Siria, 6 milioni di sfollati: “Situazione drammatica, acqua e carburante armi di negoziazione”
BOLOGNA - Zuppa di foglie e acqua. Per un mese, i cittadini di Madaya, il villaggio siriano assediato da Assad sulle montagne vicino al confine con il Libano si sono nutriti così: foglie, fiori fatti crescere nei vasi di casa. Una morte al rallentatore, hanno detto. L’Unicef ha riscontrato casi di gravissima malnutrizione tra i civili, soprattutto tra i bambini: fino a quando, due settimane fa, le parti in causa hanno acconsentito, grazie anche all’intervento delle Nazioni Unite, al rientro di aiuti umanitari. “Tanti villaggi isolati o assediati vertono in condizioni simili a quelle di Madaya – spiega Erica Beuzer, cooperante della ong bolognese Gvc, che da anni lavora in Medio Oriente –. Reperire gli alimenti talvolta è quasi impossibile, così quel poco che c’è raggiunge prezzi esorbitanti”. Un esempio? Un chilo di farina costa 100 dollari: uno stipendio mensile siriano, in media, è di 200 dollari.
- “Quello che sta succedendo è che le forze governative stanno riguadagnando terreno – continua –. Per questo, al momento, siamo impegnati a intercettare le esigenze primarie nelle zone che poco alla volta stanno uscendo dal conflitto”. Non si dimentichi, infatti, che se secondo l’Unhcr i rifugiati siriani sono quasi 5 milioni, mentre 13 milioni di persone in Siria sono in balia delle parti in guerra che, “in aperta violazione delle risoluzioni Onu e delle leggi internazionali, continuano ad attaccare la popolazione civile e a distruggere case, scuole, ospedali e supermercati”: si contano oltre 6 milioni di sfollati.
Beuzer, che ad Aleppo è stata ad agosto, pochi giorni fa è rientrata da Damasco: “Una città quasi non illuminata, che funziona con i generatori. Generatori per le scuole, per i centri salute, per le attività commerciali”. E dopo 5 anni di guerra, spiega, anche le zone considerate ‘soft’, quelle dove i cooperanti possono muoversi, sono in condizioni drammatiche: ovunque vige il razionamento di acqua, energia elettrica e carburante. “L’acqua e il carburante sono armi di negoziazione. Il pozzo che rifornisce Aleppo, per esempio, è nelle mani di diverse forze nemiche, che aprono e chiudono i rifornimenti in base alle loro necessità ‘diplomatiche’. Spesso ci sono interruzioni anche di un mese: come Gvc sosteniamo la popolazione nella costruzione di pozzi di emergenza, presso i quali rifornirsi in caso di necessità”.
Gvc ad Aleppo c’è dal 2011, da prima della guerra (“a torto si parla di crisi”, specifica la cooperante), impegnata nell’inclusione dei rifugiati iracheni che allora cercavano riparo in Siria (300 mila persone). “Da allora lavoriamo per garantire acqua e igiene ambientale. Le condizioni di smaltimento acque e rifiuti sono spesso terribili: cerchiamo di evitare contaminazioni, di mantenere e riabilitare i network idrici; di riabilitare le scuole e sostenerle”. Perché oggi, lo Stato mediorientale, è altamente frammentato: “Ci sono tante ‘Sirie’, aree contese lungo la linea del fuoco, aree sotto assedio da tempo. La linea del fronte continua a spostarsi, e noi con lei”. E le famiglie siriane, naturalmente, a seconda delle dinamiche del conflitto migrano in zone considerate più sicure: di conseguenza, ci sono scuole che prima della guerra accoglievano mille studenti, e che oggi sono chiamate a istruirne 2 mila: “Diamo supporto agli insegnanti, procuriamo il materiale educativo. Tutti vogliamo che i piccoli siriani proseguano i loro percorsi scolastici, per continuare a sperare in un futuro in patria o all’estero”.
La Siria, sottolinea Beuzer, è un Paese che prima della guerra aveva uno stato di benessere simile a quello italiano: una struttura forte, profonde radici culturali: “La propensione allo studio, alla ricerca, alla cultura dei siriani continua a ravvisarsi: lo dimostra il fatto che, dove è possibile, le scuole sono aperte, anche nelle zone controllate dagli oppositori di Assad. Naturalmente, non tutti i programmi scolastici sono uguali, per questo ci auguriamo una fine rapida e positiva del conflitto”.
Intanto, parte dello staff di Gvc è a Londra per la conferenza ‘Supporting Syria and the Region’, una riunione tra ong, aziende e governi per cercare una via d’uscita congiunta dal conflitto. E proprio dalla capitale inglese la cancelliera Angela Merkel ha annunciato un pacchetto di aiuti da 2,3 miliardi di euro per fronteggiare la crisi siriana, mentre il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha annunciato che l’Italia annuncia stanzierà “400 milioni di dollari nei prossimi tre anni: 150 milioni di dono, 200 milioni di ‘soft loans’ (prestiti senza interessi o con interessi minimi, ndr), e 50 milioni di cancellazione del debito in particolare a Giordania e Libano”. Gentiloni ha aggiunto che poco meno di 150 milioni saranno erogati nel 2016 e che le donazioni sono destinate ad aiuti umanitari immediati: “Per l’Italia la portata di questa promessa è straordinaria”. (Ambra Notari)