14 gennaio 2020 ore: 10:00
Disabilità

Siblings e bullismo: Diana racconta quanto è difficile essere “la figlia sana”

di Chiara Ludovisi
In un video, la sua testimonianza: oggi ha 16 anni e “si vuole bene”, ma da piccola era bersaglio dei bulli, a causa della disabilità della sorella. A darle voce e spazio la  mamma Fabiana Gianni, nel suo blog sul Fatto Quotidiano. “Difficile accettare di non essermi resa conto prima"
Fabiana Gianni con i suoi figli

Fabiana Gianni con i suoi figli

ROMA - “Non provare mai odio e rancore nei confronti dei nostri bulli: io adesso a loro voglio anche bene, perché grazie a loro oggi mi voglio bene e sono fiera di me stessa”: Diana ha 16 anni e oggi racconta la sua storia con il sorriso sulle labbra e la forza negli occhi. E' la storia di una “sibling”, come viene chiamato chi ha un fratello o una sorella con disabilità. Diana ha Diletta, più piccola di lei, con una grave disabilità che ha condizionato enormemente la sua famiglia e la sua vita. A dar voce e spazio a Diana è oggi la mamma, nella doppia veste di genitore e di giornalista: Fabiana Gianni infatti è autrice di un blog su Il fatto quotidiano, dove si definisce “Attivista per i diritti disabili”. Spesso mette a nudo le sue proprie problematiche e vicende, ma questa volta lo tocca uno dei temi più personali, dolorosi e complessi: le fatiche e ile sofferenze affrontate dalla figlia “sana”. E lo fa con l'amara consapevolezza “di non essermi resa in conto in tempo, di non aver capito prima”.

Il suo post include una video intervista raccolta da ScuolaZoo, il portale degli studenti e per gli studenti: Diana racconta come i compagni, fin dalle elementare, l'abbiano presa di mira proprio per la disabilità della sorella: una situazione che è andata peggiorando, fino a esplodere, con l'ingresso alle scuole medie. Qui Diana ha affrontato insulti e violenze, rifugiandosi nel cibo fino a diventare bulimica. Ma solo dopo essere stata minacciata da una compagna armata di taglierino, Diana ha trovato il coraggio di parlare e raccontare tutto alla mamma, che la costrinse a cambiare scuola. Nel nuovo ambiente, il clima era decisamente più positivo: Diana ha trovato supporto e amicizia, ma sopratutto il coraggio per raccontare la sua storia. “Questo mi ha dato la forza di rinascere: ho cambiato che raccontando quello che ho subito ho dato un senso a tutto quello che purtroppo ho dovuto vivere: ho ricominciato a volermi bene, a sorridere e ad essere felice”.

Quella che Diana racconta è una storia comune a tanti siblings come lei: “Non sono fratelli di persone disabili. Sono fratelli e sorelle della disabilità. È molto diverso – scrive la mamma, Fabiana Gianni - Li conosciamo per lo più già adulti. Li conosciamo forti, sorridenti, spesso dediti all’accudimento e alla cura dei fratelli o sorelle disabili. Viceversa non li incontreremmo e non sapremmo mai di quel dolore irrisolto e spesso non affrontato che li ha condotti lontanissimo dalle proprie origini e dalla famiglia. Bambini che fin da piccolissimi sono già grandi perché devono camminare prestissimo per alleggerire il carico del passeggino e della sedia a rotelle. Bambini che sono sempre buoni, bravi e obbedienti perché imparano quella regola dei gesti: quando mamma chiama devo correre o quel fratellino o sorellina potrebbe stare male e forse anche per colpa mia. Bambini eccezionali in classe e disponibili con chiunque li chiami: corrono, questi bambini”.

Sono bambini che “nessuno considera fragili “, osserva ancora Gianni, “sono i figli riusciti bene. Sono i figli fortunati. Sono i figli che abilitano al mondo pseudo-normo-genitori che altrimenti rimangono di serie Z”.

Tutto questo spiega, almeno in parte, perché “quando nacque la mia seconda figlia, non mi resi conto del fragore che la sua salute scatenò nei paraggi della nostra vita”. riflette Fabiana Gianni. E non si accorse, poi, di quanto faticosa fosse anche la vita di quella figlia sana. “Mia figlia Diana, oggi quasi 16 anni, incontra il suo primo inciampo a cinque anni e mezzo, quando in prima elementare viene chiamata per aiutare con la sorella maggiore Diletta che frequenta la quinta. Avevamo fatto prove, progetti, consulenze psicologiche. Era un anno. Sarebbe stata una bellissima esperienza per tutte e due e invece fu l’inizio del baratro in una società impreparata e avvolta ancora in larga parte da tanta presuntuosa ignoranza. Oggi Diana porta la sua storia come testimonianza positiva: ne è uscita e vuole dare una mano a chi vive il dramma e si sente come si è sentita lei. Dopo un suo percorso lungo e doloroso approda tra i giovani a dire la sua. Questa è una giovane sibling. La figlia sana che in troppi hanno assalito, giudicato, criticato”.

Per Fabiana Gianni, “è difficile accettare di non essermi resa in conto in tempo, di non aver capito prima. Non è scontato e se anche io decido di raccontare questo pezzo di storia è perché ritengo fondamentale che tutti troviamo il coraggio di metterci in discussione e vivere nella consapevolezza che i buoni intenti non bastano. L’amore non basta. Serve il coraggio di mostrarsi e di piegarsi al pugno nello stomaco. Perché tutti possano poi stupirsi di come la vita offra sempre la possibilità di cambiare tutto e andare avanti in modo giusto, positivo e costruttivo. La vita vale sempre la pena”.

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