3 dicembre 2009 ore: 12:04
Giustizia

Sicilia, nasce un “carcere senza sbarre” per le detenute con figli

Le prime otto donne con i bambini sotto i 3 anni trasferite all’inizio dell’anno prossimo in due ville confiscate alla mafia a Villarosa (Enna). Lavoreranno a una linea di abbigliamento per l’infanzia
RIMINI – “Mai più bambini nelle carceri italiane”. Con questo obiettivo sta per partire un progetto del movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito che, grazie a una convenzione col ministero di Giustizia, prevede di far uscire 50 donne detenute con i loro figli sotto i tre anni e di dare loro un’opportunità di lavoro e riabilitazione sociale mentre scontano la pena. Le prime otto detenute e i loro bambini saranno trasferite all’inizio del 2010 nella “prigione senza sbarre” di Villarosa, Comune siciliano in provincia di Enna, dove vivranno in due ville confiscate alla mafia. Qui lavoreranno alla creazione di una linea di vestiti per bambini, con i macchinari forniti dall’imprenditrice Marina Salomon, presidente dell’azienda Altana. La struttura detentiva esterna al carcere si trasforma così in un centro di formazione professionale, che vuole offrire alle donne una possibilità di lavoro e in prospettiva di reinserimento, e ai loro figli l’opportunità di crescere in un ambiente diverso da quello penitenziario.

“Sono circa una sessantina in Italia – spiegano infatti i volontari di Rinnovamento – i bambini che vivono in carcere con le loro madri. Ma anche nelle situazioni migliori, come gli istituti di pena dove sono state create delle sezioni nido, il carcere non può essere compatibile con le esigenze di socializzazione e di sviluppo dei più piccoli: sovraffollamento, regole e tempi delle strutture creano nei bambini stati di stress, insonnia, disturbi che ne compromettono la crescita e tensioni che si ripercuotono nel rapporto madre-figlio”. Malgrado una risoluzione del Parlamento europeo (13 marzo 2008) e le leggi italiane sull’assistenza all’esterno dei figli minori delle detenute, è stato quasi impossibile finora applicare queste misure: soprattutto nel caso di donne recidive, in carcere per reati di spaccio e contro il patrimonio.

“Così di fatto – osserva Rinnovamento – ai bambini nei primi anni di vita non è garantita la convivenza nello stato di libertà con la madre detenuta”. Di qui il progetto “Maternità e fraternità nella legalità”: il primo “carcere senza sbarre” in Sicilia è un modello che il movimento spera poi di poter esportare in altre regioni. L’iniziativa è frutto di una convenzione tra la Fondazione Di Vincenzo, braccio operativo di Rinnovamento nello Spirito, il ministero della Giustizia, il Commissariato per i beni confiscati alla mafia, il Comune di Villarosa e la prefettura di Enna. Se ne parlerà tra l’altro dal 5 all’8 dicembre a Rimini, dove si tiene la conferenza nazionale animatori di Rinnovamento: un appuntamento di formazione per 4mila volontari del movimento, e un’occasione per lanciare i progetti sociali di un’organizzazione che conta oltre 200mila aderenti. (vedi lancio successivo) (lb)  
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