26 aprile 2024 ore: 11:22
Società

Sicurezza sul lavoro, Patronato Acli: “Le partite si vincono solo di squadra”

Paolo Ricotti, presidente del Patronato Acli, in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro che si celebrerà il 28 aprile: “Il sistema sanzionatorio non è sufficiente a contenere il fenomeno, soprattutto se i controlli continuano ad essere così pochi. Occorre di più perché la questione è culturale: sono necessari momenti informativi e formativi che coinvolgano i lavoratori in maniera costante nel tempo”
sicurezza sul lavoro

“Gli ultimi incidenti sul lavoro, come quello nel cantiere edile di Firenze e nella centrale idroelettrica di Suviana, non devono solo scoraggiarci ma anzi, farci prendere ancora più consapevolezza che possiamo vincere la sfida contro infortuni e malattie professionali solo facendo squadra con tutti i soggetti coinvolti ad ogni titolo”. Così Paolo Ricotti, presidente del Patronato Acli, in una nota in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro che si celebrerà il 28 aprile.

Il sistema sanzionatorio non è sufficiente a contenere questo fenomeno, - ha continuato Ricotti - soprattutto se i controlli continuano ad essere così pochi, occorre di più perché la questione, come ripetiamo oramai da anni, è culturale: sono necessari momenti informativi e formativi che coinvolgano i lavoratori in maniera costante nel tempo, in quanto non potranno mai essere sufficienti una o poche iniziative formative previste per legge. Ogni volta che ci si avvicina alla giornata mondiale aumentano i commenti rispetto al tema della salute e sicurezza, come anche ogni volta che registriamo una morte sul lavoro, ma poi sembrerebbe quasi impossibile riuscire a realizzare una prevenzione efficace nel nostro paese. Ma davvero è così?”

I dati diffusi da Inail lo scorso febbraio in un dossier che prende in esame l’ultimo quinquennio, sono chiari: dal 2018 al 2022 le denunce con esito mortale in ambito lavorativo sono sempre sopra i 1.000 accadimenti, con un picco di 1.503 nel 2020.  Anche i primi dati disponibili del 2023 riportano 1041 casi, mentre quelli relativi ai primi due mesi del 2024 sono 100, ovvero 5 in più rispetto allo stesso periodo del 2023.
Nello stesso quinquennio, il numero delle denunce di infortunio oscillano in una forbice tra i 640.000 ed i 705.000. In calo, invece, i dati del 2023, che registrano 585.356 denunce. I settori maggiormente colpiti rimangono sempre gli stessi: costruzioni, trasporto e magazzinaggio, sanità, commercio all’ingrosso e al dettaglio, come anche riparazione di autoveicoli e motocicli. Inversione di tendenza nei primi 2 mesi 2024, con un aumento del 7.2%.
Per quanto riguarda invece le malattie professionali il trend registrato nel quinquennio denota un incremento con il dato più alto registrato proprio nel 2022 con 60.744 denunce. Il 2023, nonostante i dati siano ancora provvisori, conferma in modo marcato la tendenza, con 72.754 denunce.  

“Probabilmente ciò deriva anche dal fatto che una maggiore consapevolezza diffusa tra i lavoratori stia consentendo l’emersione del fenomeno. I primi due mesi del 2024 registrano un ulteriore incremento del 35.6%.
Allo stesso tempo possiamo dire che non mancherebbero le risorse economiche per contrastare tali fenomeni, o quantomeno per intervenire nei settori che destano maggiore preoccupazione. Infatti l’Inail ha recentemente dichiarato, anche per il bilancio preventivo 2024, una previsione di avanzo economico pari a 2 miliardi di euro (il consuntivo 2023 ha chiuso con oltre 2 miliardi e 600 milioni di euro di avanzo economico). Molte di queste risorse però sono vincolate per legge e questo comporterà, al 31 dicembre 2024, un saldo di cassa presso la tesoreria dello Stato di poco sopra i 40 miliardi di euro, generati però dai premi assicurativi obbligatori dovuti dai datori di lavoro”.

“Non sarà forse sbagliato l’approccio con cui il nostro paese affronta le questioni della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro? – si chiede Ricotti -. Non si potrebbe utilizzare in maniera strutturale parte di queste risorse? Se infatti è doloroso constatare che si muoia ancora oggi di lavoro e siano così alti i numeri degli infortuni e delle malattie professionali, è sconcertante rilevare che vi siano tante risorse dedicate e provenienti dalle aziende che non vengono utilizzate. Davvero si può pensare che sia possibile contenere tali fenomeni con provvedimenti tampone dettati dal momento emergenziale, come quello di Firenze, e non dall’individuazione di strategie strutturali? Lo ripetiamo, occorre un cambio radicale, bisogna investire in cultura della sicurezza, a partire dalle scuole e non solo sui posti di lavoro: dopo la stagione in cui abbiamo portato internet e inglese nelle scuole, non è forse ora di portarvi la cultura della sicurezza e della prevenzione?”.
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