegali, “scafisti di terra” che offrono viaggi in auto verso le principali città del nord Europa con prezzi che variano tra gli 800 e i 2mila euro a persona.

box Non c'è da meravigliarsi che i profughi facciano di tutto per raggiungere la Svezia. A Stoccolma, in quattro mesi, un rifugiato con una famiglia a carico ottiene circa 20 mila euro, una casa e un corso di avviamento al lavoro. Tra il 2012 e il 2013 i richiedenti asilo nel Paese scandinavo sono stati 14.700. “La differenza tra Italia e altri Paesi del nord sta nel sistema di accoglienza”, commenta dalla Svezia Lara Olivetti, consulente legale di importanti ong e membro dell'Associazione studi giuridici per l'immigrazione (Asgi).

La legittima aspirazione di lasciare l'Italia s'infrange, però, sul muro della Convenzione di Dublino II. A gennaio andrà in soffitta per l'entrata in vigore del nuovo regolamento, ma il nervo centrale resta ancora scoperto. Il nuovo testo prevede infatti che il primo Paese che accoglie un profugo abbia l'onere di valutare la sua richiesta di asilo. Ed è per questo che i siriani quando sbarcano in Italia si rifiutano di rilasciare le impronte, per essere liberi di poter poi proseguire verso Nord. “Le autorità italiane non dovrebbero permetterlo, altrimenti violano la Convenzione di Dublino”, precisa Olivetti. Nel 2011 con l'"emergenza Nord Africa", il nostro Paese aveva concesso ai profughi (in fuga dalla Libia) un permesso di soggiorno della durata di un anno, valido per espatriare. “Questa volta le autorità europee non permetteranno più all'Italia di adottare un provvedimento del genere, perché non è previsto dalla Convenzione di Dublino”, aggiunge Olivetti. Questa è la legge scritta. Spesso lettera morta rispetto a quanto accade in realtà: “La polizia italiana spesso fotosegnala solo il capofamiglia di un gruppo perché spera che i siriani riescano ad andare altrove", conclude Olivetti". (Lorenzo Bagnoli)

(vedi lancio successivo)

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